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PRANDELLI: "La gomitata di Chiellini a Pjanic? Non cambio idea, molti hanno in mente sempre e solo il proprio club"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 27-05-2014 - Ore 18:35

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PRANDELLI:

C’è chi gioca al Fantacalcio, noi abbiamo il passatempo del Fantacasa. Quando siamo in un posto, ospiti di una villa, al ristorante, in albergo, cominciamo a sognare come lo potremmo trasformare. Qui una lampada di... Là delle tende leggere. Lì invece sbaracchiamo tutto e mettiamo solo una libreria... Andiamo avanti così per ore, a nostro gusto». Lui è Cesare Prandelli, il ct della Nazionale. Lei è Novella Benini, la sua compagna. Per Vanity Fair, che li mette in copertina sul numero in edicola da mercoledì 28 maggio, hanno posato per la prima volta insieme. 

E insieme partiranno per il Brasile. 

«Almeno con Novella posso staccare la spina. Anche se certi suoi commenti sul calcio sono interessanti. L’ambiente del pallone ha gli occhi stanchi, così immerso nei suoi stereotipi, ragiona per schemi. Noi ci concentriamo sull’aspetto tecnico mentre lei se ne esce con: “Quel giocatore mi sembra possa dare sicurezza”». 

Su Twitter le hanno dedicato un hashtag – #veritaprandelliane – per sfotterla sulla mancata applicazione del codice etico a Giorgio Chiellini dopo la gomitata a Pjanic nell’ultima Roma-Juventus. Il giudice sportivo l’ha squalificato per tre giornate, lei invece l’ha convocato.
 

«Guardo solo la maglia azzurra, troppi invece hanno sempre e solo in mente i colori del proprio club. E su Chiellini non cambio idea: non è stato un gesto violento, ma un blocco di gioco. Chissà quanti di quei tweet arrivavano da Roma? Quando Balotelli giocava in Inghilterra fece un fallo e fu squalificato per due giornate. Per me non era violento. E lo convocai. Tutti zitti, nessuna polemica sul codice». 

Lei tifa per Matteo Renzi, vero?

«Sì, e anche Novella. L’ho detto in tempi non sospetti. Ho visto la sua sensibilità all’opera a Firenze. Prima che un politico, è una brava persona. Ora che è premier ne sono ancora più convinto». 

Contro la violenza negli stadi vorrebbe leggi più severe?

«No. Anzi, toglierei tornelli e barriere. Credo che le armi giuste contro i violenti siano lo sdegno e il recupero del senso civico». 

Ci sarà qualcosa che non sopporta di Novella.

«Succo di cavolo nero e cetrioli di prima mattina. Una schifezza che cerca da tempo di farmi ingurgitare. Dice che fa bene alla pelle. Alla sua, forse: della mia non mi interessa molto». 

Un giorno diventerà sua moglie? 

«Viviamo insieme, non abbiamo mai parlato di matrimonio». 

Dieci anni fa, quando la malattia di sua moglie Manuela – scomparsa nel 2007 – si aggravò, lei lasciò la panchina della Roma e il calcio per starle vicino.

«Non sono un eroe. Quanti mariti vorrebbero fare lo stesso, ma le condizioni economiche non glielo permettono? Sono stato fortunato a viverla fino in fondo».

Com’è riuscito a ricominciare?

«Non ho avuto paura di rivivere qualcosa di importante. Far finta di non percepire l’amore non fa per me: ti batte il cuore forte, e pensi solo a proteggere quell’emozione... Noi siamo una famiglia. Bonaccorso, il figlio di Novella, che ha 10 anni, è come se avesse due padri. I rapporti con il suo ex marito e con la nuova compagna sono ottimi. I miei figli Nicolò e Carolina hanno compreso, perché abbiamo aspettato che tutti avessero il tempo di apprezzare questo nostro sentimento. E lo condividiamo con loro il più possibile». 

Un regalo che ha ricevuto da lei?

«Quando ha compiuto quarant’anni, è andata in un centro per smettere di fumare. E ci ha portato anche me». 

Siete un coppia che va anche a fare la spesa al supermercato? 

«Se promette di non lasciarmi solo. È una rovina: non so dire di no a selfie e foto coi tifosi». 

E che cosa finisce nel carrello?

«Lei fa la salutista, vorrebbe essere vegana e poi davanti al foie gras si tuffa. Io non resisto al salame».

L'intervista completa (con il servizio fotografico) sul numero 21 di Vanity Fair in edicola da mercoledì 28 maggio 2014.

Fonte: VanityFair.it

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