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Strootman: "Sognavo di affiancare Totti. Ce l'ho fatta"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 14-12-2013 - Ore 10:13

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Strootman:

C’è Kevin Strootman fra i protagonisti più attesi della sfida di lunedì sera a San Siro, un po’ perché con Pjanic squalificato i compiti di regia e inserimento passeranno nelle sue mani, un po’ perché in fondo, come riporta Il Romanista (V. Meta), i suoi primi tre mesi e mezzo di Serie A sono una risposta a chi un anno fa aveva provato a portarlo a Milanello: avevate ragione, Kevin vale tutti e venti i milioni che non vi siete potuti permettere di investire.

Per un paio di mesi i romanisti si sono chiesti da quale pianeta venisse, poi il suo rendimento si è stabilizzato su livelli più umani, salvo tornare a impennarsi quando c’era bisogno di far sentire i muscoli.  

«Sono cresciuto con il mito di Gullit, van Basten e tutti gli olandesi che hanno giocato in Italia - racconta -. Adesso invece volevo giocare con giocatori di classe mondiale come Francesco Totti e Daniele De Rossi. E ci sono riuscito».

Non bastasse la personalità espressa in campo, Strootman ha dimostrato di non temere nessuno anche quando si tratta di dire le cose come stanno:

«Magari la Serie A non è allo stesso livello della Premier League oppure della Liga - ammette l’olandese in un’intervista al magazine "Elf Voetbal" -, però c’è comunque una bella differenza rispetto al campionato olandese. In Italia vieni continuamente messo alla prova. In ogni duello si entra al massimo, come se da quell’azione si potesse segnare il gol della vittoria».

Inevitabile la domanda sugli obiettivi stagionali. Per lui, convinto ad accettare la Roma grazie al fitto scambio di telefonate con Rudi Garcia dopo gli Europei Under 21, i traguardi ambiziosi e le sfide complicate sono uno stimolo a trovare sempre nuove risorse, però i proclami non gli piacciono e le illusioni ancora di meno, «anche perché ci sono squadre che sono più forti di noi».

In campo con i compagni riesce a capire e farsi capire, fuori le cose diventano un po’ più difficili:

«Non riesco a leggere i giornali perché il mio italiano non è ancora così buono - ammette Kevin -. Nelle interviste dico un paio di frasi standard in inglese e via. È molto diverso dall’Olanda dove ovviamente sapevo esattamente quello che stavano scrivendo».

Intanto, però, c’è da dimostrare di aver imparato la lezione di Gullit van Basten. Prendendosi San Siro, naturalmente.

Fonte: Romanews

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