Rassegna stampa

Nakata, che nostalgia «Quanto segna Totti»

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 14-06-2013 - Ore 09:45

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Nakata, che nostalgia «Quanto segna Totti»

(Gazzetta dello Sport – M.Cecchini) La differenza del personaggio è tutta in questo racconto: «Ho deciso di visitare tutte le 47 città del Giappone, finora sono arrivato a 44. D’altronde negli ultimi 4 anni ho fatto solo questo». Parole e musica di Hidetoshi Nakata, che ha voglia «di conoscere a fondo la cultura giapponese», tanto da stare per lanciare una propria marca di sake col suo nome. Il calcio, però, resta una sua passione, e infatti è in Brasile per commentare la Confederations Cup per conto di un’emittente del suo Paese. 

LA SUA ROMA…Prima di tuffarci nell’azzurro, però, la premessa è sulla Roma. «La seguo e vedo che Totti sta facendo sempre bene, segnando tanti gol. In generale, so che c’è una nuova proprietà straniera. Adesso il calcio sta cambiando un po’, basti pensare al Psg e al Manchester City. Prima nessuno ci credeva, adesso stanno cominciando a vincere. D’altronde i soldi servono». 

PRANDELLI & ZAC Alle Nazionali tutto sommato meno. «Conta il talento. Il Brasile è la favorita perché gioca in casa, anche se cerca l’intesa. Neymar è il più forte, ma avrà bisogno di tempo per integrarsi nel Barcellona, squadra che io amo. L’Italia? Non deve far drammi per il pari con Haiti, sono cose che capitano. Prandelli lo conosco bene perché mi ha allenato e so quanto sia bravo. È una persona seria e ha le idee chiare. Da giapponese temo più gli azzurri del Messico. Il Giappone arriva leggero psicologicamente, quindi ci provano. E poi in panchina hanno Zaccheroni, che sta facendo molto bene. Il nostro unico problema è che facciamo fatica a fare gol, ma abbiamo diversi buoni giocatori, come Kagawa che gioca nel Manchester United. Il mio azzurro preferito? Direi Pirlo, ha sempre l’idea giusta». Titoli di coda su Balotelli. «È bravo, ha carattere e come tutti i grandi è al centro di polemiche. Il razzismo? Nel calcio ce n’è poco, noi siamo abituati a stare tra popolazioni diverse. Intorno al nostro mondo, invece, le cose sono diverse». E non poco.

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