Calcio Internazionale

Rocca: "Basta veline,torniamo alla fatica"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 27-06-2014 - Ore 19:35

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Rocca:

"Bisogna tornare alla fatica, al rispetto delle regole, e non pensare solo ai soldi e all'immagine folle che e' stata data al mondo del calcio. Se il professionismo ha regole inderogabili per i soldi, queste regole devono valere anche per il sacrificio che si deve fare per rispettare la maglia". Ai tempi in cui giocava, di Francesco Rocca dicevano che correva "come un matto", e infatti lo chiamavano Kawasaki. Quando ha smesso di fare il calciatore e ha preso ad allenare invece hanno incominciato a dargli direttamente del matto: perche' si era messo in testa di far correre gli altri attraverso il lavoro. Ora che il calcio italiano viene giu' come un palazzo senza fondamenta alla minima scossa, i valori di un tecnico che e' finito ai margini dell'organizzazione federale (al mondiale in Brasile ha fatto l'osservatore) tornano d'attualita'.

"Io sono stato accusato per anni - spiega all'Ansa -, dicevano che non facevo mangiare i giocatori e che li 'massacravo' di lavoro facendo fare tre sedute di allenamento al giorno. Questo non è vero. Io ho sempre rispettato i miei giocatori e l'amore per la bandiera: e non è un caso che l'ultima finale a livello giovanile raggiunta dalla rappresentative azzurre, con l'Under 19, e' segnata Rocca. La mia ricetta non cambia: il calcio deve ripartire da valori di moralità. Deve passare questo messaggio: non contano solo i soldi, conta la dignità della nazione, della federazione, della bandiera che rappresenti. Il calcio italiano ora è messo alla berlina: io lo dicevo che finiva cosi', tutti mi ribattevano che ero esagerato. E se non stiamo attenti, andrà sempre peggio. Devi lavorare fisicamente, devi sudare, devi faticare. Il calcio non è fatto di macchine e veline, e' un gioco ma è una cosa seria. Con me anche la nazionale maggiore, ai tempi di Vicini a Italia '90 e di Dino Zoff, ha sempre corso. Bisogna ricominciare da questa idea, lavorando fisicamente, dando la maglia azzurra a chi la merita, a chi viene lì per lasciare tutto quello che ha dentro. Adesso gli altri corrono tutti, sono tutti Kawasaki e vanno a 200 all'ora, ad esempio come nella partita Honduras-Ecuador: se sul pallone noi italiani arriviamo secondi, non lo prendiamo mai. Io facevo svegliare i miei giocatori alle 5 non perché ero scemo ma perché avevo capito che in questa maniera stavamo andando a fondo".

Di Balotelli e i suoi fratelli, una generazione di giovani che non crescono, non vuole parlare: "dipende sempre dagli esempi che hanno questi signori. Quando vai lì devi rispettare le regole e la maglia della nazionale, con il sudore e con la fatica e non con le chiacchiere. Perché contano i risultati e non le chiacchiere. Con me chi non meritava la maglia azzurra stava a casa. Lo sport ha una dignita': e noi attraverso le scuole calcio dove dobbiamo costruire tifosi e giocatori migliori". Ma che contributo puo' dare Rocca alla rinascita? "Sono a disposizione, certo dipende da quello che vorrà la Federazione: io oltre ai valori rispetto le regole".

Fonte: ansa

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Paolo Baldieri 28/06/2014 - Ore 23:06

...Opportunismo tempestivo di chi farebbe correre pure i ragazzini della scuola calcio. Ce lo.misero come preparatore atletico prima della doppia finale contro la Spagna (under 21 1985/86). Era una squadra iimbattibile...perdemmo poi ai rigori. Italia 90 sappiamo come è andata...!! Non c'è una squadra in Italia che ne paeli bene...x non parlare le "carognate" fatte mentre era allenatore della nazionale militare. Chiedete a Baggio...x esempio!! Lo lasciassero come osservatore...almeno non fà danni.

Redazione 28/06/2014 - Ore 11:59

Stessa domanda che faccio a lei, parliamo del Trevisanello allenatore ed ex giocatore? grazie

Stefano Trevisanello 28/06/2014 - Ore 00:21

Caro Francesco, io penso che bisogna sempre cominciare col trasmettere una "passione" viscerale, incommensurabile per questo gioco che poi per i più bravi, diventerà un lavoro!La scuola calcio deve essere "il santuario" dove poterla coltivare, col divertimento, con l'applicazione nell'apprendere le regole da rispettare quotidianamente ,imparando cos'è il sacrificio dentro e fuori dal campo.Nel proseguo dell'attività devono "far scuola,gli esempi ed i consigli degli allenatori e dei compagni più maturi ed esperti. Infine bisogna avere più pazienza, aspettare e favorire la loro crescita, dando più opportunità di giocare in prima squadra.Tu eri un giovane bravo,presto in Nazionale!Ma quanti di noi sarebbero arrivati in A, passando dalle categorie inferiori, se le "rose" non fossero state numericamente metà di quelle di oggi, imbottite di giovani stranieri, vogliosi come noi di far strada nel mondo del calcio? Comunque buon lavoro!

Redazione 27/06/2014 - Ore 22:31

Scusa Sergio, ma sei il Taddei, ex calciatori degli anni 70' ?

sergio taddei 27/06/2014 - Ore 22:11

francesco stai accusando in modo diretto prandelli con parole forti e credo non giuste . se non ti piacciono i metodi di altri dai le dimissioni altrimenti condividi .parlare dopo non è carino non sei un tifoso sei uno che lo stipendio lo prende dalla federazione e questo basta a stare zitto . dimettiti e di quello che vuoi . se in tutti questi anni di federazione non hai trovato squadre un motivo cè .

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