Rassegna stampa

Roma, Totti non finisce mai la firma su un’altra rimonta

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 03-05-2016 - Ore 07:11

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Roma, Totti non finisce mai la firma su un’altra rimonta

REPUBBLICA - SISTI - Il “ talismano” batte anche le punizioni e Strootman esiste, caso mai qualcuno se ne fosse dimenticato. Mentre la Roma si gode l’incantevole prospettiva di aver già conquistato l’accesso ai preliminari di Champions, senza però rinunciare al “progetto secondo posto”, Francesco Totti guadagna sempre più minuti. E non ne spreca uno. La Roma riscopre il piacere della rimonta totale, non come a Bergamo. Ed è ancora il capitano a ricacciare indietro l’avversario. Il Genoa aveva ribaltato il risultato sfruttando due aspetti tattici che pendevano dalla sua parte: la superiorità numerica a centrocampo e lo sbandamento sistematico di Maicon (dalla cui parte sono nati entrambi i gol genoani). Poi è arrivato Totti. Poi è salito Strootman. Poi è entrato Dzeko. Sui banchi di scuola allestiti da Totti per un breve ripasso. C’è da studiare una punizione da manuale, un tiro di elegante ferocia con palla in leggero movimento: è quello che riporta la Roma sul 2-2 al 32’ del secondo tempo. Con Strootman al suo fianco, c’è poi da analizzare la compassata bellezza di due centrocampisti (Totti e l’olandese che aveva ritrovato la titolarità dopo una vita passata nel mondo dei chururghi, dei fisioterapisti e della paura e dopo appena sei minuti giocati in questo campionato) che interpretano ognuno a modo suo il concetto, apparentemente basico, della palla giocata a un tocco. Elementare Watson? No. Prova a giocarci così. Corto o lungo. Oppure le due cose mescolate. Con la forza della qualità, usando il dinamismo (!) e il talento di Totti (per alcuni minuti marcato a uomo da Marchese), nonché riammirando lo Strootman “lavatrice” («tu gli dai una palla sporca e lui te la restituisce pulita», disse Garcia), la Roma che aveva lasciato troppo campo al limite della propria a area a Tachsidis, Suso e Dzemaili, perché Nainggolan aveva fatto il centravanti per quasi un’ora, negli ultimi minuti ritrova in sé l’energia, e fuori gli spazi, per spegnere il Genoa quando sembrava già tutto scritto. Gasperini ci ha messo del suo spolpando il proprio centrocampo con sostituzioni che hanno palesemente impoverito il reparto che dava più fastidio a Spalletti. Aggiungi un Dzeko ispiriato e la frittata prende di colpo un colore imprevisto, perché cambiando il cuoco cambiano gli ingredienti. La rete del 2-3 somiglia per rapidità d’esecuzione a quella del primo vantaggio giallorosso. Salah al 6’ primo tempo aveva concluso un esemplare evento corale. El Shaarawy al 42’ della ripresa chiude una triangolazione ampia con De Rossi e il bosniaco. Entrambi movimenti eseguiti a una velocità inaccettabile per il Genoa di Burdisso. I padroni di casa avevano pareggiato con Tachsidis (43’ pt) ed erano andati avanti con Pavoletti (20’ st). Complice la desolata fascia destra difensiva giallorossa, avevano saputo catturare il meglio dai loro uomini più in forma (Suso e Laxalt). Ballano un quasi rigore su El Shaarawy e un generoso giallo a De Rossi. Ma con Rüdiger a destra la Roma riparte e vince mentre il Genoa con Ansaldi, De Maio e Silva diffidati in panchina, si rimpicciolisce davanti a Totti, Strootman e Capel che si divora il 3-3. Dei suoi primi 90’ in due anni e mezzo l’olandese dice: «Ieri sera ero morto, ma sono felice come un bambino. Mi sento come se questa fosse veramente una seconda vita». Grazie alla sua seconda vita le tracce del Napoli sono ancora visibili.

 

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