Calcio Internazionale

Nuove norme FIFA sui trasferimenti - Intervista all'avv. Rombolà: "Sul tavolo proposte innovative"

condividi su facebook condividi su twitter Di: Eduardo Barone 08-12-2017 - Ore 12:00

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Nuove norme FIFA sui trasferimenti - Intervista all'avv. Rombolà:

INSIDEROMA - EDUARDO BARONE - Qualcosa sta cambiando in seno ai massimi vertici del calcio internazionale. Spira un vento favorevole, di cambiamenti e riforme, che potrebbe mutare lo scenario delle tutele e dei diritti nel calcio. E' notizia di un mese fa l'accordo tra la FIFA e la FIFPRO (la federazione dei calciatori professionisti) diretto a ridisegnare una nuova normativa sui trasferimenti internazionali dei calciatori, riorganizzando l'attuale modello del calciomercato e ad ampliare la fattispecie delle tutele dei giocatori. Il cantiere della nuova riforma è stato visto di buon occhio anche da organismi sovranazionali quali l’ECA (European Club Association) e il World Leagues Forum.

Il nostro gradito ospite di oggi è l'avvocato ed esperto di diritto sportivo Carlo Rombolà, con cui approfondiremo i profili e le novità che da questo accordo possono scaturire.

Avvocato Rombolà. Innanzitutto, di cosa tratta questo accordo?  Secondo alcuni può avere lo stesso impatto della sentenza Bosman del 1995. 

"Il paragone con una sentenza dal punto di vista formale regge poco. La sentenza Bosman era una pronuncia di una corte che ha vagliato tutti gli elementi di un caso pratico, questo invece non è che un accordo tra due "istituzioni", la FIFA e la FIFPRO, che aprirà ad una probabile modifica del sistema dei trasferimenti internazionali dei calciatori. E' stata una trattativa che per quanto ne sappiamo è durata oltre un anno e che ha visto al tavolo non solo queste due istituzioni, ma anche l'ECA e la World League Forum. Questa trattativa ha portato ad un accordo di cooperazione".

Come si arrivati al tavolo delle trattative?

"Facciamo un po' di ordine. Questo accordo nasce da una denuncia presentata dalla FIFPRO alla Commissione europea nel 2015, che dichiarava illegale e anticoncorrenziale il sistema attuale dei trasferimenti. La Fifa, subodorando un richiamo o un parere d'opposizione da parte della Commissione,  ha invitato alla discussione, decidendo di ascoltare le lamentele della FIFPRO al fine di trovare un accordo".

Questa posizione di apertura è una novità? In passato, raramente il board della Fifa ha avuto l'orecchio disposto ad ascoltare le lagnanze delle associazioni dei calciatori...

"E' una novità. La Fifa ha dimostrato di non essere così sicura di sé stessa e delle sue norme, tanto da dirsi pronta a sedersi al tavolo delle trattative con un interlocutore quale la FIFPRO. A questo proposito, bisogna ricordare che l'attuale sistema dei trasferimenti dei calciatori, in vigore dal 2001 (Regulation on the status and transfer of players), è nato proprio in seguito ad una censura della Commissione europea rispetto al previgente sistema. Già una volta quindi si era addivenuti ad un nuovo codice. Oggi, di nuovo, si potrà assistere ad un rimescolamento delle carte".

Quali saranno le novità più importanti del nuovo regolamento?

"Rimaniamo sempre nel campo delle indiscrezioni. L'accordo infatti prevede che nei prossimi sei mesi si avrà una task force congiunta delle due parti che elaboreranno insieme i nuovi principi. Uno degli argomenti sul tavolo è la possibilità, per un calciatore che non riceva lo stipendio per più di due mesi, di chiedere e ottenere la risoluzione contrattuale. Può farlo anche in un altro caso, ossia quando la società perpetra nei suoi confronti dei comportamenti vessatori, come l'esclusione senza motivo legittimo, il cosiddetto mobbing, mettendo il calciatore fuori rosa".

Sembra una norma anti-Lotito, o comunque contro quei presidenti o responsabili tecnici soliti attuare pratiche vessatorie nei confronti dei propri dipendenti...

