Rassegna stampa

Justin entra e propizia il missile di Edin

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 20-08-2018 - Ore 09:15

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Justin entra e propizia  il missile di Edin

GAZZETTA - CECCHINI - Quando Justin nasceva, Edin aveva già masticato notti di paure e sogni. La guerra ringhiava alla sua porta e il calcio era la via di fuga per azzannare il futuro, per diventare Dzeko. D’altra parte, 13 anni di differenza sono tanti, così come assai diverso è stato l’ambiente in cui l’olandesino ha cominciato a muoversi, figlio d’arte di un Kluivert (Patrick) già stella. In un caldo pomeriggio d’agosto torinese, però, è arrivata la santificazione di coppia: cross del baby, sinistro al volo del senior e la Roma è decollata subito, con il web romanista già innamorato di quel 19enne che ha addosso le stimmate del fuoriclasse. Insomma, i paragoni paiono così ingombranti che Di Francesco, dopo aver accarezzato contropelo Dzeko («Sbaglia i gol facili, ma ci ha abituato alle prodezze»), ruggisce subito: «I social non mi interessano perché non aggiustano, ma rovinano i calciatori. Justin ha talento, ma deve imparare a muoversi fra le linee e smarcarsi per far male. Stavolta è stato promosso, ma non facciamolo diventare già un campione».

LA BENEDIZIONE E se Florenzi lo applaude («Può spaccare le partite»), la vera benedizione per Kluivert arriva da Dzeko, la cui rete – per certi versi simile a quella di Van Basten nella finale dell’Europeo ‘88 – ha perciò sapore «olandese». «Justin ha messo un cross bellissimo e io ho fatto un gol ancora più bello. L’anno scorso ne ho fatto uno forse un po’ più bello, ma anche questo è tra i primi tre di sicuro della mia carriera. Ho visto Kluivert a destra e pregavo che la mettesse sul secondo palo. L’ha fatto e io l’ho presa benissimo. Non ho mai pensato di metterla giù, perché era l’ultimo minuto e c’erano tanti uomini in area. Se l’avessi stoppata, non avrei segnato». Proprio vero, ma il bosniaco non dimentica i meriti dell’olandese, che ha esordito in Serie A venti anni e 4 mesi dopo l’addio di suo padre al nostro campionato. «Può giocare sia a sinistra che a destra – continua Dzeko –. Sicuramente ha cambiato la partita, ha fatto un bell’assist ed è quello che ci serve da giocatori che subentrano. Stavolta è toccato a lui, domani a un altro. Dobbiamo avere tutti la stessa mentalità, lo stesso atteggiamento». E lo dice uno che neppure i due pali colpiti fino a quel momento avevano scoraggiato. «È sempre difficile vincere a Torino, l’abbiamo visto negli ultimi anni, abbiamo sempre sofferto, ma penso che abbiamo fatto una buona partita, con tante occasioni, e prima o poi il gol doveva venire. I granata sono una buona squadra, con un bravo tecnico. Siamo stati anche in difficoltà, ma soffriamo e attacchiamo tutti insieme. Serviva solo vincere e lo abbiamo fatto, anche se non siamo ancora così brillanti come lo saremo tra 2-3 partite». Impressioni? Sembra una minaccia al campionato. La Roma di Dzeko e Kluivert non ha più voglia di fermarsi.

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