Balzaretti ci crede: «Stesso clima del 2012. Che bello Mario felice»
LA GAZZETTA DELLO SPORT – ELEFANTE - Federico Balzaretti, cosa si leggeva quel giorno negli occhi dei tedeschi: paura di perdere un’altra volta?
«Io di quel sottopassaggio ricordo un altro pensiero: “Quanto sono grossi”. Però alla vigilia erano stati un po’ presuntuosi, ci snobbavano. E dunque ci avevano caricato ancora di più».
Annusavate già la finale?
«No, ma sapevamo che un gruppo così unito poteva smentire la loro forza individuale. Essere favoriti a volte è una condizione fine a se stessa».
Che partita fu?
«All’inizio meglio loro: se non ricordo male salvai un gol con una diagonale su Podolski. L’1-0 di Balotelli ci sbloccò: da lì in poi giocammo molto bene e rischiammo poco. Anzi, sarebbe potuto arrivare anche il 3-0».
Il loro pericolo numero uno allora, e oggi?
«Sempre Müller, mi meraviglio che non abbia ancora segnato. Freddezza, attacco degli spazi, tempi di inserimento: l’attaccante efficace per eccellenza».
Forse quello resta il giorno più felice nella carriera di Balotelli.
«Lui esterna poco, forse è il suo modo per mascherare le emozioni. Però era felice e noi lo eravamo per lui, come chi capisce di aver aiutato qualcuno a tirare fuori il meglio. Ma di quel giorno ricordo soprattutto la gioia collettiva con le famiglie».
Più favorita la Germania allora o oggi?
«Allora lo era, se oggi lo è di più è solo perché è campione del mondo e ha completato la sua maturazione. Ma a Parigi sono andato a salutare i ragazzi e si respirava un gran clima, mi hanno fatto emozionare. Come se avessi appena giocato».
Fonte: La Gazzetta dello Sport - Elefante