In punta di penna

La Roma si qualifica agli ottavi di Champions tra i fischi

condividi su facebook condividi su twitter 10-12-2015

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La Roma si qualifica agli ottavi di Champions tra i fischi

Strana serata all’Olimpico: la Roma accede agli ottavi di Champions League ma i suoi tifosi la fischiano. L’atmosfera allo stadio non è delle migliori dall’inizio della stagione quando la parte più calda della curva Sud ha deciso di protestare contro le norme applicate da Gabrielli, prefetto di Roma. La gara contro il Bate Borisov, però, segna il punto più alto del distacco tra la squadra, la società giallorossa ed i suoi supporters. Gli uomini di Garcia si qualificano alla fase successiva della massima competizione europea con 1 vittoria, 3 pareggi e 2 sconfitte e con un passivo di 16 reti subite. La fortuna è che, Barcellona a parte, le altre hanno fatto peggio (il Bate Borisov ha fatto 5 punti di cui 4 con la Roma) o lo stesso ruolino di marcia degli uomini di Garcia ma perdendo e pareggiando gli scontri diretti con i giallorossi (il Bayer Leverkusen). La soddisfazione di aver passato il turno passa in secondo piano, almeno per i sostenitori romanisti, di fronte alle prove incolore e l’apatia che ha colpito la Roma da un mese a questa parte. Molte le attenuanti che Garcia può portare, dall’assenza dei suoi esterni offensivi al calo di forma di alcuni suoi elementi chiave come Nainggolan, Pjanic, Florenzi e Digne ma se la Roma accede alla fase a scontro diretto lo deve principalmente al suo portiere, che si supera con una splendida parata sul tiro a botta sicura di Gordeichuk. I bielorussi hanno giocato al gatto col topo con la Roma: nella prima frazione di gioco, hanno lasciato l’iniziativa ai padroni di casa, che sono riusciti ad impensierire Cernik solo con tiri dal limite di Nainggolan, neutralizzati facilmente dall’estremo difensore del Bate; nel secondo tempo, hanno aumentato i ritmi e si sono fatti più pericolosi in zona offensiva e la Roma è andata immediatamente in difficoltà. Garcia ha chiesto un pressing alto che la squadra ha provato a fare in maniera disomogenea e raramente ha prodotto dei frutti e quelle rare volte in cui lo ha fatto bene, le punte giallorosse non hanno finalizzato nella maniera adeguata. Fino ad un mese fa, anche quando la Roma ha perso o non ha comunque portato a casa l’intera posta, si vedeva un’organizzazione di gioco ma dopo la pesante sconfitta contro il Barcellona, i giallorossi sono tornati ad avere gli stessi timori che hanno attanagliato la squadra dopo l’altro passivo fragoroso dello scorso anno contro il Bayern Monaco. La fragilità mentale di questo gruppo è molto evidente ed una rosa che potrebbe puntare al campionato, se solo fosse più sicura dei propri mezzi e non si facesse abbattere dalle difficoltà, si scioglie come neve al sole. E’ vero, quest’anno Garcia ed i suoi giocatori non possono contare sull’apporto incondizionato della Curva Sud, che nei momenti di crisi ha sempre aiutato la squadra ma criticare i fischi dello stadio a fine partita è pretestuoso. Le problematiche della Roma sono ben altre: non basta qualificarsi in un girone oggettivamente non complicatissimo per far tornare il sereno, la Roma non ha un gioco fluido, si affida alle iniziative dei singoli in fase offensiva ed in quella difensiva soffre al primo accenno di pressing alto. Garcia ha rischiato di mandare in campo Gervinho, che si è presentato al riscaldamento pre-match con tante di quelle fasciature sulle gambe da sembrare una mummia del periodo egizio. Come avrebbe potuto giocare un calciatore in quelle condizioni? Il direttore sportivo ha parlato di un “edema” ma metterlo in campo avrebbe creato guai ben peggiori. Il tecnico giallorosso non dovrebbe schierare alcuni elementi solo perché sono vitali nel suo gioco, in determinate circostanze, i danni possono esser maggiori della cura. La ricaduta di pochi giorni prima a Torino doveva far riflettere su questo aspetto. L’allenatore continua a far giocare sempre i suoi 14-15 fedelissimi e quelle rare volte in cui per necessità o mancanza di alternative, fa giocare gli altri, li utilizza per pochi minuti e fuori ruolo. Un giovane fa più fatica a crescere se non ha spazio, così come un nuovo calciatore ci mette più del lecito per entrare a far parte di un gruppo, se per avere una chance deve aspettare un’epidemia dei titolari. La società, ufficialmente, fa bene a difendere il suo mister ma se non si cambia passo quanto prima, si perderà un’altra stagione e quello che poteva esser un progetto vincente, si potrebbe trasformare in una debacle completa. Bisognerebbe rendersi conto che questo campionato è molto diverso dagli ultimi 4, non c’è una sola squadra al comando e le altre con seri problemi, se non rimedia prima possibile, il rischio è quello di arrivare a malapena in zona Europa League. In Champions League, se ci si ferma al dato statistico del passaggio agli ottavi, si commette un errore grave, visto che il prossimo avversario della Roma, Zenit e Wolfsburg a parte, vedrà sicuramente i giallorossi partire nettamente sfavoriti e non si possono escludere altre magre figure.

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