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Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo

condividi su facebook condividi su twitter 05-11-2015

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Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo

MARCO MADEDDUIl Buono, il Brutto e il Cattivo. Tutto nel match di ieri sera, proprio come nel film di Sergio Leone, anche se a farla da padrone stavolta ci hanno pensato “Risultato (Il Buono), Errori difensivi (Il Brutto) e Infortuni (Il Cattivo)”.

L’Inno della Champions sembra lasciare il posto alle note sublimi di Ennio Morricone (romano e romanista anche lui, guarda caso!), e introduce la scena iniziale: Dzeko gira su se stesso e lancia Salah, che spara il primo colpo trafiggendo Leno; ma è solo l’inizio! L’egiziano smette i panni di Clint Eastwood e lascia il ruolo del “Biondo”, ovviamente, al bosniaco, che a due mesi dall’ultimo sorriso, tramùta un colpo in una raffica, tale da zittire lo sciame di critiche che gli si era sollevato intorno. Resta solo la polvere e il fumo fuori dalla canna di un’arma che però rompe con l’idea di diventare “doppietta”: delittuoso l’errore sottoporta al 32’.

E’ qui che cambia la trama di un film che sembrava dall’esito scontato ed entra in scena il “Brutto”. Salah perde brillantezza e invece di infierire rianima il nemico, che a inizio ripresa presenta il conto. Mehemdi ed Hernandez riavvolgono il nastro e replicano la scena della BayArena: tutto in appena 6 minuti! Il Western italoamericano si trasforma in una sorta di Apocalypse Now, col finale però dominato da un Pjanic che ai panni di Benjamin Willard (il “Buono” della pellicola di Francis Ford Coppola) preferisce quelli polverosi e caratterizzanti di Lee Van Cleef, ossia di “Sentenza” (per restare al racconto di Sergio Leone). E’ lui che scrive la parola fine su un confronto tanto folle quanto emozionante, anche se la serata riserva un ruolo anche al “Cattivo”, che con la precisione del cecchino colpisce i muscoli di Florenzi prima, Maicon poi e in ultimo di De Rossi, costretto a rimanere in campo nonostante il dolore. Il conto in vista del derby è salatissimo, anche a fronte di un premio significativo come quello consegnato dalla classifica, che mette finalmente la Roma davanti a Bayer e Bate Borisov. Non c’è nulla di definitivo, e neppure di rassicurante, ma l’affanno testimonia il respiro! La Roma c’è, con i suoi tanti difetti e gli innumerevoli pregi, fatti di qualità e carattere, di bellezza imperiale e tigna! Come nella pellicola del ’66, bellezza e bruttezza coesistono, umanità e ferocia si miscelano. I tifosi festeggiano e si lagnano, e se non meritano l’Oscar (Garcia: “Mi aspettavo più sostegno dal pubblico”. Sabatini: “Dispiace per il distacco della gente”), non meritano neppure il rimprovero. 

Fonte: a cura di Marco Madeddu

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