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Capello: “La mia Roma dopo una feroce contestazione vinse lo scudetto..."

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 02-11-2013 - Ore 08:50

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Capello: “La mia Roma dopo una feroce contestazione vinse lo scudetto...

«Sì, è lo zar di Russia». Fabio Capello scherza da Mosca, rispondendo al telefono. E’ di ottimoumore, anche se da qualche ora ha perso il suo record, 9 vittorie di fila all’inzio della stagione 2005-2006 con la Juve campione poi detronizzata da Calciopoli, l’ultimo suo primato dei tanti conquistati nel nostro campionato.

Ora il re d’Italia è Rudi Garcia, con la sua Decima giallorossa. «Complimenti. Sono felice che sia stata proprio la Roma a riuscirci. Sono legato alla città e a quei colori, nella capitale ho vinto da calciatore e da allenatore, ho molti amici e ci torno spesso », spiega il ct della Russia.

Stupito dalla striscia straordinaria della Roma, capace di essere a punteggio pieno dopo dieci giornate? «Molto. Non me l’aspettavo proprio. Anzi, ero convinto che la squadra fosse più forte l’anno scorso e anche due anni fa».

Come mai? «Se torniamo ad inizio torneo, sembrava che l’organico non fosse completo. E del resto il saldo attivo sul mercato non faceva altro che confermare le mie previsioni: via Osvaldo, Lamela e Marquinhos. E invece guardate un pò che squadra è venuta fuori. Equilibrata ed efficace. Da non crederci».

Conosceva Garcia? «Non personalmente. Come allenatore lo avevo seguito in Francia, quando guidava il Lille. Ma adesso sto scoprendo la sua bravura. Si vede da come mette in campo la Roma. Sta facendo bene e io so quanto è dura lavorare nella capitale e ottenere risultati. Il francese è pure lui una sorpresa. Si è ambientato in fretta. E’ in sintonia con tutti».

Che cosa apprezza della capolista e dei metodi di lavoro del suo collega?

«Penso che i segreti siano soprattutto due. Il primo è relativo al gruppo: si vede che i giocatori lo seguono, che c’è compattezza in campo e fuori. ma il secondo è quello chemi ha colpito di più: la Roma, quando gioca, trasmette entusiasmo e allegria. E’, insomma, una squadra che trascina la gente. E anche chi la guarda da fuori viene catturato. Una bella sensazione».

Con un record del genere è automatico pensare allo scudetto, almeno guardando i precedenti e le statistiche. Pensa che questa Roma possa vincere il titolo?

«Innanzitutto chiariamo una cosa: con l’inserimento al vertice, anche inaspettato, dei giallorossi, il campionato italiano ci guadagna. E’ più divertente e appassionante vedere almeno tre squadre in corsa. La classifica è davanti agli occhi di tutti, ma la Juve e il Napoli sono grandi squadre. Di sicuro la Roma lotterà per lo scudetto. E può farcela». 

Crede che la Roma abbia costruito questa stagione sulla sconfitta nella finale di Coppa Italia contro la Lazio, spinta anche dalla gente infuriata per quel derby perso?

«Non lo so. Ormai certe situazioni le vivo troppo da lontano. Io, però, porto sempre come esempio la feroce contestazione a Trigoria dopo una sconfitta a Bergamo contro l’Atalanta, anche lì in Coppa Italia. Vincemmo lo scudetto… ».

Quali giocatori sono stati decisivi inqueste dieci giornate?

«Certamente Pjanic. E anche Ljajic. Strootman lo conoscevo meglio e sapevo quanto fosse forte. Bravo pureBenatia».

Quando era ct dell’Inghilterra seguiva Gervinho nell’Arsenal: qui va alla grande. Lì, invece?

«Era partito bene anche a Londra. Poi si è un po’ smarrito.Ma è bravo e utilissimo».

Pure gli italiani, da De Rossi a Florenzi, e per non parlare di Totti, sono tra i protagonisti. «Sono tre di casa. La romanità ci sta sempre bene in quello spogliatoio. Anch’io avevo italiani e romani nel mio. E siamo arrivati fino al traguardo»

 

 

Fonte: Il Messaggero

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