Il giardiniere nel pallone

L'alba dei morti viventi

condividi su facebook condividi su twitter 23-09-2017

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L'alba dei morti viventi

Ieri hai visto l'inferno e adesso hai paura di finirci dentro per tutte le puttanate che hai fatto...

Nel film di Zack Snyder (remake di Zombie di George A. Romero) si parla di zombie, appunto.

E di puttanate.

Un po' come a Roma.

Quell'idiota di Di Francesco comincia a farsi strada. In modo lento e difficoltoso, non sia mai. Le TV continuano a non parlarne, ma nell'aria si comincia a respirare una sorta di cambiamento.

Tangibile.

Quella pippa di Di Francesco, chiamato a guidare quella manica di zombie, sembra non aver nulla da invidiare ai migliori registi hollywoodiani.

E credetemi, di zombie me ne intendo.

Vi basterebbe guardarmi al mattino, verso le quattro (quando per qualcuno è più notte che mattino), con l'andatura claudicante tipica dei giardinieri al risveglio; quando anche le piante che andrai a potare ti prendono per il culo.

Se solo Romero fosse ancora vivo, son sicuro che m'avrebbe scritturato per un suo film.

Non ridete, non è che i calciatori della Roma stiano messi tanto meglio.

O almeno a sentir parlare gli esperti (ah, gli esperti!).

Non più di tre/quattro settimane fa si diceva di una Roma in difficoltà (eufemismo). Di una Roma che avrebbe lottato per il quarto posto.

Se tutto fosse andato bene.

Eppure, come cantavano gli Scorpions, si percepisce un vento di cambiamento che sta colpendo un po' tutti.

Quel ciccione di Allison, lento ad andare a terra e insicuro coi piedi. Tanto da convincere i più ad imparare a scrivere il nome di Szczesny pur di continuare a raccontare cazzate.

Il titolare del Brasile (ripeto: titolare della nazionale più vincente di sempre) sta conquistando tutti a suon di grandi prestazioni: agile, solido, ottimi riflessi e capace di dare serenità al reparto più chiacchierato degli ultimi tempi.

Poi c'è quel laziale di Kolarov, ripudiato ancor prima di scendere in campo per un errore di gioventù e ora osannato ed eletto miglior terzino sinistro del Campionato.

Misteri della vita.

Un po' come Juan Jesus che solo un miracolo avrebbe potuto trasformare in un calciatore vero. Roba da Jesus il profeta.

E invece eccolo qua a camminare sulle acque torbide di una difesa descritta come zemaniana, ma che col guru del quattro-tre-tre non ha proprio nulla a che vedere (grazie a Dio, tanto per rimanere in tema).

Discorso simile per Fazio (che la faccia da zombie ce l'avrebbe), rinnegato e degradato da comandante a soldato semplice d'inizio stagione.

Per non parlare di De Rossi che molti erano convinti di trovare nel reparto di Geriatria di Trigoria, ma che sta continuando a vivere la sua seconda giovinezza, sognando l'America.

E Dzeko?

Be', quel pippone continua imperterrito a segnare. Di destro, di sinistro e ora pure di testa. Qualcuno prima o poi se ne accorgerà, statene certi.

Il miracolo sarebbe completo se solo Bruno Peres e Gerson cominciassero a far sul serio. Forse gli unici veri zombie che ancora donano spiragli e titoli agli uomini della carta straccia

Il brasiliano (a Torino ancora ridono per la cessione a suon di milioni) è ancora lontano dall'essere quella locomotiva gucciniana tanto decantata (ma pare stia sul binario giusto) mentre Gerson... be', Gerson dovrebbe decidere cosa fare da grande.

E al più presto.

Se il buon Eusebio riuscisse anche in questo sarebbe di diritto il nuovo profeta.

In fondo si sa, a Roma se non fai miracoli non sei nisuno...

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