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Un calcio al cuore, due baci al cielo...

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 25-10-2014 - Ore 12:21

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Un calcio al cuore, due baci al cielo...

“Cadrai tante volte, ma l'importante è rialzarsi sempre più forti di prima”. In queste poche parole, c’è il senso della vita. C’è tutto l’amore di un padre per un figlio, c’è l’insegnamento di quanto possa essere dura, piena di ostacoli, di trappole e di insidie la vita. Ma un padre immagina per un figlio che queste cose possano succedere su un campo di calcio o in una palestra, per le vie del suo quartiere o tra i banchi di scuola, non su una strada in una notte buia e triste, tornando a casa con la morte nel cuore e con la signora con la falce ad attenderli entrambi dietro una curva.

Oggi è sabato, giornata dedicata di solito al relax e alla leggerezza dopo una settimana di lavoro, di stress, di pressione e di tensioni. Oggi è sabato e torna in campo la Roma, la squadra di Stefano e Cristian. E quella di Marassi, sarà una partita “speciale”, perché calcio e sentimenti finiscono con il mischiarsi al punto da diventare una cosa sola, ed inevitabilmente con l’attirare l’interesse di tutti, anche di chi romanista non è mai stato e mai sarà (come il sottoscritto…) verso una partita che sarebbe stata semplicemente una delle tante, ma che per tante ragioni, invece, è diventata la partita. Sì, perché la storia di Stefano e di Cristian ha sconvolto tutti. Perché quello schianto è stato un colpo al cuore per chiunque abbia un minimo di sensibilità. Perché quello che è successo è diventato quasi un incubo per chi è padre o madre, perché è impossibile non identificarsi o restare emotivamente indifferenti davanti ad una simile tragedia. Perché pensi a quelle due vite strappate in modo così violento all’affetto di parenti e amici, perché pensi alla disperazione di quella moglie e mamma che in pochi secondi ha visto andare in frantumi tutta la vita che aveva costruito, mattoncino su mattoncino, con amore.

E la partita c’entra poco, il fattore tecnico passa in secondo piano, ma gli occhi di tutti saranno puntati su quei giocatori che scenderanno in campo con il lutto al braccio e tutti scruteranno quei volti. Sì, perché prima di essere calciatori in quel momento saranno solo uomini, destinati a veder passare davanti agli occhi mille immagini e ancora più pensieri in quell’interminabile minuto di raccoglimento.

Non dico che tiferò Roma oggi, perché sarei un falso e tutto sono nella vita meno che questo. Perché anche se ferito da mille vicende sono e resto laziale nell’anima, perché quello è il sangue che scorre nelle vene della mia famiglia da generazioni. E’ bianco e celeste, come quello di Cristian e soprattutto di Stefano era giallo e rosso. Ma oggi non posso non sentirmi “diverso” nell’approccio a questa partita. Perché ho un cuore, perché quando leggo il messaggio finale scritto da Cristian a Stefano, chiuso con un “Sei il papà che volevo, forza Roma”, non posso non pensare ai messaggi che mi lascia ogni tanto mio figlio o alle frasi che mi sussurra all’orecchio la sera quando lo metto a letto. Perché quando leggo sul profilo di Stefano su un social network la frase “Sei lo scopo della mia vita”, riferita a Cristian, non posso che pensare a me stesso, a quel filo invisibile ma indistruttibile che mi lega a mio figlio, a quello che può fare un padre per un figlio.

E tutto questo, il pensiero per quello che è successo e per quello che succederà a quel che resta di una famiglia andata in frantumi, non può non rendere diverso da tutti gli altri questo sabato. Non può che far abbassare un po’ a tutti i toni e scacciare almeno per un giorno polemiche e veleni che da sempre dividono laziali e romanisti. Non lo so se avrò il coraggio di vedere le immagini dell’ingresso in campo delle squadre oggi, ma alle 18 mi fermerò per un attimo a pensare a quel piccolo angelo volato in cielo, a quel ragazzino sorridente che amava la vita e a quel ragazzo disposto a qualsiasi sacrificio per veder sorridere un figlio a cui teneva più della sua vita. Quindi, due baci verso il cielo e un abbraccio enorme a Luana, costretta a rimettere insieme in qualche modo i cocci di una vita andata in frantumi, perché c’è la piccola Michelle da tirare su e perché vuole e deve ottenere GIUSTIZIA. Anche se niente e nessuno potrà ridarle i suoi angeli…

Fonte: Stefano Greco/sslaziofans.it

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