Rassegna stampa

Conte e un’Italia senza Pirlo: “Ora ci penso”

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 10-11-2015 - Ore 08:11

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Conte e un’Italia senza Pirlo: “Ora ci penso”
REPUBBLICA - CURRO' - Conte confida nell’assoluzione pontificia. Papa Francesco, noto tifoso di calcio, oggi dirà messa allo stadio Franchi, a due passi da Coverciano, ma lui non ci sarà: è già impegnato a preparare l’Europeo. Il fervore del ct per il proprio lavoro, non certo laico, ieri lo ha quasi indotto a una clamorosa scomunica: l’ultimatum a Pirlo, emigrato in America e in vacanza fino a marzo dal locale campionato. O il regista lascia Little Italy per tornare in serie A oppure rischia di non trovare più posto nell’Italia. «Devo essere freddo e prendere in considerazione l’ipotesi che Andrea possa non esserci più. Va per i 37 anni. Se tornasse qui, sarei molto contento: lo vedrei sempre, si allenerebbe in una certa maniera e farebbe ancora la differenza. Il timore che la lontananza possa fargli perdere tutto questo è legittimo ».
Ma sono altrettanto legittimi i dubbi sul ritorno del campion prodigo, che a New York si è ambientato benissimo: costa parecchio, in Europa soltanto il Manchester City (ha lo stesso proprietario del New York City) potrebbe prenderlo con facilità e in serie A le perplessità sulla spesa circolano sia tra gli ipotetici acquirenti dell’Inter sia tra gli eterni estimatori del Milan. Analogo tormento avvolge l’altro “americano” Giovinco, penalizzato a sua volta dal letargo della Mls.
Ma l’ultimatum simile a una bocciatura definitiva il ct lo ha lanciato a chi ha contribuito marginalmente alla qualificazione o non ha dimostrato attaccamento alla Nazionale: sono già quasi fuori dalla lista dei 23 Balotelli, che ieri è volato per la pubalgia dal luminare Holmich a Copenaghen, Insigne e Berardi che fecero il gran rifiuto (il napoletano pressato dal club), i discontinui Immobile e Destro. Per la ragione opposta sperano De Silvestri e Giaccherini. È lo spartiacque tra la Squadra di Conte e tutto il resto: rientrare nel gruppo, attraverso le due prove di marzo con Spagna e Germania, sarà un’impresa. «Al centro abbiamo messo il gioco, non i singoli. E la moralità, gli atteggiamenti in campo e fuori. Servono valori straordinari per fare cose straordinarie e gli uomini straordinari non sono tanti. Insigne e Berardi sono a casa per scelta tecnica. De Silvestri si è rotto il ginocchio per noi e alla prima occasione l’ho riconvocato. Verratti ha giocato in Azerbaigian a rischio d’infortunio. Altri avrebbero privilegiato il club. Alle società diamo rispetto, ma lo pretendiamo anche». Da oggi si pensa all’amichevole di venerdì col Belgio, primo nel ranking Fifa, i cui astrusi meccanismi hanno estromesso gli azzurri dalle teste di serie di Euro 2016. Il dg Uva comincia oggi all’Uefa la battaglia per riformarlo. Nel frattempo, col ripescato “belga” Okaka tra gli esaminati, il ct verifica l’ardito 4-2-4 e il 4-3-3. «Devo capire se, contro i più forti, posso permettermi certe soluzioni».

Fonte: REPUBBLICA - CURRO'

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