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Il karma dell’aggiustatore

condividi su facebook condividi su twitter Di: Matteo Luciani 24-04-2019 - Ore 17:00

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Il karma dell’aggiustatore

INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – “Ognuno di noi ha un karma, il mio evidentemente è quello dell’aggiustatore”: parlava così in conferenza stampa Claudio Ranieri nel settembre del 2011, quando venne chiamato dall’allora presidente dell’Inter Massimo Moratti per risolvere una situazione assai problematica in casa nerazzurra, dopo il pessimo avvio di stagione con Gian Piero Gasperini al timone della squadra meneghina. Non una novità per il mister testaccino, come testimoniato dalle sue sincere dichiarazioni, anzi.

In tal senso, la Roma di oggi, che soltanto qualche giorni fa, casi del destino proprio contro l’Inter in quel di San Siro, si è confermata finalmente una ‘squadra’ nel vero senso del termine, appare fulgido esempio di ciò che ha spesso rappresentato colui che oggi la guida in panchina: unione d’intenti, grinta, motivazione e spirito di sacrificio. Lo spettacolo? Soltanto un aspetto accessorio.

Ranieri è tornato nella Capitale da poco più di quaranta giorni, eppure già sembra essere riuscito ad ‘aggiustare’ molte delle situazioni che con l’ex allenatore Eusebio Di Francesco avevano preso una piega disastrosa.

Esattamente in linea con il suo ‘karma’, a partire da quell’8 marzo in cui è stato ufficializzata la sua seconda esperienza in giallorosso come tecnico, l’ex Leicester ha cercato subito di puntare sulla compattezza del proprio undici in campo; non più pressione alta e aggressione costante nei confronti dell’avversario di turno, ma attendismo, “difesa della propria porta come se fosse vostra madre” (per dirla alla Carlos Bianchi) e spazio all’estro degli attaccanti in fase offensiva. Una ricetta semplice e finora redditizia, se è vero che la Roma, complice anche un ruolino di marcia tutt’altro che spedito delle dirette avversarie, può continuare a credere con fondate speranze nel quarto posto che significherebbe accesso diretto alla Champions League del prossimo anno, ma soprattutto soldi freschi per le malandate casse societarie.

Sull’efficacia del mister di San Saba nel ruolo ad interim per il quale è stato voluto in primis da Francesco Totti, non vi erano grossi dubbi; come avvenuto nel corso della sua prima esperienza a Trigoria, semmai, il problema con Claudio Ranieri può sorgere in un secondo momento, ovvero quando c’è necessità di ‘costruire’ e non più di ‘aggiustare’. Anche in questo caso, sono le varie esperienze vissute in carriera a parlare per il tecnico.

In primis per tale motivo, probabilmente, la conferma di Ranieri in giallorosso pure per la prossima stagione sportiva sembra essere opzione assai lontana dai piani societari. Impossibile dimenticare la differenza tra la Roma 2009/2010, presa in corsa da Ranieri e arrivata a un passo da un clamoroso scudetto al cospetto della super Inter del ‘Triplete’ di Josè Mourinho e quella dell’annata seguente: una squadra eccessivamente votata alla difesa (“Abbiamo rispolverato il catenaccio. Non abbiamo giocato a pallone, non abbiamo mai tirato in porta, abbiamo pensato solo a difenderci, sempre con dieci uomini sotto la palla. Giocando in questa maniera, francamente sarà difficile vincere le partite”, affermò uno stizzito capitan Totti dopo una pessima figura rimediata in Champions League a Monaco contro il Bayern) e con poche idee per far male agli avversari, soprattutto su palcoscenici di livello.

Il ‘karma’ del costruttore, evidentemente, non fa per mister Ranieri, che anche in altre circostanze si è trovato in difficoltà quando si è trattato di impostare un progetto partendo da zero.

Nell’estate del 2003, ad esempio, l’allenatore romano viene confermato al proprio posto e diventa quindi il primo tecnico dell’era Abramovich al Chelsea. Il russo si attende richieste esose per i migliori calciatori al mondo al fine di migliorare l’organico e invece arrivano: campioni in difficoltà, come Veròn, reduce da una pessima esperienza al Manchester United e Crespo, ‘dismesso’ dall’Inter dopo una sola stagione; promesse poi disattese, quali Mutu, Joe Cole, Duff, Johnson; giocatori assolutamente normali, rispondenti ai nomi di Geremi, Bridge, Parker e Smertin. Il risultato è un buon secondo posto finale in Premier e la semifinale di Champions, ma anche l’addio a fine anno. Abramovich sceglie di puntare sull’allora emergente Mourinho per vincere e la storia avrebbe poi sentenziato che il petroliere ci aveva visto lungo. Nelle due stagioni e mezza vissute a Londra prima dell’avvento del presidente russo, invece, Ranieri aveva ottenuto risultati assolutamente positivi (piazzamenti europei), considerando le pessime condizioni economiche in cui versavano i Blues; da lì nacque il soprannome di “tinkerman” (o “tinkerer”), traducibile in italiano come “colui che sa riparare con pochi mezzi a disposizione”.

Pochi mesi dopo l’addio alla Premier, Ranieri torna a Valencia. Viene scelto dai bianconeri sin dall’estate e per la sua squadra, il tecnico punta soprattutto sui connazionali Fiore, Corradi e Moretti: un altro buco nell’acqua. A fine febbraio, Ranieri viene esonerato.

