Marketing

La questione della "pubblica utilità" del nuovo Stadio della Roma

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 16-06-2016 - Ore 16:58

|
La questione della

RAFFAELE GIANNITELI - Chi scrive ritiene l’area destinata all’intervento sia poco felice. Sia per il rapporto che ha con il tessuto urbano, sia per la qualità ambientale del contesto abbastanza bassa. Qualità che potrebbe comunque essere migliorata attraverso una lettura attenta del paesaggio e di un conseguente “landscape design” che tenga conto anche alla valenza storica di quei luoghi ed alla loro relazione nei secoli con l’insediamento urbano. Al netto di questo ritengo opportuno fare un po’ di chiarezza su un elemento essenziale della questione. 

Quindi al netto anche dei problemi urbanistici, viabilistici e paesaggistici sui quali ci sarà molto da lavorare in Conferenza dei Servizi, mi sembra che ai contendenti sfugga il merito della questione: lo stadio ed il relativo “contorno” si può fare in quanto tale progetto ha avuto una Dichiarazione di Pubblica Utilità dall’Assemblea Capitolina, che non vuol dire solo che l’intervento deve generare infrastrutture e servizi di pubblica utilità (ciò avviene per qualunque programma urbanistico - almeno nella misura in cui gli operatori si comportano correttamente e correttamente l’Amministrazione controlla e collauda le opere pubbliche a carico degli operatori), ma che l’Amministrazione deve/dovrebbe diventare un partner attivo dell’operazione. 

Cosa vuol dire tale affermazione? Assai semplicemente che se l’Assemblea Capitolina ha deliberato la Pubblica Utilità, l’Amministrazione Comunale non solo non deve opporsi al progetto, ma deve farsi parte attiva e dirigente di esso per conto dei cittadini. Roma Capitale deve essere presente nella compagine che governa il programma verificando ad esempio:

  • 1.    Qualità architettonica dell’intervento. Perché non imporre che alcuni edifici e le sistemazioni paesaggistiche del verde pubblico vengano realizzate sulla base di concorsi di architettura? Tanto per avviare un confronto sulla forma della città, non credo sia inutile;

  • 2.    Verificare, giorno per giorno e non “una tantum”, se il Business Plan dell’iniziativa è compatibile con la realizzazione delle opere pubbliche, in particolare le infrastrutture e verde pubblico, in modo che la sistemazione ed infrastrutturazione dell’area sia completata e fruibile in parallelo con la realizzazione delle funzioni private;

  • 3.    Controllare la sostenibilità economica dell’iniziativa, la credibilità e la concretezza delle aziende che andranno ad utilizzare gli edifici direzionali di progetto, evitando di realizzare scatole vuote adagiate su ampi sterrati, in attesa di utenti e stimolando la fantasia di “occupatori professionisti”;

  • 4.    Garantire una costante mediazione territoriale con i cittadini, affinché possano veder riconosciute, nella realizzazione dei servizi, proprio quelle attività che sul loro territorio non ci sono e che vengano realizzati in maniera aderente alle loro esigenze;

Ovviamente gli impegni dell’Amministrazione all’interno del progetto “Stadio” possono essere molti di più, quanto sopra è solo un esempio per rappresentare l’atteggiamento corretto che va assunto da chi vuole governare sul serio questa città. Per farlo occorrono competenze alte per poter interloquire all’interno della compagine privata (urbanisti, economisti, sociologi urbani, architetti), ma non vedo alternative possibili (ripeto che la Pubblica Utilità con quel che ne consegue l’ha votata l’Assemblea Capitolina e i proponenti privati ne erano consapevoli quindi non possono che accettare il Comune come vero e proprio partner), mentre oggi l’unico ruolo che si sentono di poter assumere gli amministratori è quello di scimmie cieche che estraggono un bigliettino con su scritto SI o NO dall’urna elettorale. 

I grandi progetti di rinnovamento urbano si fanno in tutta Europa, ma “si fanno” vuol dire che chi decide li cavalca e li governa nell’interesse dei cittadini, dal primo giorno sino alla messa in funzione a pieno regime  dell’ultimo pezzettino del programma, senza scuse e retropensieri. Altrimenti meglio non far nulla e sostituire l’assessorato all’urbanistica con un bel tassidermista che fa meno danni…

Fonte: romafaschifo.com - RAFFAELE GIANNITELI

commentiLascia un commento

Nome:  

Invia commento

chiudi popup Damicom