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Da Pasolini a Fitzgerald, quando i grandi letterati sono atleti mancati

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 16-11-2014 - Ore 19:50

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Da Pasolini a Fitzgerald, quando i grandi letterati sono atleti mancati

Si scrive grande scrittore, si legge atleta mancato . E’ questo il legame, se vogliamo anche consequenziale e logico, di molti grandi uomini che hanno fatto la storia della letteratura mondiale. Il loro rapporto con lo sport va oltre il semplice sfogo  di un puro praticante occasionale, ma penetra alle radici delle loro vite, talmente recondite da rappresentare virtù e sentimenti nella loro interezza. E forse alcuni di loro avrebbero pensato addirittura di cimentarsi a tempo pieno in questa passione chiamata sport, se non fosse accaduto un caso fortuito, un segno del destino, che cambiò le loro vite, portando i loro nomi nell’Olimpo immortale della letteratura.

PASOLINI «Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro». Come non cominciare da un simbolo della letteratura nostrana? Pier Paolo Pasolini amava il calcio come spettacolo sublime e massima esaltazione della gioia di vivere. Il poliedrico genio bolognese giocava nel ruolo di ala destra e si divertiva a calcio nei campetti di quartiere. Prima in Friuli, sul campo della squadra locale di Casarsa, e poi in ogni luogo dove andasse. Forte fu anche il suo legame con la squadra dei suoi sogni, il mitico Bologna anni ’60 “che tremare il mondo fa”. E quando si pensa al Pasolini atleta non si può che ricordare queste sue parole:

“«I pomeriggi che ho passato a giocare a pallone sui Prati di Caprara 
(giocavo anche sei-sette ore di seguito, ininterrottamente: ala destra, allora, e i miei amici, 
qualche anno dopo, mi avrebbero chiamato lo “Stukas”: ricordo dolce bieco) 
sono stati indubbiamente i più belli della mia vita. Mi viene quasi un nodo alla gola, 
se ci penso. Allora, il Bologna era il Bologna più potente della sua storia: 
quello di Biavati e Sansone, di Reguzzoni e Andreolo (il re del campo), 
di Marchesi, di Fedullo e Pagotto. Non ho mai visto niente di più bello 
degli scambi tra Biavati e Sansone (Reguzzoni è stato un po’ ripreso da Pascutti). 
Che domeniche allo stadio Comunale!».

CAMUS - Giovane, imberbe e aitante, Albert Camus ha sempre rappresentato l’impronta più evidente del calcio nella letteratura e della letteratura nel calcio. “Tutto quello che so sulla moralità e sui doveri degli uomini, lo devo al calcio” la frase famosa che pronunciò una volta. Ma quella bella gioventù e quella forma fisica smagliante, che gli consentirono di giocare come portiere al suo sport preferito, vennero meno molto presto. A soli 18 anni Camus si  ammalò di tubercolosi e dovette smettere. Fu una grande delusione per lui non poter più indossare i guanti da portiere, ma il futuro gli riservò “l’onore” di scrivere i suoi sentimenti su una pagina, attività che ben presto lo rese celebre. E poi dal calcio apprese un insegnamento che, come dice lui stesso, gli servì molto: “Ho capito subito che la palla non arriva mai da dove te l’aspetti. Mi è servito più tardi nella vita, soprattutto a Parigi, dove non ci si può fidare di nessuno”.

FITZGERALD - Un altro atleta mancato è lo scrittore statunitense Francis Scott Fitzgerald, autore tra le tante opere anche de Il grande Gatsby. Fu un grande amante dello sport, in particolare del football americano, ma non disdegnò neanche il golf e il nuoto. I suoi sogni adolescenziali erano quelli di diventare un giocatore professionista di football, ma le vicissitudini capitategli sulla strada lo portarono a dedicarsi alla letteratura. Non per questo però abbandonò la sua passione sportiva. Ecco perché la raccolta Fuori dai giochi si fa carico di quest’impronta simboleggiante l’anima viva del Fitzgerald sportivo. Una poesia su tutte, chiamata guarda caso “Football” rende esplicito questo forte legame:

Now they’re ready, now they’re waiting, 
Now he’s going to place the ball. 
There, you hear the referee’s whistle, 
As of old the baton’s fall. 
See him crouching. Yes, he’s got it; 
Now he’s off around the end. 
Will the interference save him? 
Will the charging line now bend? 
Good he’free; no, see that halfback 
Gaining up behind him slow. 
Crash! they’re down; he threw him nicely,— 
Classy tackle, hard and low. 
Watch that line, now crouching waiting, 
In their jerseys white and black; 
Now they’re off and charging, making 
Passage for the plunging back. 
Buck your fiercest, run your fastest, 
Let the straight arm do the rest. 
Oh, they got him; never mind, though, 
He could only do his best. 
What is this? A new formation. 
Look! their end acts like an ass. 
See, he’s beckoning for assistance, 
Maybe it’s a forward pass. 
Yes, the ball is shot to fullback, 
He, as calmly as you please, 
Gets it, throws it to the end; he 
Pulls the pigskin down with ease. 
Now they’ve got him. No, they haven’t. 
See him straight-arm all those fools. 
Look, he’s clear. Oh, gee! don’t stumble. 
Faster, faster, for the school. 
There’s the goal, now right before you, 
Ten yards, five yards, bless your name! 
Oh! you Newman, 1911, 
You know how to play the game.

GLI ALTRI - Dietro questi mostri sacri della letteratura ci sono tanti altri scrittori che hanno avuto un’incredibile passione per lo sport. Haruki Murakami, per esempio, è l’autore de L’arte di correre, il libro che ha reso noto al pubblico il suo grande amore: la corsa.”La maggior parte di quello che so dello scrivere l’ho imparato attraverso l’esercizio della corsa tutti i giorni” dice lo scrittore giapponese, parafrasando in parte Camus. Appassionata, insolitamente aggiungiamo noi, della boxe è invece la scrittrice statunitense Katherine Dunn, diventata la prima giornalista americana in assoluto a specializzarsi in questo sport. E poi, tornando al calcio, i nomi sarebbero troppi per essere citati brevemente, ma è impossibile non ricordare l’amore per il pallone scoccato in ritardo di Umberto Saba, quando un giorno accompagnò la figlia a vedere una partita della Triestina e rimase affascinato dal calore e dalla passione travolgente di questo sport.

Insomma, molti grandi scrittori sono degli atleti mancati. Chissà cosa sarebbe successo se il corso degli eventi fosse andato diversamente. Tutto sommato però quello che è successo non ci dispiace. Sport nella letteratura, letteratura nello sport, un legame indissolubile.

 

 

 

Fonte: Maidirecalcio.com

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