In punta di penna

Pali, traverse e stanchezza psicofisica impediscono alla Roma di vincere il derby

condividi su facebook condividi su twitter 16-04-2018

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Pali, traverse e stanchezza psicofisica impediscono alla Roma di vincere il derby

INSIDEROMA.COM - MASSIMO DE CARIDI - La Roma pareggia 0-0 il derby di ritorno di campionato contro la Lazio e resta al terzo posto in classifica. I giallorossi confermano il modulo che avevano attuato nel return-match col Barcellona con Bruno Peres al posto di Florenzi come unico cambio negli uomini. La formazione di Di Francesco soffre il pressing alto della squadra biancoceleste soprattutto nella prima parte di gara ma poi si assesta bene ed è pericolosa con il terzino brasiliano, che si butta nello spazio in area di rigore e riceve uno splendido filtrante di Nainggolan, tira in porta ma colpisce il palo di destra con Strakosha battuto. Gli uomini di Inzaghi avevano creato 2 occasioni da gol con l’inserimento di Parolo ma in entrambe le circostanze il pallone è finito lontano dai pali difesi da Alisson. La ripresa ha visto i laziali più decisi rispetto ai romanisti ma non hanno creato reali pericoli se non dopo l’espulsione di Radu. Quando sembrava che la partita potesse girare in favore della Roma, l’occasione migliore è capitata sui piedi di Marusic, che è stato lento nel tentare la conclusione ed a quel punto, El Shaarawy è riuscito ad anticiparlo deviando il pallone in corner anche se ha rischiato l’autorete. A fine match, Milinkovic-Savic ha tentato un tiro in stile Florenzi da metà campo che per poco non sorprendeva l’estremo difensore romanista, troppo fuori dai pali, ma la conclusione è terminata sul fondo non di molto. Oltre alla grande opportunità capitata sui piedi di Bruno Peres, la Roma le cose migliori le ha fatte nei primi 2 dei 3 minuti di recupero del secondo tempo e hanno avuto per 3 volte consecutive lo stesso protagonista: Edin Dzeko. Sulla prima, un bel cross di Under è finito sulla testa del numero 9 romanista ma è stato bravo il portiere laziale a deviare il pallone, sul secondo ancora il centravanti bosniaco a colpire il pallone con la testa anticipando nettamente Bastos ma la sfera si è stampata sulla traversa e poco dopo, una conclusione forte terminata alla destra di Strakosha per pochi centimetri. Non si può certamente dire che la Roma sia stata fortunata negli episodi (vedi anche un secondo giallo non dato a Lucas Leiva o un calcio di rigore molto dubbio non fischiato per un fallo su El Shaarawy) ma anche la squadra di Inzaghi ha avuto le sue possibilità, anche se meno nitide. Dopo la sbornia per la qualificazione alla semifinale di Champions League per i giallorossi e la cocente eliminazione ai quarti di Europa League per i biancocelesti, sembrava che la Roma dovesse vincere facilmente ma il derby ha logiche che la ragione non prevede. Il rischio, in realtà, era esattamente l’opposto: troppa euforia in casa Roma poteva provocare l’effetto contrario ed arrivare all’appuntamento scarichi; grinta e voglia di rivalsa in casa laziale potevano esser la formula giusta per portare a casa l’intera posta. Bravo, invece, Di Francesco a tenere la squadra sulla corda, al netto delle assenze di Perotti e Defrel più il lungodegente Karsdorp, in una gara tanto importante a livello cittadino quanto di classifica. Schick a parte, gli altri hanno giocato tutti al meglio delle proprie capacità attuali e nonostante fossero comunque stanchi mentalmente e fisicamente, pur avendo avuto 2 giorni di riposo in più degli avversari e hanno giocato con un uomo in più per una quindicina di minuti, hanno trovato la forza di attaccare sino alla fine. La vittoria avrebbe aumentato ancor di più stima e fiducia nei propri mezzi, dando contemporaneamente il colpo decisivo da un punto di vista psicologico ai dirimpettai ma quando non si riesce ad ottenere il massimo, meglio prendersi il punto e guardare gli aspetti positivi, che sono tanti. Visto il pareggio del giorno precedente dell’Inter, la Roma mantiene la stessa posizione in classifica, a parità di punti con la Lazio finirà sopra per gli scontri diretti in proprio favore, il nuovo modulo ha retto bene l’urto di uno dei migliori attacchi d’Italia ed in Champions non aveva fatto segnare uno dei top club d’Europa, Bruno Peres (o Florenzi) e Kolarov hanno minori compiti difensivi e possono mettere in mostra le loro doti offensive, Nainggolan fa meglio le 2 fasi ed è più inserito nel gioco (anche se ha ancora delle pause), Dzeko non è l’unico terminale offensivo ed i difensori devono marcare anche qualcun’altro e così il bosniaco può incidere di più, Strootman cresce di partita in partita. L’altra faccia della medaglia è l’ennesima prova incolore di Schick, con la Roma che si è resa più pericolosa appena entrato Under e poi bisognerà vedere come e dove Di Francesco impiegherà Perotti, giocatore fondamentale poiché uno dei pochi in grado di superare l’uomo nella rosa giallorossa. Sarà interessante capire se anche le alternative, soprattutto a centrocampo, sapranno mantenere alto il livello di squadra come fatto da De Rossi, che tende sì ancora a schiacciarsi troppo verso i difensori e con questo sistema di gioco non è così necessario ma che è presente nel gioco sia in fase di possesso che quando la squadra deve impedire la manovra avversaria. Se in queste ultime 6 gare  di campionato (ed almeno 2 di coppa) la squadra potrà contare anche sulle seconde linee, la via per tornare in Champions League la prossima stagione non è così in salita ma servirà concentrazione e determinazione pure con squadre di caratura inferiore che non giocheranno a viso aperto ma che punteranno su difesa e contropiede per mettere in difficoltà la Roma, a partire dalla delicata sfida di mercoledì contro il Genoa allo stadio Olimpico.

Fonte: A cura di Massimo De Caridi

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