Il buco nel muro

Orgoglio e dignità: da quel buco le parole d'ordine di Andreazzoli

condividi su facebook condividi su twitter 27-04-2013

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Orgoglio e dignità: da quel buco le parole d'ordine di Andreazzoli

Dopo un pareggio come quello contro il Pescara non è facile ricominciare. Non lo è soprattutto per chi, come Aurelio Andreazzoli, su un finale di campionato ad alti livelli, col bonus della Coppa Italia, ci aveva scommesso il proprio futuro. Aveva poche frecce al proprio arco, l'ex tattico di Spalletti (usando un'espressione che sicuramente non gli farà piacere), per provare a tramutare quel «temporaneamente» col quale i dirigenti giallorossi lo avevano fatto accomodare sulla panchina della Roma in un «per la prossima stagione».

Purtroppo però, lo stesso non è stato per i suoi calciatori, troppo impegnati a preservarsi in vista della finalissima della coppa nazionale per preoccuparsi delle sorti dell'ennesimo allenatore sacrificato in nome di un'anarchia, che ormai da troppi anni alberga nello spogliatoio giallorosso. Andreazzoli comunque non ha mollato: anche se il suo futuro è ormai segnato, non ci sta a passare per semplice traghettatore. Prima di Roma-Pescara aveva intuito che quella squadra era troppo molle e le cinque punte buttate dentro per provare a portare a casa i tre punti non sono bastate ad assicurargli una settimana di tranquillo lavoro.

Domani tuttavia, l'ex tattico di Spalletti non rinuncerà ad attaccare e, se le feritoie del muro di cinta di Trigoria non hanno distorto troppo la visuale, tornerà proprio a quelle vecchie certezze. Si affiderà a quel 4-2-3-1, nato quasi per caso da un momento di emergenza, che ha contribuito a costruire le fortune di quella Roma che giocò a tratti il più bel calcio d'Europa. Ma l'obiettivo sarà tutt'altro: lungi dal proporre ragionate trame di gioco, Andreazzoli, come ha detto anche in settimana ai suoi, cercherà la concretezza e quei gol che contro il Pescara sono mancati.

Cercherà quella quadratura, trovata in questa sua breve esperienza solo a tratti, che è l'unica qualità in grado di far emergere la superiorità della Roma. Dal quel buco, questa settimana, si è visto il lavoro di una squadra che ha il dovere di tornare a vincere, per centrare gli ultimi obiettivi rimasti in questa stagione. C'era serenità, ma anche consapevolezza che da qui in avanti non si può più sbagliare: ne va dell'orgoglio e della dignità di una squadra che dopo due anni e tre allenatori è costretta di nuovo a ripassare dal “via”. Dal buco nel muro stavolta, si è visto un uomo che per una vita è stato nelle retrovie, ma che ora è in prima linea. Anzi, in prima classe; e da lì, attaccato a un sogno, non vuole proprio andar via.

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