Rassegna stampa

Italia, altro che scarsi cuore e spettacolo annichilito il Belgio

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 14-06-2016 - Ore 07:35

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Italia, altro che scarsi cuore e spettacolo annichilito il Belgio

LA REPUBBLICA - CURRO' - L’ultima vittoria dell’Italia al debutto di un Europeo risaliva al 2000, in Belgio contro la Turchia, e la firmò il Conte giocatore in rovesciata. Sedici anni dopo si è ripetuto da ct, rovesciando il pronostico: il 2-0 al Belgio della cosiddetta “generazione d’oro”, ieri sera non troppo dorata, è stato ineccepibile, al di là dei bellissimi gol di Giaccherini e Pellè. La Nazionale e i suoi tifosi hanno offerto, per ora, la migliore immagine del torneo. Fin dall’alba della partita è emersa la differenza tra il gioco davvero corale dell’Italia di bianco vestita, frutto di un evidente studio preparatorio, e quello estemporaneo del Belgio. Il merito del primo va certamente ascritto a Conte, la colpa del secondo a Wilmots. Non c’era azione della Nazionale che non obbedisse a movimenti sincronici, esaltati dalla capacità di reciproco soccorso, che rendeva elastico il passaggio dalla difesa a 3 alla linea a 4 e l’immediata moltiplicazione degli uomini in fase d’attacco. L’enorme e proficua spesa fisica di Candreva a destra, del prudente Darmian a sinistra e dell’ubiquo incursore- incontrista Giaccherini è stata la chiave della fresca serata lionese, dopo il diluvio pomeridiano. Ma anche il resto della squadra ha rispettato le consegne: Parolo ha gestito il pressing, De Rossi è stato una specie di libero davanti all’area di Buffon, geometrico ed essenziale, e il terzetto difensivo della Juventus, con mestiere pari all’affiatamento, ha spento i decantati talenti belgi, le poche volte in cui riuscivano a sfilarsi dalla rete contiana: Bonucci, Barzagli e Chiellini hanno chiuso lo spazio al poco svolazzante De Bruyne, hanno indotto Hazard a divagazioni in orizzontale, hanno tagliato la strada alle fughe di Lukaku. L’improvvisazione era vietata dai canoni di una manovra fulminea e verticale: lancio o taglio per Pellè, sponda per gli esterni al cross o per gli inserimenti dei centrocampisti. Il Belgio ha risposto con qualche duetto tenorile, non avendo funzionato la mossa di Wilmots con Fellaini trequartista civetta, per liberare i dribblatori: due tiri da fuori di Nainggolan, uno dei quali respinto da Buffon, sono stati il misero prodotto. La sola lacuna della macchina italiana si è confermata tecnica: troppi tocchi o passaggi imprecisi hanno macchiato la parte finale degli schemi, vanificando la ritrovata vena di Eder, lui sì abile nelle sponde di prima e autore perfino di due interventi fallosi, nella foga di contrasti a mediano. Destino ha voluto che proprio il più impreciso assurgesse a eroe: su un lancio da regista di Bonucci Giaccherini ha sfruttato la sommaria linea di fuorigioco del maldestro Ciman e di Alderweireld, per infilarsi in area, controllare di sinistro e beffare di destro Courtois, che subito dopo ha opposto i guanti a un sinistro di Candreva. Il successivo peccato di Pellé a fine primo tempo – il gol divorato con un colpo di testa fuori, su torre di Parolo – è rimasto veniale, perché a inizio ripresa Lukaku ne ha commesso uno più grave, sprecando con un pallonetto speranzoso il solo vero guizzo in tandem tra De Bruyne e Hazard, un magnifico contropiede con cambi di campo. Qualche allarme è nato dalla stanchezza, che ha allargato i reparti. Però si è allarmato ben più Courtois di Buffon. Il futuro portiere di Conte al Chelsea è balzato su un colpo di Pellè, evitando il 2-0. Né la temuta panchina di Wilmots, zeppa di campioni, ha cambiato la sostanza. Con Mertens, Origi e Carrasco, il Belgio ha organizzato qualche mischia, mentre le graduali rotazioni di Conte (De Sciglio per Darmian, Immobile per Eder, Motta per De Rossi) conservavano il canovaccio di una squadra capace di difendersi, di soffrire (quattro ammoniti il tributo fisiologico, come l’occasione per Fellaini, che si è impappinato a un passo da Buffon) e di ricorrere con successo al patrio contropiede: promettente la fuga di Immobile, con parata di Courtois, letale e didascalico il 2-0, destro al volo di Pellè sul cesello di Candreva. La Svezia di Ibra, venerdì a Tolosa, non fa paura.

Fonte: La Repubblica - Currò

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