Rassegna stampa

Rudi l’equilibrista. Tra Luis e Zdenek

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 13-06-2013 - Ore 12:12

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Rudi l’equilibrista. Tra Luis e Zdenek

(Il Messaggero – A.Angeloni) Tre anni e tre allenatori diversi. Un dato comune, oltre a quello dei risultati pessimi, a tratti umilianti: il 4-3-3.Così Luis Enrique, così Zdenek Zeman, così sarà anche Rudi Garcia. Stessi numeri, tre modi diversi di interpretarli. Chi lo vuole orizzontale, chi verticale. Garcia per certi aspetti è più vicino a Luis Enrique che non a Zeman. Diciamo che nel complesso è la via di mezzo. Calcio spettacolo, un po’ più equilibrato. 

IL SUO LILLE –  Ecco i campioni di Francia 2011: Landreau; Debuchy, Rami, Chedjou, Beria; Balmont, Mavuba, Cabaye; Hazard, Sow, Gervinho. I terzini spingono in contemporanea, uno dei due, Beria, diventa di fatto un attaccante esterno, creando quindi una sorta di 3-3-1-3 che, per inciso, è il celebre modulo teorizzato da Bielsa. Il mediano Mavuba arretrava a copertura della difesa. E Hazard partiva da destra e si accentrava spesso da trequartista. Quindi, in fase offensiva: Hazard più i tre davanti Gervinho, Sow (capocannoniere nel 2010/11 con 25 gol) e appunto Beria, il terzino

Caratteristiche del modulo: velocità, molto pressing, preferibilmente pochi lancioni in avanti e, soprattutto, possesso palla. Tanto, alla Luis Enrique (forse è più auspicabili dire alla Guardiola). Ecco i dati del possesso medio per gara del Lille nelle cinque stagioni della gestione di Garcia. Stagione 2008/09: 52%; 2009/10: 54%; 2010/11: 55% (record Ligue 1 della stagione); 2011/12: 58% (record Ligue 1 della stagione); 2012/13: 55% (record Ligue 1 della stagione); Media complessiva: 54,8%. Garcia vuole calciatori dai piedi buoni, dinamici, veloci, reattivi. Le fasce sfruttate più per la proposizione che per la sovrapposizione. Attaccanti più inclini a accentrarsi che non al cross dal fondo. Squadra non particolarmente «cattiva»: media di 1,72 ammonizioni/partita nei cinque anni di Lille. Squadra che va al tiro spesso e volentieri: 14 volte/medie per partita nell’ultimo campionato. Quella di Luis non tirava, quella di Zeman sì. 

LA ROMA CHE SARÀ –  Detto questo, la prima considerazione che viene in mente è sul ruolo di De Rossi. Daniele è perfetto per il ruolo di centrale davanti alla difesa, pronto a schierarsi in mezzo ai due stopper per lasciare avanzare i terzini e chiudere le traiettorie della palla e le imbucate degli avversari. Ma la sua presenza resta in bilico per tutta una serie di motivi ormai noti. Con De Rossi, il Nainggolan della situazione (o Paulinho) può fare l’intermedio, senza De Rossi farà o farebbe il centrale, un po’ quello che faceva Mavuba nel Lille o Busquets nel Barça. I terzini attuali non vanno bene per quel tipo di calcio. Paradossalmente quello adatto sarebbe Dodò. Per adesso Garcia può contare anche su Balzaretti, che è difficile piazzare sul mercato e forse merita anche un’altra chance, visto che la scorsa stagione dovrà essere per tutti irripetibile. Però intanto tiene d’occhio il suo pupillo Digne, sperando non sia il José Angel di Luis Enrique. A destra attualmente ci sono Torosidis e Piris. Jung, visto che non si può nemmeno sognare Dani Alves, è quello che – sulla carta – più si adatta all’interpretazione di terzino d’attacco: corsa, gamba, tiro. Insomma, le fasce sono da rifare. I centrali vanno bene, perché in Marquinhos, Castan e Benatia (per ora anche Burdisso e Romagnoli) c’è fisicità, velocità e tecnica. In attacco resta l’incognita Osvaldo, che quasi sicuramente sarà ceduto per poi acquistare un attaccante esterno (Payet è un papabile). La società ha deciso di puntare su Destro centravanti e a destra su Lamela. Totti, come sempre e finché ne avrà, farà l’esterno trequartista o la punta centrale.

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