Rassegna stampa

Carpi, la cavalcata dalla D alla serie A

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 29-04-2015 - Ore 07:48

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Carpi, la cavalcata dalla D alla serie A

La fusione tra Carpi e Dorando Pietri, gli spareggi persi e quelli vinti, il terremoto, la tenacia: una grande favola diventata realtà. Un sogno chiamato serie A. Per la prima volta nella sua storia, il Carpi arriva tra le stelle del calcio italiano. Storica la promozione in serie B conquistata nel 2013 a Lecce nel ritorno della finale dei playoff, inattesa quella in serie A conquistata dopo appena due stagioni in serie B.

E' una storia unica quella scritta dai giocatori del Carpi, l'esaltazione del calcio di provincia, un progetto vincente e virtuoso che in pochi anni è esploso, grazie al lavoro del direttore sportivo Cristiano Giuntoli, guidato da una proprietà che ha sempre tenuto d'occhio il bilancio sotto le direttive del patron Stefano Bonacini, imprenditore del tessile carpigiano, titolare dell'azienda Gaudì, uno abituato a cambiare almeno un allenatore a stagione.

Alla guida del Carpi promosso in serie A e che raggiunge nella massima serie l'altra squadra del modenese, il Sassuolo, c'è Fabrizio Castori, uno che ha vinto in tutte le categorie, prossimo debuttante (il suo contratto è in scadenza ma il rinnovo è automatico) nella massima categoria, arrivato l'estate scorso dopo il rifiuto di Pillon, l'allenatore che aveva portato il Carpi a pochi punti dai playoff le cui richieste economiche per restare erano state ritenute eccessive dalla società. Un arrivo quasi casuale quello di Castori, ma decisivo per le sorti della squadra. Il Carpi ad inizio stagione non rientrava nel lotto della favorite.

Lasciati andare i giocatori con gli ingaggi più alti, pur riducendo il monte stipendi (3,5 milioni circa), si è creata subito l'amalgama giusta già espressa dalla prime giornate di campionato.

E' la promozione del collettivo, di una squadra che corre e che fisicamente ha dimostrato di avere qualcosa in più delle altre. Tra i protagonisti il portiere Gabriel, prestato dal Milan, l'attaccante Mbakogu arrivato dal fallimento del Padova o il giovane Lasagna che l'anno scorso giocava in D nell' Este.

L'ascesa del Carpi inizia nel 2010. In quegli anni dopo la fusione tra il Carpi e la Dorando Pietri, alla guida del club sale Stefano Bonacini, mister Gaudì. La società è ambiziosa e dopo l'accesso alle semifinali dei playoff di serie D, nonostante la sconfitta nella finale a Pianura, il Carpi viene ripescato in C2. E' la svolta e alcuni giocatori di oggi come Pasciuti, Poli e Di Gaudio, sono gli stessi di oggi.

Un anno dopo nel 2011 arriva subito la promozione in C1. Il Carpi ha fame di vittoria. Nel 2012, anno del terremoto che mette in ginocchio la provincia di Modena e anche Carpi, la squadra biancorossa è la favorita nelle finale dei playoff. Ma a sorpresa nell'epilogo decisivo a Modena a vincere è la Pro Vercelli

Il futuro del Carpi è a rischio. Il patron Bonacini vorrebbe il Modena, fa la sua offerta ma l'allora patron Roberto Casari decide di vendere lo stesso Modena a Caliendo. Bonacini senza grande entusiasmo continua con il suo Carpi, Viene allestita una squadra non certo per vincere. Ma sul campo le cose vanno in modo diverso e nel giugno 2013 arriva la serie B

L'anno scorso, dopo un eccellente girone di andata, la neo promossa formazione modenese rallenta nel ritorno ma chiude comunque a testa alta. E sull'ossatura dello scorso anno è nata la squadra della serie A. Esaurite le feste, da decidere la sede dove disputare il prossimo campionato. Allo studio la possibilità di rendere agibile lo stadio di casa, il vecchio Cabassi, anche se la destinazione più probabile sembra quella di Modena. 

La società, guidata dagli imprenditori tessili Bonacini, Marani (proprietari del marchio Gaudì) e Caliumi, sta già lavorando alla prossima stagione, dove confermerà il gruppo storico di 12 giocatori tutti già sotto contratto con lunghezze che vanno dal 2017 al 2019, anche se l'incognita è lo stadio: serve un miracolo per ampliare da 4200 a 10mila posti il vecchio "Cabassi" e chiedere la deroga per la A.

Fonte: gazzettadimodena

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