Diversa la storia (da subentrato) a Parma tra febbraio e maggio del 2007. Chiamato in una situazione ampiamente compromessa, l’allenatore testaccino riesce a salvare miracolosamente gli emiliani, collezionando la bellezza di 27 punti in 16 partite.

Arriva, così, la chiamata della prima Juventus post Calciopoli nella massima serie. I bianconeri hanno bisogno di un tecnico affidabile, un uomo senza troppi fronzoli e Claudio Ranieri pare proprio l’identikit perfetto. In effetti, alla fine arriva un ottimo terzo posto per i torinesi. Grossi problemi sorgono tuttavia nuovamente durante la costruzione della squadra per l’annata seguente: la Juventus sceglie di riversare molti milioni di euro sull’acquisto del bomber Amauri, che ha vissuto una stagione pazzesca a Palermo e Ranieri, per potersi permettere il ‘tridente pesante’ Del Piero-Trezeguet-Amauri, porta all’ombra della Mole il centrocampista danese Poulsen in luogo di Xabi Alonso. Un errore madornale, anche se poi lo stesso Ranieri affermò in seguito che non fu sua la responsabilità della scelta che fece iniziare la crisi tra il tecnico e la società degli Agnelli. Finisce con stracci che volano e l’esonero dell’allenatore a due giornate dalla fine del campionato, con una nuova qualificazione in Champions in tasca: un gesto non proprio da ‘stile Juventus’.

Dopo il primo avvento alla Roma tra alti e bassi, come detto, per Ranieri c’è l’Inter. L’ex Chelsea inizialmente conferma le sue ottime doti da ‘aggiustatore’, con la formazione milanese che inizia a volare in classifica; tuttavia, dopo le cessioni di Thiago Motta e Coutinho a gennaio del 2012, arrivano il naufragio e l’esonero.

Pochi mesi dopo, l’infaticabile mister Ranieri è a Montecarlo per risollevare le sorti della compagine del Principato, finita in Ligue 2 (la Serie B francese). Il “tinkerman” non tradisce: arriva subito la promozione e la ricca proprietà russa lo conferma anche per la stagione seguente. Un mercato sontuoso porta a Montecarlo il bomber Falcao e James Rodriguez. La squadra viene migliorata anche in altri reparti e Ranieri termina il campionato unicamente alle spalle del Psg ultramilionario. Il piazzamento è ottimo, ma la proprietà vorrebbe più spettacolo e qualche trofeo: ecco allora il congedo da Ranieri e l’avvento del portoghese Jardim, che riuscirà poi a portare i biancorossi sul tetto di Francia grazie al suo calcio assai propositivo.

Dopo una fugace esperienza con la nazionale greca, ecco il capolavoro autentico: la Premier vinta con il Leicester. Il 13 luglio del 2015 Claudio Ranieri viene annunciato (in fretta e furia) come nuovo tecnico delle Foxes. Il contesto è difficilissimo, ma è quello che in realtà meglio si addice a un “tinkerer”: l’ex allenatore del Leicester, Nigel Pearson, dopo una salvezza clamorosa conquistata nelle ultime giornate della precedente stagione, viene allontanato per un brutto caso riguardante il proprio figlio, a sua volta tesserato delle Foxes. Fatto sta che a inizio luglio, con l’avvio della Premier League 2015/2016 alle porte, il Leicester si trova senza guida tecnica e letteralmente ‘corre ai ripari’ con Ranieri, un usato sicuro per centrare una nuova salvezza.

Come andrà a finire lo sappiamo tutti: Claudio Ranieri e i suoi uomini scrivono probabilmente la pagina più bella nell’immaginario libro sulla storia del calcio.

Pure in questo caso, i problemi nascono quando si va a progettare la stagione post ‘sbornia’. Per riconoscenza, Ranieri punta forte sul blocco, ormai però senza più fame, dell’annata precedente. Un paio di uscite, altrettante entrate e nulla di più. Il binomio Ranieri-Leicester si esaurisce a febbraio del 2017, dopo un percorso assai altalenante sia in campionato sia in Champions League.

Una nuova avventura è comunque all’orizzonte. Ranieri torna in Francia, precisamente al Nantes. I gialloverdi raggiungono un accordo biennale con il tecnico di San Saba, che al primo anno sfiora un’incredibile qualificazione in Europa League. Sembra ci siano tutti i presupposti per andare avanti insieme, ma alla fine le strade del Nantes e di Ranieri si separano dopo soltanto una stagione per divergenze sui progetti futuri. Sempre loro.

Si arriva ai giorni nostri. Claudio Ranieri effettua il suo terzo ritorno in Premier per cercare di salvare un Fulham in condizioni disperate e confermare la propria fama di ‘tinkerman’. Va male. Dopo sedici partite e con soltanto tre vittorie all’attivo, l’allenatore viene sollevato dall’incarico.

Il ‘karma’, però, evidentemente non tradisce e da ‘aggiustare’ c’è ancora una volta la squadra del cuore, la ‘sua’ Roma. Come affermato dallo stesso Ranieri nei primi giorni del suo nuovo mandato a Trigoria: “Ho accettato a certe condizioni soltanto perché si tratta della squadra di cui sono tifoso da sempre”.

Qualora riuscisse nell’ennesimo miracolo sportivo, ovvero condurre la formazione giallorossa ad una qualificazione in Champions che fino a poche settimane fa pareva solamente un miraggio, Claudio Ranieri meriterebbe di diritto la possibilità di giocarsi quella coppa da mister della Roma.

Occhio, però, a quel mancato karma da ‘pianificatore’…

Fonte: INSIDEROMA.COM - MATTEO LUCIANI

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