Rassegna stampa

Il calcio non si ferma

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 17-08-2018 - Ore 08:11

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Il calcio non si ferma

CORRIERE DELLA SERA - COLOMBO, PASSERINI - Chiuso per lutto. Ma solo su due campi, Marassi e San Siro, dove avrebbero dovuto giocare le due genovesi. Una scelta che divide, che spacca in due il mondo del calcio e forse non solo. Per qualcuno è poco, la giornata andava rinviata tutta. Per altri è giusto così, lo show deve andare avanti. Una cosa è certa: se ne discuterà ancora. E molto. Intanto però si giocheranno otto partite su dieci. Inclusa la grande festa di Verona, l’attesissima prima di Cristiano Ronaldo. Lo show è domani. Giorno dei funerali delle vittime del crollo del ponte.

Saltano solo Sampdoria-Fiorentina e Milan-Genoa, entrambe in cartellone domenica alle 20.30. Dopo la tragedia, il presidente della Lega di A, Gaetano Miccichè, ha deciso così. La Fiorentina, reduce dal dramma di Astori per la morte del quale il 4 marzo era stato sospeso il campionato, non si è opposta. Anzi, è andata oltre. E ha tuonato: davanti a tragedie del genere «tutti dovremmo fermarci».

Il tema è forte, la riflessione dolorosa ma doverosa. La Lega oggi spingerà per far disputare Milan-Genoa martedì 21 e Samp-Fiorentina mercoledì. Le altre otto gare si disputeranno regolarmente nel week end. Domani, giorno del lutto nazionale, a Verona si giocherà. È giusto? È normale? «Ci adeguiamo alle decisioni della Lega» è la posizione dei campioni d’Italia. Quelli del Chievo invece restano in silenzio. Di certo anche loro se la immaginavano diversa la storica epifania di CR7 al Bentegodi. Alle 20.30 poi ci sarà Lazio-Napoli. «Ci uniformiamo a ciò che viene disposto dalle istituzioni nel rispetto dell’evento e della situazione contingente» la formula di Claudio Lotito. Il Napoli informalmente fa sapere di aver condiviso la decisione.

Una cosa è certa. La scelta di Miccichè non è stata semplice. È maturata dopo una giornata convulsa, dura. Ne è uscita una soluzione che fa e farà discutere, sintesi fra l’impatto emotivo e la necessità di assecondare le esigenze del sistema pallone. Di certo in questo senso i precedenti non sono stati d’aiuto: c’è chi ha fatto notare che dopo i 300 morti del terremoto di Amatrice del 2016 la A non si fermò, come invece è avvenuto a marzo per Astori, o nel 2012 per Morosini.

«Penso di aver preso una decisione equa, rispettosa del dolore di tutti, di un Paese intero — ha dichiarato il numero uno di via Rosellini —. Ho avuto diversi colloqui con le autorità locali e con il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Sono state 24 ore di contatti e riflessioni. Il campionato è molto atteso, ha un rilievo internazionale, credo che sia giusto farlo iniziare». Miccichè ha annunciato iniziative di solidarietà per le famiglie coinvolte. «Mi impegnerò personalmente affinché la Lega sia promotrice di una iniziativa seria e approfondita, con denari veri, diversa dai modelli del passato».

Ma il fronte della serrata totale non è rimasto in silenzio, anzi. Fra le voci più dure quella ad esempio di Massimo Ferrero, patron della Samp, che aveva auspicato il rinvio di tutta la giornata. «Le partite si recuperano, i morti no». Ha fatto rumore la posizione di Federico Ferri, direttore di Sky Sport, che ha espresso il disagio per la situazione: «Giocare le prime due partite di campionato, la celebrazione di una festa, ovvero il debutto della serie A, nel giorno del lutto nazionale, a poche ore dai funerali per le vittime per la tragedia di Genova, è del tutto fuori luogo». La sua proposta: rinviare le due gare alla domenica.

Invece si giocherà, punto. Verrà osservato un minuto di silenzio e le squadre scenderanno in campo con il lutto al braccio, fa sapere la Lega. Ma così è abbastanza?

Fonte: CORRIERE DELLA SERA

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