Repice a Insideroma: "La Roma sarà protagonista per la corsa Scudetto, ma deve giocare più semplice. Mi piacerebbe vedere il 4-4-2. La Nazionale? Pellè può trascinarla"

Queste prime nove partite tra campionato e coppe ci permetteno già di fare delle considerazioni sull'avvio di stagione giallorosso. Le abbiamo fatte con Francesco Repice, voce di punta della trasmissione Rai "Tutto il calcio minuto per minuto", che ci accompagna da anni ormai nelle emozioni dei match più importanti con la sue radiocronache avvolgenti. Queste le sue parole rilasciate a Insideroma.com:
Francesco, questo avvio di stagione suggerisce che il campionato quest'anno non abbia padroni. E' veramente così?
"La Fiorentina è in testa al campionato, ma non la considero una sorpresa. E' una squadra che da anni sta facendo bene, ottenendo sempre ottimi piazzamenti. Il livello tecnico generale della Serie A si è alzato molto, ma sono convinto che lo scudetto rimarrà una lotta fra le squadre che si sono date battaglia negli ultimi anni, cioè Juventus e Roma. Mi aspetto che i bianconeri risaliranno presto nelle primissime posizioni. I giallorossi sono sempre più attrezzati e diranno la loro".
La Roma soffre di risultati terribilmente altalenanti. Dopo la bruttissima prestazione di Borisov è arrivata una vittoria convincente a Palermo, dove i giallorossi sono sembrati più liberi di fare il proprio gioco. Questo vuol dire che Garcia non deve imbrigliare la squadra di troppi tatticismi?
"Innanzitutto è giusto dare merito a Garcia di questi anni passati, quando ha portato la Roma al vertice dopo anni di anonimato. Sono convinto sempre però che la Roma abbia bisogno di un gioco semplice, senza troppi tatticismi. Il modulo 4-3-3 con tre attaccanti puri secondo me non funziona, non ha i giocatori per farlo. Lo abbiamo visto a Borisov, dove i tre terminali d'attacco non sapevano interagire tra loro con la giusta intesa. Il 4-4-2 è quello che dà più garanzie, con due punte forti, magari Iago Falque e Florenzi a fare da esterni, altri due centrocampisti centrali e due centrali di difesa protetti da altrettanti terzini. Questa sarebbe la forma più semplice e allo stesso tempo efficace per i giallorossi".
Sugli scudi ultimamente c'è Miralem Pjanic, che a Palermo ha ricoperto con successo il ruolo di regista. Una posizione provvisoria causa le tante assenze oppure la regia può essere il suo futuro?
" Pjanic è un giocatore che non va ingabbiato in costrizioni tattiche, deve essere libero di svariare nel ruolo che più gli piace e compete. Può giocare dovunque, ma devi consentirgli di giocare a briglie sciolte, senza troppi vincoli".
Il mercato giallorosso è stato adeguato alle esigenze della stagione?
"Abbiamo una visione troppo limitata del calciomercato. Non è una vera e propria campagna di rafforzamento come la consideriamo noi. Le società fanno mercato in base alle proprie esigenze finanziarie, ai propri guadagni. Gli investimenti nei giocatori sono spesso fatti per la necessità di avere un valore finanziario, più che tecnico. Ad esempio, comprare un giocatore per poi rivenderlo l'anno dopo ad una cifra superiore ottenendo così una plusvalenza. La Roma è una delle tante squadre che fa questo ma è del tutto normale nel calcio d'oggi. Penso che però siano arrivati grandi calciatori quest'anno".
Qual è stato l'acquisto migliore?
"Dzeko senza dubbio. Sono sicuro che sarà determinante per la stagione della Roma".
Quale elemento sta dimostrando di essere essenziale per questa Roma? Gervinho sembra tornato la mina vagante del primo anno...
"Mi spiace dirlo, ma considero giocatore essenziale Strootman, che purtroppo in campo ancora non si vede. E' un giocatore di un carattere e di una qualità di dimensioni europee. Spero torni al più presto. Gervinho secondo me non lo è. Rimane una mina vagante e forse è proprio questo il suo problema: deve essere più costante. Sta facendo ottime prestazioni così come il primo anno, ma per fare il salto di qualità devi essere continuo nelle grandi prestazioni".
Capitolo Nazionale. In questo momento ti stai recando in Azerbaigian, per commentare la partita che, con una vittoria, potrebbe qualificare l'Italia a Euro2016. Come giudichi il lavoro svolto fin qui dal ct Conte?
"Antonio Conte sta svolgendo un lavoro fondamentale con l'Italia, che non dimentichiamoci porta sul petto quattro stelle, cioè i mondiali vinti nella sua storia, che la portano a essere tra le prime cinque nazionali più forti del mondo. Perdere una sola partita e portare tutti risultati positivi con questa squadra attuale è un miracolo, più che un successo. La Nazionale non ha più la qualità di una volta, ma il suo lavoro l'ha resa molto competitiva. Infatti non mi stupirei se Conte, dopo questo Europeo, firmasse per un top club".
Gli Azzurri hanno sempre designato, sia dal punto vista tecnico che da quello mediatico, un leader trascinatore come punto di riferimento per Mondiali e Europei. Per Brasile 2014 era stato scelto Balotelli, che poi però ha deluso le aspettative. Chi è o chi potrebbe essere quello di adesso?
"Direi Pellè. E' l'esatto contrario di Balotelli. E' umile, si sacrifica per la squadra e, cosa più importante segna una raffica gol. Pellè si sta confermando con il Southampton nella Premier League, il campionato più duro d'Europa. E' un centravanti tuttofare, ha grandi mezzi tecnici, gioca benissimo di sponda, è bravo nel gioco aereo. Potrà essere grande protagonista all'Europeo".
Damiano Tommasi, ex centrocampista e ora presidente dell'AssoCalciatori ha detto, criticando l'ultima riforma realizzata da Tavecchio, che la rosa a 25 giocatori è un passo indietro. Per lui servono le seconde squadre. Cosa ne pensa lei?
"Va ascoltato quello che dice Tommasi, che non è un burocrate ma un ex calciatore di grande esperienza. L'introduzione delle seconde squadre però, che esistono già ad esempio in Spagna e Inghilterra, non risolverebbe il problema. A dire il vero non ho capito bene dove vuole andare a parare questa ultima riforma. La verità è che è molto più semplice per le società andare a prendere giocatori all'estero. Dire che ci sono troppi stranieri però mi fa ridere. Perché è tutto il mondo del calcio, e non solo, a essersi ormai globalizzato. Perchè dovremmo fare una scelta snaturata dalla società in cui viviamo oggi? Certo, i dirigenti sono molto scaltri nello scegliere gli acquisti dall'estero, ma chi può proibirlo. C'è la libertà di circolazione...Anzi sono convinto che portare stranieri nel nostro campionato può far crescere la competitività dello stesso, così da diventare uno stimolo anche per i giocatori italiani".
Fonte: Eduardo Barone per InsideRoma
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