Rassegna stampa

Di Martino: "Gattuso? Trattato come gli altri"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 20-12-2013 - Ore 10:33

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Di Martino:

LA REPUBBLICA (G. FOSCHINI / M. MENSURATI) - Gli applausi in conferenza stampa a Signori, il ct Prandelli che minimizza parlando di “quattro sfigatelli”, ora il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, che nel difendere Rino Gattuso commenta: «Fin qui si vede abbastanza poco». Al mondo del calcio l’inchiesta della procura di Cremona sul calcioscommesse non è mai piaciuta troppo. Hanno istruito grazie a queste indagini 144 processi sportivi, c’è la fila di giocatori che ammette e chiede di patteggiare, ma in tre anni dal mondo del pallone non si è sentito nemmeno un “grazie”. Oppure uno “scusate”.

Roberto Di Martino è il procuratore di Cremona. Se lo aspettava?

«Per noi questa è un’indagine come tutte le altre. Ha soltanto l’aggravante di essere molto importante per mole di atti e noi qui siamo senza pm e senza cancellieri »

Non è un’inchiesta come tutte le altre. La foto di Gattuso, per dire, era sulle prime pagine di tutti i giornali.

«Gattuso è uno delle centinaia di indagati dell’indagine. Mi è dispiaciuto molto sentire e vedere certe cose. La sua è una posizione collaterale, quasi marginale»

Perché lo avete indagato allora?

«Perché dovevamo. A me personalmente Gattuso sta anche molto simpatico, ho tifato per lui in nazionale quando giocava. Ma avrei fatto onore al mio mestiere se avessi avuto per lui un trattamento diverso a quello di un qualsiasi altro cittadino? Gattuso è campione del mondo per la storia. Ma non può esserlo per la giustizia »

Lo accusate di aver avuto contatti con Francesco Bazzani, detto il Civ, prima di alcune partite. Ma non c’è altro. Tra l’altro Gattuso non risponde mai a questi messaggi. Tanto basta per l’iscrizione nel registro degli indagati?

«L’iscrizione, vorrei ricordare, è un atto a garanzia dell’indagato. E comunque ci sono delle risultanze, e delle coincidenze diciamo così, tali, da meritare un approfondimento. Non potevamo far finta di niente. In Italia esiste l’obbligatorietà dell’azione penale »

Era necessaria la perquisizione alle sei del mattino?

«Da che mondo e mondo le perquisizioni si fanno alle sei del mattino. Dopodiché abbiamo preso quello che cercavamo (ndr, computer e supporti informatici). Se troveremo qualcosa di interessante, verrà chiesto il rinvio a giudizio. Caso contrario, archivieremo. In un procedimento le posizioni non sono tutte uguali. Non abbiamo mica chiesto l’arresto di Gattuso. Qualcosa vorrà dire»

Il giudice Salvini nell’ordinanza fa un ragionamento sulla frode sportiva, sostenendo che è reato anche il “biscotto”, il “meglio due feriti che un morto”. Il riferimento era a Conte?

«Non lo so, non penso. Salvini ha condiviso un mio ragionamento generale: se due squadre decidono di pareggiare, comunque raccolgono un vantaggio. Che è di non perdere. Quindi per me commettono un reato. Ne abbiamo parlato anche la scorsa settimana a Bruxelles, dove siamo stati chiamati dall’Unione Europea. Vogliono pensare una legislazione comune, lì sono molto interessati a quello che stiamo facendo »

Vede ancora il calcio?

 

«Cerco di non pensare a questa indagine. L’altra sera ho registrato le due partite di Champions. Mi è dispiaciuto molto per il Napoli. Poi vedevo il Milan. A un certo punto ho sentito che si era fatto male Abbiati e si scaldava l’altro portiere, Coppola (ndr, l’accusatore di Conte: uno dei testimoni dell’inchiesta). Allora… Ho spento »

Fonte: la repubblica

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