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Tontini: "Non sapevo di essere l'unico portiere della Roma che è sceso in campo senza aver mai subito gol"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 15-09-2017 - Ore 19:32

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Tontini:

AS ROMA MATCH PROGRAM - RICCARDI - Quelle del calcio e dei calciatori non sono tutte storie belle e a lieto fine. Alcune disegnano parabole e traiettorie leggendarie come quella di Francesco Totti, altre regalano ai protagonisti speranze e aspettative che poi però vengono disattese per una serie infinita di ragioni. Ferro Tontini è un esempio di questa seconda categoria. La sua esperienza in giallorosso ha a che fare con il Verona, dato che il suo esordio con questa maglia è datato 25 marzo 1990. Subentra al 42’ della ripresa a Tancredi nella sfida che la squadra di Radice vince per 5-2 al Flaminio contro i gialloblù di Bagnoli. Pochi minuti per entrare nella storia giallorossa. Già, perché ad oggi Tontini è l’unico portiere giallorosso – dal 1927 – a non aver subito gol. Anche se solo per pochi minuti, in quel Roma-Verona di ventisette anni fa.

Sapeva di questo primato, Tontini? Non ci sono altri portieri romanisti del passato imbattuti.

«No, non lo sapevo proprio. Me lo sta dicendo lei e mi fa piacere. Certo, giocai poco quel giorno, però sapere di essere l’unico estremo difensore con zero gol subiti in novant’anni di vita di una squadra di calcio così importante un po’ di effetto lo fa».

Ricorda quella partita con il Verona?

«Fu un pomeriggio particolare per me, senza dubbio. Dare il cambio a un grandissimo come Tancredi non è cosa di tutti i giorni per un giovane ventunenne com’ero io. Doveva essere un punto di partenza. E invece…».

E invece?

«Le cose non andarono per il verso giusto. Problemi contrattuali con il presidente Sensi non mi permisero di fare la carriera che avrei voluto e potuto fare. Per restare alla Roma rifiutai un’offerta di un’importante società di Serie A di cui preferisco non fare il nome. Mi avrebbero garantito di fare il secondo a un portiere avanti con gli anni, poi con il tempo sarei diventato titolare. Alcune incomprensioni e promesse a mio avviso non mantenute, mi fecero dire basta con questo sport a 26 anni».

Rimpianti?

«All’epoca presi una decisione di pancia, senza pensarci troppo. Oggi, all’età di quarantotto anni, dico che probabilmente avrei dovuto aspettare tempi e eventi migliori. Pazienza, in ogni caso non ne faccio un problema. Per fortuna vengo da una famiglia benestante e non ho mai avuto bisogno a tutti i costi del calcio».

Qualche bel ricordo deve essere rimasto.

«Senza dubbio. Quello di aver avuto un ottimo rapporto con Gigi Radice, l’allenatore che mi fece debuttare. Poi di aver fatto parte di una scuola di portieri unica in Italia. La scuola di portieri della Roma iniziata da Roberto Negrisolo e poi continuata con Franco Tancredi. Negli anni sono usciti tanti interpreti del ruolo di livello assoluto, da Peruzzi fino ad arrivare a me e a Savorani. Ora a distanza di anni posso raccontare un retroscena…».

Prego.

«Ricorda la finale di Coppa Italia con il Torino del 1993, quando la Roma aveva i portieri infortunati?».

Giocò il ventenne Fimiani sia all’andata sia al ritorno.

«Esatto. Boskov qualche giorno prima di quelle partite chiese a Negrisolo: “Ma non possiamo impiegare lui?”. Io avevo concluso la stagione con il Catania in Serie C e mi trovavo a Trigoria. Il regolamento mi impedì di poter scendere in campo. Peccato».

Ha menzionato Savorani, l’attuale preparatore dei portieri della prima squadra dalla stagione scorsa. Sapeva di questo incarico del suo ex compagno di squadra?

«Davvero? No, vengo a sapere questa notizia soltanto ora. D’altronde, non seguo molto più da vicino il calcio e le notizie relative sui protagonisti che ne fanno parte. L’ultima volta che sono stato allo stadio era circa dieci anni fa. Oggi guardo le partite in televisione. Mi fa molto piacere per Marco, lo saluto pubblicamente e gli faccio tanti complimenti. Era un gran portiere e oggi sarà un ottimo professionista».

I risultati del lavoro di Savorani si vedono in partita. Ha visto la prestazione di Alisson l’altra sera contro l’Atletico Madrid?

«Sì, ha parato tutto quello che si poteva. Interventi di tutti i tipi su conclusioni differenti. Alcuni prodigiosi, altri più nella norma. È senza dubbio un grande portiere. Questo brasiliano mi colpisce soprattutto per come si muove tra i pali. Sicuro e autoritario, forte davvero».

Peruzzi nel giorno del suo esordio era il portiere del Verona che prese cinque gol.

«Sì, quella volta non gli andò molto bene, ricordo le reti di Conti e le doppiette di Voeller e Desideri. Ma in generale Angelo resta uno dei portieri migliori italiani di sempre. Un grande atleta e un grandissimo uomo. Non lo scopro certo io».

Oggi di cosa si occupa nella vita?

«Lavoro nell’azienda di famiglia, settore immobiliare. Come già detto, mi sono allontanato dal pallone e nemmeno mi manca. Però mi ha fatto piacere rilasciare quest’intervista, sono contento che il match program della Roma si sia ricordato di me e di avermi fatto conoscere quel piccolo record sull’imbattibilità, stabilito in quel Roma-Verona del 1990».

Fonte: As Roma Match Program - Riccardi

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