Breaking News

Prandelli: "Più spazio alla Nazionale, per il bene di tutti"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 23-11-2013 - Ore 11:39

|
Prandelli:

Cesare Prandelli, CT della Nazionale italiana, in un’intervista a La Gazzetta dello Sport, si pronuncia rispetto a diversi tasti dolenti presenti nella squadra del “bel paese”, a cominciare dalla necessità di valorizzare i settori giovanili, e dal famoso e, nel nostro caso, calzante detto “la base c’è, ma non si applica”:

 "L’Italia ha grandissime potenzialità, ma dobbiamo darci delle regole, degli obiettivi, dobbiamo rimetterci in carreggiata. Non aspettiamo più, seminiamo. Senza gelosie, senza pensare al proprio orticello. Seminiamo e riflettiamo sul fatto che il raccolto sarà per tutti". 





Per quanto riguarda l’aspetto economico e i costi che comporta la formazione dei campioni:

"Di solito gli italiani le idee le hanno sempre avute. Negli ultimi anni sono mancate. Se non hai il denaro per comprarti i campioni, allora te li devi creare in casa. Ecco perché batto il tasto dei settori giovanili. È lì che bisogna investire. I risultati delle nostre nazionali lo dimostrano: finale agli Europei Under 21 e Under 17. Come? Abbiamo pensato che solo attraverso l’esperienza diretta i nostri giovani potessero crescere, così abbiamo organizzato stage, amichevoli con realtà di spessore, cercando di capire come si sta evolvendo il calcio europeo. Purtroppo noi italiani vogliamo illuderci di essere ancora i migliori, ma non lo siamo. Possiamo competere con i migliori, a patto che ci siano organizzazione, fantasia, rigidità negli obiettivi da raggiungere, programmazione". 



 Ma il lato probabilmente più interessante e delicato è la scarsa esperienza a livello internazionale dei giocatori azzurri. 

"Il problema non è mio ma del calcio italiano, della sua immagine nel mondo. Quando ci presenteremo in Brasile e risuonerà l’inno di Mameli, non bisognerà lamentarsi della scarsa esperienza internazionale degli azzurri. Basta andare a vedere le performance delle nostre squadre in Champions negli ultimi anni. Tutti i c.t. vorrebbero allenare una nazionale in cui raccogliere i giocatori che fanno esperienza con i rispettivi club e la trasmettono al gruppo. Nel mio caso è avvenuto il contrario. Ho dovuto convocare ben più di 60 giocatori perché ne vedo pochi misurarsi in Europa. È stata l’Italia ad arricchire il bagaglio dei giocatori. Eppure non ha lo spazio che merita. Il Brasile ha preparato e vinto la Confederations Cup dando la priorità alla Seleçao, i club venivano dopo. Da noi, l’anno scorso, è stata programmata la Supercoppa a Pechino quattro giorni prima di un’amichevole fissata in una data Fifa. Basterebbe poco per dare spazio e importanza alla Nazionale, per il bene di tutti".

 “In Italia il problema della violenza non è risolto: i tifosi vanno allo stadio carichi di violenza fisica e verbale. Ma è nell’aria, lo si vede ai semafori per le strade della città”. E conclude: “All’estero le partite si vivono con uno spirito completamente diverso, il contesto aiuta a giocare meglio. Qui è sempre la partita della vita”. 

 

Fonte: La Gazzetta dello Sport

commentiLascia un commento

Nome:  

Invia commento

chiudi popup Damicom