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Point Break - Match Point

condividi su facebook condividi su twitter 21-03-2016

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Point Break - Match Point

La zona mista dell’Olimpico come la spiaggia australiana di Bells Beach. Piove copiosamente dopo l’annuncio delle dimissioni di Walter Sabatini, che come Bodhi (Patrick Swayze) si trova finalmente di fronte alla “sua” onda. La Roma che ha preso forma con Spalletti è quella che stava inseguendo: «Quella che sta portando avanti l’allenatore - ammette  con l’animo imperniato di soddisfazione mista a rammarico - è una vera e propria rivoluzione culturale,  quella che avrei voluto fare io cinque anni fa e che non mi è riuscita».

L’ha trovata, dopo tanto inseguirla.A prescindere dal risultato ottenuto contro l’Inter, la Roma ora è una squadra che ha uno stile proprio, fatto di bel gioco, carattere, eleganza nei commenti. Per questo, già prima della partita, Sabatini può tesserne le lodi. Nella capitale si può far calcio, senza ricorrere agli alibi o alle giustificazioni, senza ricondurre necessariamente tutto all’ambiente.

Ma come Bodhi sulla spiaggia di fronte a quello sterminato panorama di onde, Sabatini guarda fiero e rammaricato all’orizzonte: «Ho chiesto a Pallotta la risoluzione anticipata del contratto».

La vita, del resto, non sarebbe più la stessa. Bodhi rimarrebbe chiuso tra le sbarre di un carcere statunitense, Sabatini incatenato a Trigoria, stretto nel ruolo e nella considerazione. La libertà d’azione di cui entrambi hanno goduto finora sarebbe solo un pallido ricordo e allora tanto vale scrivere la parola fine. Bodhi cavalcherà quell’onda e morirà con essa, Sabatini è pronto a surfare fino a fine campionato, per poi chiudere definitivamente con la Roma.  

Così, quando Luciano Spalletti lo trova nel garage dello stadio Olimpico, ha lo stesso atteggiamento di Keanu Reeves con Patrick Swayze nella scena finale di Point Break (1991). Il rimprovero è necessario, anche se pare un puro atto formale. Sanno entrambi che quell’onda merita molta più considerazione degli errori commessi in passato, quelli che in qualche modo gli hanno consentito di trasformare il garage dell’Olimpico nella spiaggia di Bells Beach appunto. Questa Roma, che piaccia o no, è il prodotto di una tortuosa aspirazione, che soltanto ora riesce a trasformare le primordiali allucinazioni in evidente materializzazione. La Roma «immaginifica», a tratti «potente e arrogante», esiste davvero: è comparsa davanti agli occhi di Sabatini come l’onda di fronte a Patrick Swayze. Non ce n’è una migliore: per questo vale la pena cavalcarla e morire con essa: «Non ho altre offerte – sottolinea – non ho altri progetti». Così, non resta che vivere il momento, proprio come fa la Roma in campo, ricorrendo magari anche a un po’ di fatalismo. («Deve accadere un cataclisma affinché io rimanga», aggiunge, guarda caso, Sabatini). Il film della partita, del resto, testimonia che, al netto dei convincimenti, la casualità recita sempre un ruolo da protagonista. Come per Chris Wilton (Jonathan Rhys Meyers) in Match Point, che allo stesso modo di Edin Dzeko, coglie il senso della propria esistenza: «Preferisco avere fortuna che talento. La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita». Il pallone calciato male a 5 minuti dalla fine, quello che produce il gol di Nainggolan e che mette al riparo la Roma nella corsa al terzo posto, è la pallina da tennis che dopo aver colpito il nastro cade nella propria metà campo. Solo apparentemente sfortunata. Come l’anello lanciato nel fiume dal protagonista del film di Woody Allen (2005), che sbatte sulla balaustra e cade a terra. Trovato da un clochard permetterà a Chris di evitare l’arresto per omicidio volontario. La Roma è sotto 1-0, rischia di mettere a repentaglio la propria posizione di pregio in classifica, “altolocata” come la vita che Chris ha saputo costruirsi intorno. Quel pallone, che se colpito bene avrebbe forse prodotto l’ennesima parata di Handanovic, ruzzola fino a Nainggolan, e da lì in porta: 1-1. E’ il segno che la fortuna esiste, e forse aiuta chi lo merita o chi la sa cercare. Edin Dzeko la insegue, proprio come Chris e in fondo come lo stesso Bodhi. Ora non resta che cavalcarne l’onda

Fonte: a cura di Marco Madeddu

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