Il giardiniere nel pallone

La vita non esiste

condividi su facebook condividi su twitter 05-03-2018

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La vita non esiste

INSIDEROMA.COM - FOIS - Com’è bello assaporare il caffè, la domenica mattina, dopo una vittoria della Roma.

Inspirarne l’essenza, percepire quel senso di appagamento che ricongiunge col mondo.

Poi l’inaspettato.

“È morto Astori” dice.

“Chi lo dice? Sarà una delle solite fake news che tanto vanno nell’ultimo periodo…”

“No, no… è tutto vero. Arresto cardiocircolatorio…”

Cazzo.

E d’un tratto ti accorgi di quanto il caffè, la domenica mattina, in realtà faccia schifo.

“Davide Astori aveva trentuno anni e una famiglia che lo amava”.

Ecco, ci son cascati di nuovo. Basta un arresto cardiaco qualunque che tutti cominciano a parlare al passato, a cancellare il futuro che come un cancro intacca, irrimediabilmente, pure il presente.

“La vita fa schifo, la vita è una merda” dice.

Come dargli torto? Cos’altro può essere quel qualcosa che ti consegna alla morte e ti strappa dall’abbraccio cosciente dei tuoi cari?

La vita è un inganno, non esiste. Illusione in un mondo di illusi.

Muore Astori e il mondo del calcio si ferma, spero senza esitazioni. Muore un ragazzo di trentuno anni e i problemi quotidiani diventano cazzate sulle quali sorridere.

Un pacco spedito e mai giunto a destinazione. Un graffio sulla portiera dell’auto. Persino la coda sul Grande Raccordo appare normale.

Normale, appunto.

Cosa c’è di normale in questa esistenza? Penso ai bambini napoletani che sabato sera piangevano perché un sogno (il sogno) stava scivolandogli via dalle dita. Ieri un dolore più grande ha certamente attutito il loro.

Che strano genere, il nostro.

Un genere unito nelle sconfitte molto più che nelle vittorie. Perché quando si vince, c’è sempre qualcuno che piange. Quando si perde, piangono tutti.

Un genere capace di inventarsi le religioni per paura della morte, intuitivo nello scrivere libri che ne giustifichino i motivi dell’esistenza.

Un genere aggrappato alle cazzate. Sì, le stesse che già da oggi torneranno a scegliere per noi.

Capace di costruire castelli di fede e speranza, crollati puntualmente.

E non ditemi che la vita continua. O meglio, provate voi a spiegarlo a chi ora vive di aria e dolore.

Ho sempre creduto che si possa stare bene solo ponendosi poche domande. Forse è questo il senso di tutto: il dubbio.

Forse anche le minchiate quotidiane ci servono; son necessarie per eludere i quesiti. Per continuare a lasciare intatti i dubbi.

Non so se la vita faccia o meno schifo. Non so se davvero un Dio esista e se ci stia aspettando dall’altra parte del fiume.

So, credetemi, che è necessario lottare anche quando l’ultimo motivo per farlo sembra svanito.

La disperazione, la rabbia e il cordoglio per Davide Astori congiunti alla voglia di reagire, di onorarlo e ricordarlo specie ora che non potrà più farlo da solo mi han fatto capire una cosa: la vita non esiste. Ma nemmeno la morte.

Statene certi…

Fonte: INSIDEROMA.COM-FOIS

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