Il giardiniere nel pallone

Di discussioni, caroselli, eroi

condividi su facebook condividi su twitter 30-11-2017

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Di discussioni, caroselli, eroi

È ancora viva la rabbia, la delusione per ciò che è accaduto a Genova.

Per quel maledetto schiaffo rifilato da De Rossi a Lapadula.

Son vivi più che mai lo sconforto e il rammarico. Un po’ come quando si scopre che Babbo Natale è la più grande menzogna mai raccontata.

Al pari dell’esistenza di Dio.

Come quando si scopre che le gesta dei più grandi eroi mai narrate, nacquero in realtà dalle menti buie di geni con problemi esistenziali. Magari sul fondo di un bicchiere in chissà quale pub.

Adesso è il momento di ripartire.

È dura, lo so.

Quando cade un eroe, l’eco è assai più ampio da attutire. Le vibrazioni entrano nella pelle, fino alle ossa.

Quando cade un eroe è come se cadessimo anche noi.

Daniele De Rossi lo sa. Sa d’aver fatto una cazzata. Sa d’aver tolto punti e coraggio alla sua Roma.

Sua, appunto.

Eroe vero, dall’indole folle, romanista.

Rappresentante dei sogni di centinaia, migliaia di bambini.

Per questo, oggi, sempre colpevole.

Ma i processi sommari lasciano il tempo che trovano. La Roma non è di tutti, non è dei caroselli nati su TV e carta stampata.

La Roma è dei romanisti.

Non starò qui ad inventarmi demagogo, a improvvisarmi giustiziere solitario.

Non starò qui nemmeno a difendere ciò che non va difeso. Colui che critica, ama davvero.

Sto qui a dirvi che è doveroso ripartire. Uniti.

Quello di Di Francesco è un piccolo miracolo che diverrà grande non appena avrà la forza di alzare almeno un trofeo.

A dispetto degli ostacoli. Il più grande, ora, si chiama SPAL (venerdì, ore diciotto e trenta, Stadio Olimpico).

È doveroso tornare a vincere per non smettere di sognare.

E pensare che un tempo era l’ambizione più grande, anche per me. Sognare, appunto.

Magari a vent’anni.

Perché a vent’anni è tutto ancora intero cantava Guccini.

Sì, a vent’anni.

Quando si smette di credere in Babbo Natale e si comincia a farlo in un Governo. Lo stesso che ci strapperà via di dosso ambizioni e speranze.

Come uno schiaffo in faccia.

Ma ben più forte di quello dato da De Rossi. Anche se a vent’anni fa meno male.

“Perché a vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell’età…”

E allora cresciamo. E crescendo insultiamolo, oltraggiamo il terzultimo simbolo di quella romanità che tanto vantiamo.

Crediamo che Babbo Natale sia soltanto Dio che all’angolo di una strada beve per dimenticare lo schifo creato.

Oppure restiamo veri, autentici. E guardiamo avanti con la stessa passione e la stessa voglia di amare.

Incazzarsi sì, odiarti mai.

Impariamo a sognare anche nei momenti bui. Per non perdere ciò che siamo.

Come si fa a vent’anni.

Perché magari “…allora si era solo noi, non c’entra o meno quella gioventù: di discussioni, caroselli, eroi quel ch’è rimasto dimmelo un po’ tu…”

Fonte: a cura di Diego Fois

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Marco C. 30/11/2017 - Ore 13:55

Complimenti, pezzo bellissimo, un piacere da leggere

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