"Giornalisticamente si può definire così, anche perché dovremmo menzionare i casi Pandev e Keita. Io però preferisco pensare che, come ha detto il numero uno della FIFPRO Philippe Piat, il calcio non è solamente Messi e Cristiano Ronaldo. Per tutte quelle squadre che trattano in modo ottimale i propri giocatori, c'è una pletora di società che invece non tutela i propri giocatori e non riconosce loro i diritti fondamentali. Anche le leghe stesse non tutelano i propri professionisti. La FIFPRO è scesa in campo proprio per garantire questi diritti, con particolare attenzione a quella categoria di giocatori che non sono così fortunati come i loro colleghi più importanti che giocano sui palcoscenici più blasonati. Noi siamo portati a pensare che i calciatori hanno sempre le massime tutele, prima tra tutti, il fatto di guadagnare tanto. Ma quelli che guadagnano tanto solo una parte non molto consistente. Si è calcolato che la FIFPRO rappresenta oltre 60 mila sportivi professionisti, ma solo pochissimi hanno stipendi faraonici come Messi e Ronaldo. Proprio per i soggetti meno tutelati, si necessitano norme per tutelare la salute, la sicurezza e i diritti umani in certi casi".

Se il calcio non è solo Messi e Ronaldo, si può dire anche che il calcio non è nemmeno giocato solamente da uomini. C'è anche l'altro sesso che gioca a calcio. La riforma tutelerà anche il calcio femminile?

"Quello che vorrebbero portare avanti è una parità di trattamento tra gli sportivi uomini e le sportive donne. Tutti sappiamo che il calcio femminile non ha ancora gli stessi riconoscimenti di quello maschile, questo perché il primo di questi è nato e cresciuto molto dopo e anche perché le leggi di mercato fanno sì che la donna nello sport guadagni molto meno di un uomo. C'è anche un altro elemento secondo me: nel nostro paese il calcio femminile soffre ancora di un gap strutturale, sia per gli impianti sportivi sia a livello di stipendi, rispetto agli altri paesi in Europa. Le professioniste del calcio femminile in Italia non guadagnano gli stessi stipendi delle loro colleghe inglesi, tedesche o francesi; non possono accedere a strutture dello stesso livello e di conseguenza sono formalmente professioniste ma sostanzialmente delle dilettanti".

Un'altra novità interessante è rappresentata dalla possibile introduzione di camere nazionali di risoluzione delle controversie contrattuali.

"Sono un grande sostenitore della risoluzione alternativa delle controversie. Le corti sportive hanno necessità di decidere in maniera veloce, tutelando sempre il contraddittorio e i principi fondamentali del processo inteso in senso tradizionale. Tutto ciò che può snellire i procedimenti ed evitare il congestionarsi delle cause è una soluzione innovativa. Costituire camere nazionali è sicuramente una buona notizia, a patto che vengano stilate regole certe per tutti, qualsiasi livello e nazione sia, senza creare disparità e, soprattutto, che queste regole vengano osservate. E' un espediente utile per diminuire il carico di lavoro degli organi FIFA".

E i requisiti minimi contrattuali?

"Anche questa è una buona notizia. Parliamo di minimi salariali sempre in riferimento al discorso sulla necessità di proteggere le categorie di sportivi meno tutelati. La previsione di un sistema di requisiti minimi è una decisione importante e condivisibile, purché non vada a compromettere la libertà contrattuale".

Nel complesso, dunque, pensi che possa nascere una riforma innovativa?

"Questo accordo potenzialmente potrà ridisegnare la normativa attuale sui trasferimenti internazionali. Non dico che rivoluzionerà il sistema, ma possono esserci dei correttivi importanti con lo scopo di tutelare delle categorie che nei sistemi previgenti non sono state prese particolarmente in considerazione. Mi riferisco alle donne giocatrici e ai calciatori poco tutelati sia dal proprio club che dalla propria lega. I tornei di calcio non sono solo Premier League, Liga e Serie A. C'è tutto un mondo di tornei minori, dove il legislatore FIFA è obbligato a metterci la stessa attenzione che viene di solito riservata alle competizioni più importanti".

Se la riforma al regolamento dovesse uscire oggi così come l'abbiamo disegnata, ci sarebbe qualche tema che secondo lei non è stato toccato e che invece dovrebbe essere preso in considerazione?

"Sarebbe interessante, ma vedrete che succederà, che la FIFA integri una sua posizione in materia di terze parti, ovvero TPO (third-party ownership). La normativa attuale è ferma a una delibera del 2014.  Se da una parte la FIFA ha detto quello che non si poteva più fare, non ha ancora sufficientemente precisato quali strumenti alternativi al proprio rifinanziamento i club possono utilizzare. Tra tutti i temi in voga in questo momento, io auspico una integrazione su questa materia".

C'è nell'aria anche una riforma sugli agenti dei calciatori?

"Assolutamente sì. Credo che la FIFA abbia il dovere di intervenire per mettere dei nuovi paletti ad una professione che secondo me, a torto, è stata eccessivamente liberalizzata. Qualcosa potrebbe cambiare nei prossimi mesi".

 

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