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Cleopatra

condividi su facebook condividi su twitter 31-01-2016

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Cleopatra

La faccia di Tottti, in piedi davanti alla panchina, estasiato, è quella di Cesare di fronte a Cleopatra. Sul cross di Zukanovic, del resto, El Shaarawy si avviluppa come la regina d’Egitto dentro al tappeto di Apollodoro, e ciò che ne esce è il primo tratto dell’amore sovrano tra Roma ed Egitto (Cleopatra, 1964). 

Non poteva sognare debutto migliore il Faraone, che dopo un tempo passato a fare la sfinge si trasforma in scorpione e, con un colpo di coda (di tacco), avvelena il pallone indirizzato a Leali. E’ il 2-1 che restituisce alla Roma la consapevolezza della vittoria, la prima del 2016 e della nuova era spallettiana. Il gol iniziale di Nainggolan, infatti, non era bastato, dato che Zukanovic aveva fatto Penelope, prima salvando il pallone a Szczesny battuto, poi consentendo a Ciofani di disfare la tela. 

Ma anche la prestazione del bosniaco merita applausi, come quella di Rudiger del resto, capace di mettere fisico, ordine e qualità nel ruolo più scoperto della stagione. Dirompente il tedesco di fronte al Frosinone, proprio come i suoi connazionali di fronte a Cesira (La Ciociara, Sophia Loren, 1960).

Ma quella di ieri è soprattutto la notte che incorona Cleopatra. Magnifica nel suo splendore, come la veronica che consente alla Roma di girare partita e, si spera, stagione. Non è un caso che anche Totti ne resti ammaliato e quando entra il campo al 60’ sembra Cesare a capo della processione dei romani. La festa ha inizio e, nell’adulazione generale, Cleopatra diventa per Roma l’emblema della rinascita. Così anche Cesare ritrova vigore e in mezzo al campo dispensa palloni a ripetizione: girandole, stop, aperture, fino alla verticalizzazione che dà a Pjanic la soddisfazione dell’ottavo gol personale in campionato (il decimo in stagione) e alla Roma il sorriso di una vittoria finalmente ritrovata.   

Poco per sentirsi di nuovo invincibili, molto per credere di poter finalmente sistemare le cose. «Serviranno altre prestazioni importanti e altre vittorie», ammonisce però El Shaarawy, il primo a sapere che un Impero come quello romano non può reggersi su notti tanto sfarzose quanto  episodiche. «Dobbiamo conquistare altri punti, a partire dai tre in palio contro il Sassuolo».

Da sistemare, in effetti, restano ancora molte cose, dalle conclusioni di Dzeko, ai dribbling di Salah, passando per i muscoli di Digne e Florenzi. A complicare le cose, nell’immediato, contribuisce pure la squalifica di Manolas, ma il primo mattone della piramide Cestia è posto e il merito va riconosciuto. A Walter Sabatini, soprattutto, forse l’unico ad averci veramente creduto, pensando stavolta più a un’opportunità di crescita che a una plusvalenza. Il tempo dirà, ma vale la pena di crederci. 

Fonte: a cura di Marco Madeddu

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