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#QuaranTotti | Il numero Quaranta

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 27-09-2016 - Ore 10:16

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#QuaranTotti | Il numero Quaranta

LORENZO - Il numero Quaranta, nella letteratura ebraica, indica, in modo generale, la quantità di tempo spesa alla presenza di Dio. Infatti, più di una volta, sia nel Nuovo che nel Vecchio Testamento, troviamo il numero 40: Il popolo ebraico trascorse 40 anni nel deserto prima di raggiungere la Terra Promessa, Mosè guidò la traversata e trascorse quaranta giorni e quaranta notti sul monte Sinai, Gesù trascorse 40 giorni nel deserto prima di iniziare la sua opera di predicazione, il profeta Elia, perseguitato dalla perfida regina Gezabele, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al Monte Sinai, dove il Signore gli rivolse la parola. Può sembrare un excursus esagerato, magari fuori luogo. In realtà la misticità con Francesco Totti ci azzecca (citazione dipietrana), in alcuni casi la incarna proprio. Per più della metà della sua vita ha deliziato il pubblico romano e romanista (e non solo) di giocate celestiali, degne del passaggio in paradiso diretto. Come Gesù che trascorre 40 giorni nel deserto prima di iniziare la sua opera, Totti resta 40 minuti in panchina prima di iniziare, anche lui, la sua opera di predicazione: predica calcio, diffonde il verbo. Semplicemente decide (ancora) le partite.

Tra l'altro, il numero Quaranta sempre per gli ebrei, rappresenta il tempo di una generazione. Tempo che per lui sembra essersi fermato. Una generazione di bambini sognatori nata grazie a lui, che, vedendo le sue gesta, si è innamorata di questo sport. Una generazione che ha avuto la fortuna di vedere un calciatore del genere. Una generazione Giuda, che alcune volte lo ha anche tradito. Una generazione che ringrazierà sempre un simbolo romano e romanista che nessuna altra squadra potrà mai avere e nessun altro tifoso potrà mai capire.

In termini prettamente esoterici, il numero Quaranta il numero 40 indica la prova iniziata, il trapasso che permette una seconda nascita. Totti infatti si è riuscito a reinventare. È rinato stile Josè Altafini, conscio di non essere più quello di prima nel corpo, ma, allo stesso tempo, rendendosi conto di essere magari più forte di testa di quanto non lo fosse in passato. Ha accettato un ruolo di chioccia, di jolly e, come il brasiliano, è risultata la carta vincente. Ma poi parliamoci chiaro, Francesco rinasce ogni anno: ogni ritiro noi tifosi stiamo lì a stupirci della sua forma fisica, della sua dedizione, della sua prestanza, della sua classe. Come una fenice rinasce dalle sue ceneri. Ma le ceneri di Francesco Totti nessuno le ha ancora mai viste e non le vedrà ancora per un po’di tempo. Auguri Capitano.

Fonte: A cura di Lorenzo Imperiale

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