Rassegna stampa

Il ritorno della Sensi: "Il calcio nel dna e Totti nel cuore"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 28-12-2015 - Ore 14:50

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Il ritorno della Sensi:

IL CORRIERE DELLA SERA - PICCARDI– Il senso di Rosella per il calcio, dopo 18 anni ruggenti di As Roma, oggi abita in un sobrio ufficio della Lega Nazionale Dilettanti, dipartimento calcio femminile, troppo angusto per contenere la passione di una vita. "Adoro il calcio-spezzatino: in una domenica riesco a vedere quattro partite! In famiglia sono quella che ha ereditato l’amore di papà per il pallone. È nel mio dna: nonno Silvio fu tra i soci fondatori della Roma. Sviluppare il calcio donne in Italia è una sfida: con le ragazze riscopriamo il senso di appartenenza e un gioco più umano, godibile". Rosella Sensi, la presidentessa (2008-20011, dalla morte del padre alla cessione a UniCredit), è tornata a casa: "All’assemblea di Lega ho spiegato ai miei ex colleghi le potenzialità del movimento…".

Risatine?
"Non si permettono. Per me questo è un lavoro vero. Il calcio, maschile o femminile, non è difficile. Però è una cosa seria".

I fatti di Locri lo dimostrano…
"In un mondo civile si deve praticare sport liberamente. Il 10 gennaio saremo tutti lì a tifare".

Perché proprio lei Rosella?
"Conoscevo il presidente Tavecchio: sono stata coinvolta da lui a fine ottobre. Di calcio donne sapevo poco: mi sono messa a studiare. La Figc ha imposto un cambio di attenzione, segnale importante. Arriviamo tardi rispetto al resto d’Europa, però arriviamo".

Con quale meta?
"Prima cosa: non sovrapponiamo le donne agli uomini. C’è un modo diverso di appassionarsi e tifare. In Italia il cal- cio è declinato solo al maschile. Un problema di cultura, curiosità, società. Eppure da una ricerca marketing sulla Roma risultò che il 60% del pubblico era di donne. Portano i fidanzati allo stadio, comprano gadget. Ripartiamo da qui".

Però il calcio femminile — secondo lo stereotipo — fa venire le gambe grosse…
"Tirar calci non produce gambe grosse. Lo spiegheremo alle mamme, che devono portare le bambine al campo con la tranquillità con cui portano i figli; andremo nelle scuole, nelle famiglie, nei club maschili. Negli Usa voler diventare come Carli Lloyd, che nella finale del Mondiale ha segnato una tripletta al Giappone, è normale. Da noi sarà un processo lento: innanzitutto dobbiamo capire come cambiare marcia".

La finale 2016 di Champions sarà a Reggio Emilia…
"Andrà sfruttata. Nei quarti c’è il Brescia, chissà…".

Il caso Belloli («Basta dare soldi a quattro lesbiche») era sembrato un ritorno al Medioevo…
"È stato una doccia fredda che ci ha danneggiati ma l’impulso al movimento era già in atto. In quella settimana ho sentito sdottorare espertoni di calcio femminile che poi sono spariti: che fine han fatto?".

L’esempio della Fiorentina (lanciare la squadra femminile con il totem Panico) verrà seguito anche da altri?
"Lo spero. I Della Valle hanno dimostrato, più di altri, di saper guardare avanti. Hanno visto, prima di tutti, il futuro".

Certo 258 squadre femminili a regime tra A, B, Lega Pro e D sembrano un progetto un po’ utopistico…
"Non mi piace parlare di numeri né di tempistica, che pure ho in testa. Vorrei parlare di fatti, che presto arriveranno, e di messaggi positivi: il calcio donne, in questo, sarà veicolo importantissimo".

Intanto il difensore del Bari Debora Novellino, nipote di Walter, è stata iscritta alle selezioni di Miss Italia…
"Il concetto è: siamo belle, aggraziate e, ops, sappiamo anche giocare a pallone. Alice Sabatini, Miss Italia 2015, è una giocatrice di basket e nessuno ha protestato. Criticare Debora è un’assurdità. Anche così ci si batte contro i pregiudizi. Poi, certo, le ragazze vanno aiutate a vincere di più".

Il salto di qualità, infatti, deve passare necessariamente dai risultati. Come?
"Dando seguito alla piccola rivoluzione di Tavecchio. Coinvolgeremo tutte le realtà del calcio: Federazione, Lega, società, media. Alzeremo il livello di professionalità di tutto l’ambiente: educatori, tecnici, medici, fisioterapisti. Presto vorrei in tv e sui giornali i risultati delle donne".

Si era parlato di lei come presidente della Lega di serie A e della Lnd, Rosella. Insegue una carriera politica?
"Boutade… Non ho alcuna velleità dirigenziale e ci sono regolamenti da rispettare".

Cosa le hanno insegnato quasi vent’anni di As Roma?
"Che da soli non si fa nulla. Il calcio è un gioco di squadra, in campo e fuori".

È tornata a vedere i giallorossi allo stadio?
"Mai. Sono tornata all’Olimpico per la Nazionale. Ma senza striscioni, cori, colori l’ho vissuto con distacco".

Pallotta…
"La fermo. Non mi piace esprimermi su un’altra dirigenza. A parti invertite, non lo gradirei. Quindi taccio".

Ha sentito Totti di recente?
"A Natale, per gli auguri. Con Francesco c’è un affetto che non finirà mai. Il giorno del suo ritiro sarà triste e dovrà far riflettere il calcio italiano: chi mai potrà incarnare ciò che Totti rappresenta da un quarto di secolo? Dopo l’autocritica, recuperiamo le radici".

Il giorno più bello?
"Lo scudetto 2000-2001 e l’abbraccio con mio padre. Ho visto tutta la storia della Roma sul suo volto. Certo si poteva vincere di più, ma quando si fanno le cose per amore non si hanno rimpianti".

Fonte: Il corriere della sera-G.Piccardi

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