Road to Nyon | Il Chelsea di Mourinho

Il Chelsea versione 2015-16 è uno di quelli meno convincenti degli ultimi anni. Almeno per i risultati conseguiti fino ad oggi in Premier League, dove naviga nelle acque di un anonimo quanto incredibile 14° posto, a soli due punti dalla zona retrocessione e sopravanzato da squadre come West Bromwich Albion, Southampton e Stoke City. Lunedì 14 dicembre alle 21 Mourinho & C. hanno la possibilità di dare un segnale forte a se stessi e al campionato giocando in casa della capolista, quel Leicester City allenato da Claudio Ranieri con cui il mister portoghese, durante la sua permanenza in Italia, ebbe diversi “dibattiti” a mezzo stampa.
In Champions League i Blues sono riusciti a mantenere un andamento più convincente: al netto della sconfitta patita nella seconda partita del girone fuori casa contro il Porto, il primo posto nel raggruppamento davanti alla Dinamo Kiev è arrivato grazie a quattro vittorie e un pareggio, segno che l’esperienza internazionale e la personalità dei giocatori e della loro guida riescono comunque ad emergere anche in un momento non brillante come quello attuale. Del resto, i valori della squadra sono assoluti: da Courtois (anche se ora è infortunato) a Ivanovic, da Terry a Fabregas, da Hazard a Diego Costa, si tratta di nomi top del calcio europeo e mondiale. E’ difficile pensare che un’armata del genere possa fallire gli appuntamenti importanti, specie in una competizione come la Champions League dove, come accennato in precedenza, hanno un peso specifico determinante valori tecnici, esperienza e tradizione che il Chelsea, dall’arrivo di Abramovich in poi, ha saputo costruire in ambito nazionale e internazionale. Dall’insediamento nel 2003 del magnate russo, i Blues hanno infatti vinto quattro dei loro cinque titoli nazionali, una Champions League, una Europa League e altri titoli sparsi, raggiungendo Bayern Monaco, Ajax e Juventus nella ristretta elite di squadre che sono riuscite ad aggiudicarsi le tre coppe europee più prestigiose (le vittorie in Coppa delle Coppe risalgono al 1970-71 e al 1997-98).      

Ai fini dell’andamento della stagione, ormai evidentemente compromessa in Premier League, rimane comunque fondamentale la gara contro il Leicester: un risultato positivo potrebbe sicuramente rimettere in carreggiata la compagine di Mourinho già prima di Natale e costituire il miglior viatico verso una risalita della classifica inglese che sarebbe il preludio ideale per tornare a giocare in Champions alle porte della primavera con maggior convinzione. E una voglia di riscatto che uno spogliatoio di quel carisma  probabilmente coltiva già da oggi, a prescindere dai malumori e le incomprensioni che i risultati infelici di inizio stagione hanno inevitabilmente portato a Stanford Bridge. Se lo aspetta e lo pretende anche Abramovich, per i ritorni economici, di immagine e di soddisfazione personale che da sempre lo contraddistinguono. E lo vuole, anche più di Abramovich, Josè Mourinho, che nella conferenza stampa successiva alla sconfitta interna contro il Southampton dello scorso mese di ottobre, ha difeso la sua panchina autocelebrandosi come “il miglior allenatore che il Chelsea abbia mai avuto”. Al di là delle strategie di comunicazione utilizzate dal tecnico di Setubal, nelle quali rimane maestro assoluto, c’è da scommettere che un cammino positivo in Champions League sia l’obiettivo minimo che Mourinho si sia dato per dare senso a dichiarazioni così roboanti e a una stagione nata male.

Rimane da chiedersi come potrebbe figurare la Roma al cospetto di questo Chelsea ma forse è meglio lasciare che il sorteggio faccia il suo corso prima di avventurarsi in pronostici che potranno comunque avere un minimo di attendibilità solo a ridosso dello svolgimento degli ottavi di Champions League.