Il giardiniere nel pallone

Ritorno al futuro

condividi su facebook condividi su twitter 08-01-2017

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Ritorno al futuro

DIEGO FOIS - Anno nuovo, squadra nuova. O quasi.

Sì, Gennaio porta con sé tutte le voci (spesso chiacchiere) di calciomercato che vogliono questo o quello in questa o quella squadra.

Mercato di riparazione lo chiamano.

E se la prima squadra a muoversi è stata proprio quella che aveva meno da riparare (ossia la Juventus), be', ci sarà da divertirsi.

Din Don, Din Don, amore cantava Lando Fiorini.

Rincon, Rincon, pure Rincon m'ha detto no canta ora qualche “tifoso” della Roma. L'oramai ex centrocampista del Genoa, a lungo corteggiato dalla dirigenza giallorossa, ha sostenuto le visite mediche e firmato il contratto con la Juventus.

Almeno ci consoliamo con le prime pagine di Tuttosport che inneggia al nuovo Davids con qualcosa di Vidal.

E allora chissenefrega di Rincon (con tutto il rispetto) e delle sue vedove che prima, vedendolo accostato alla Roma, storcevano il naso e adesso lo piangono disperate.

A proposito di calciomercato, volete un nome caldo e capace di accontentare tutti?

Bene, ve lo do io: Agostino Di Bartolomei.

No, non sono impazzito. Sono un romantico.

E sono anche convinto che Spalletti farebbe carte false per avere uomini come l'indimenticato capitano Agostino nella sua Roma.

Carisma e personalità: tutto ciò che manca per essere grandi davvero.

Nel millenovecentottantacinque, in Ritorno al futuro, Emmett Brown inventò la macchina del tempo: una DeLorean al plutonio capace di viaggiare indietro di trent'anni, fino al millenovecentocinquantacinque; proprio l'anno in cui nasceva Agostino Di Bartolomei.

Quando si dice coincidenze.

Din Don, Din Don, cento campanule liguri (Campanula Sabatia) suonano per ricordare alla Roma che il nuovo anno coinciderà con la delicata trasferta di Genova (Domenica, Stadio Luigi Ferraris, ore quindici).

Due anni prima dell'uscita del film, proprio in quel di Genova la Roma conquistava il suo secondo Scudetto.

Sulla panchina il barone Liedholm e in mezzo al campo, neanche a dirlo, quel numero dieci mica male.

Forse lui, col calcio di oggi, c'entrerebbe ben poco. Dove si gioca più che calciando un pallone, calciando i culi dei tifosi portati fuori dallo Stadio e poi di nuovo dentro in un tour turistico per mostrargli la magnificenza di certe barriere.

Un calcio alla passione e al desiderio di essere veri, autentici. E perché no, romantici.

Chissà il Doc Spalletti quanti viaggi farebbe con la DeLorean per cambiare l'esito di questo o quell'incontro.

Ma oramai poco importa, la Roma è già ripartita dopo la sconfitta di Torino con tre punti preziosi conquistati in casa col Chievo (tre a uno con El Shaarawy, Dzeko e Perotti).

La rincorsa è cominciata, inutile nascondersi.

E allora sciogliamo l'ultimo giglio a fiocco (Lilium pomponium) e regaliamoci la prima vittoria dell'anno nella partita che per qualcuno (Burdisso e Perotti su tutti) rappresenta più un ritorno al passato che al futuro.

E a proposito di coincidenze, l'ultima giornata di campionato vedrà, ovviamente, di nuovo contro queste due squadre su campi inversi.

Sarà il ventotto Maggio, due giorni dopo Agostino Di Bartolomei avrebbe lasciato un vuoto incolmabile nei cuori di tutti i romanisti.

Forse, se avessi anch'io una DeLorean, virerei dritto su quella drammatica giornata, per cambiare qualcosa, lasciando agli altri Scudetti e Coppe.

Strada difficile da percorrere dite?

Dove andiamo noi non ci servono strade vi risponderebbe Doc Brown.

Perché il mondo non ha bisogno di trofei, ma di uomini veri.

Questa però è un'altra storia...

Fonte: Insideroma.com / Diego Fois

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