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Tratta di baby calciatori: affidamento e lavori fittizi, così si aggirano le regole

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 04-04-2014 - Ore 08:54

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Tratta di baby calciatori: affidamento e lavori fittizi, così si aggirano le regole

Il più bravo di tutti fu comprato bambino per pochi spiccioli, e siccome non c’erano fogli di carta e un minuto da perdere, il direttore sportivo del Barcellona Carles Rexach gli fece firmare il contratto su un tovagliolo. La leggenda di Leo Messi, approdato in Europa coi genitori al seguito, spiega la grande illusione che alimenta la tratta dei piccoli calciatori. Una guerra globale, in cui società, procuratori, mediatori corrono per anticipare la concorrenza e danzano sul confine delle regole. La sanzione al Barcellona (un anno senza mercato per irregolarità nel tesseramento dei minori) riporta alla luce una piaga a lungo tollerata. 

La Fifa - che secondo la stampa spagnola starebbe indagando su altri club - vieta il trasferimento internazionale di minori, a meno che non ricorrano circostanze eccezionali (la migrazione al seguito dei genitori; lo spostamento nei 50 km dal confine; il trasferimento all’interno dell’UE di chi abbia già 16 anni). Fa prevalere la tutela del sano sviluppo del fanciullo sugli interessi sportivi. Ma le vie per aggirare i divieti sono infinite«I club, anche di un certo livello — racconta un agente internazionale, chiedendo di restare anonimo — non si fanno poi tanti problemi. Spesso hanno un dirigente che prende in affidamento più di un minore, vale soprattutto per gli africani. Oppure trovano un lavoro ai genitori: per la Fifa, la famiglia deve spostarsi per motivi indipendenti dallo sport, ma basta un’azienda partner o compiacente della società per sistemare i papà: è solo questione di soldi. E alle famiglie va una percentuale, come nel caso Neymar».

Legale, ma eticamente discutibile, la pratica dell’affidamento: i minori poi finiscono in collegi o foresterie. Prima dei club, però, arrivano sedicenti osservatori. «In Africa — aggiunge l’agente — falsi procuratori adescano minorenni che giocano in squadre non registrate alla Fifa: con la scusa di portarli a giocare in Europa li strappano alle famiglie e li vendono a criminali e trafficanti». Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, il calcio è uno dei mercati emergenti per i paesi in via di sviluppo: i calciatori sono le nuove materie prime. I barrios sudamericani, i villaggi africani, adesso l’Est: Lee Seung Woo, il nuovo Messi del Barça, è sudcoreano. La Fifa nel 2011 ha contato 13mila trasferimenti di minori, dati del Transfer Matching System: un cervellone che registra club e tesserati e vigila su tutte le operazioni di calciomercato.

Sfuggono, però, i bambini “rubati” a squadre amatoriali o prelevati direttamente a casa. Jean-Claude Mbvoumin, ex calciatore camerunese, ha fondato nel 2001 l’associazione Foot Solidaire, che lavora per tutelare i baby calciatori dell’Africa. «È la prima volta che la Fifa prende una decisione così netta e decisa — commenta soddisfatto —. Sorprende che colpisca il Barcellona, ma tutti devono rispettare le regole e ogni intervento a tutela dei diritti dei bambini è da salutare con entusiasmo». La tratta, spiega Mbvoumin, «è una piaga che colpisce non solo l’Africa, ma adesso anche il Sud-Est asiatico. Per pochi soldi, le famiglie vengono convinte a lasciare i propri bambini nelle mani di mediatori senza scrupoli. E quelli che non sfondano, magari per un infortunio, vengono spesso abbandonati al proprio destino. Li cercano sempre più piccoli, ma cos’è meglio? Allontanarsi di casa a undici anni, andare lontano, rischiare di finire in strada? La soluzione è incentivare la formazione nei paesi d’origine». In Italia, giocano 35mila ragazzi stranieri. I minori al primo tesseramento, 9.434, sono aumentati del 23,2% in un anno. La tratta dei piccoli campioni ha ispirato il film del 2012 “Il sole dentro”. E Juan Pablo Meneses, giornalista cileno, ha pubblicato “Niños futbolistas”, in cui si è finto agente e ha comprato un piccolo calciatore del suo paese per 200 euro. Racconta di un sottobosco dannato, in cui i giornalisti vengono assoldati per stilare liste di giovani prospetti, dove si pagano anche 500 dollari per il numero di telefono dei genitori di un talento, dove un ragazzo di 14 anni ha per forza già un procuratore. Ha usato lo stesso metodo del suo libro precedente. Lì, indagava sul mercato dei vitelli.

Fonte: La Repubblica (M. Pinci/ F. S. Intorcia)

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