In punta di penna

Roma battuta di misura allo Stadium ma c’è tanto da lavorare

condividi su facebook condividi su twitter 25-01-2016

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Roma battuta di misura allo Stadium ma c’è tanto da lavorare

Dybala chiude ogni velleità di scudetto della Roma. I giallorossi vengono sconfitti per 1-0 dalla Juventus allo Stadium ma gli uomini di Spalletti hanno pensato solo ed esclusivamente alla fase difensiva. Buffon è rimasto inoperoso per tutto il match e sarebbe difficile mettergli qualunque voto in pagella. Il tecnico toscano sta lavorando sul reparto arretrato per dare un minimo di solidità alla squadra ma questo fa sì che in avanti palloni giocabili per Dzeko e compagni arrivino col contagocce. La Juventus è totalmente padrona del campo per tutto l’incontro grazie ad un pressing alto ed una cattiveria che i dirimpettai romanisti si sognano. L’aspetto più positivo è certamente il risultato, perché ai punti i bianconeri avrebbero meritato una vittoria più larga pur non creando tantissime occasioni da gol. Nel primo tempo, Szczesny non deve compiere grandi interventi e viene impensierito solo da qualche cross dalla trequarti, qualche calcio d’angolo ed una punizione di Dybala lenta e centrale. La differenza, però, è evidente tra le 2 formazioni: gli uomini di Allegri sanno sempre cosa fare sia quando hanno il pallone tra i piedi sia quando devono recuperarlo. Non sono mai in affanno ed anche il tentativo di giocare “a specchio” dei giallorossi non crea particolari grattacapi a Bonucci, Chiellini e Barzagli. Spalletti ha provato ad inaridire le fonti di gioco juventine mettendo Nainggolan in marcatura su Marchisio ma il belga in quella posizione è un pesce fuor d’acqua. L’ex mister del Milan ha 3 centrocampisti in grado di impostare la manovra senza problemi ed infatti Pogba e Khedira riuscivano a far ripartire l’azione dei padroni di casa senza grossi problemi. Il giocatore di raccordo tra centrocampo ed attacco è Dybala, ormai perfettamente calatosi nei panni di Tevez in tutto e per tutto. In prima battuta, l’argentino doveva esser controllato da Vainqueur e poi da Rudiger e Manolas, a seconda della zona di campo che l’ex Palermo frequentava in quel frangente di gara. Dybala, però, ha una velocità di base, una padronanza tecnica ed un’intelligenza tattica che gli permettono di trovarsi sempre in condizione di portare pericoli, in particolare alla retroguardia romanista. Da sottolineare, poi, che alcuni giocatori che ad inizio anno si sono messi in luce per prove di grandissimo livello, ora sono in calo evidente. Salah, ad esempio, non riesce più a fare un passaggio preciso ad un compagno mentre nella prima parte di stagione superava regolarmente il suo avversario diretto e creava costante superiorità numerica, trovando anche la via della rete con una certa continuità. Digne è la fotocopia sbiadita del bel giocatore di qualche mese fa: mai un cross preciso ed è in grande affanno anche in fase difensiva. Sta cercando di capire le direttive tattiche del nuovo tecnico così come sta provando ad apprendere i movimenti giusti per fare l’esterno di centrocampo con una difesa a 3 alle spalle. Basterebbe qualche filmato del suo omologato Evra per agevolare questo compito.. Nainggolan non attraversa un buon periodo da un punto di vista fisico ed il suo gioco ne risente notevolmente, così come il doversi confrontare con il suo ruolo di trequartista “alla Perrotta” lo estranea dalla manovra più che renderlo un valore aggiunto. Lo stesso Pjanic sta facendo grande fatica a giocare da regista, poiché le sue qualità sono più quelle di rifinitore che non di uomo che smista i palloni nella zona nevralgica del campo. Molti addetti ai lavori e tifosi hanno visto in Dzeko il calciatore simbolo di quest’annata che poteva esser ben diversa se il bosniaco avesse avuto maggior feeling con la porta avversaria. L’ex City ha grosse responsabilità ma, se si eccettua la gara casalinga col Verona, non è mai stato messo in condizioni di finalizzare più di una volta a partita. Il giocatore-emblema di questo momento di difficoltà, in realtà, è Alessandro Florenzi. In questa stagione, il ragazzo di Vitinia è stato il migliore quando le cose giravano alla perfezione ed il peggiore ora che la situazione in casa giallorossa si è fatta complicata. L’episodio chiave del match nasce proprio da un suo tentativo di dribblare Evra a difesa scoperta, che ha creato la ripartenza vincente per la Juventus. Quel gesto tecnico Florenzi lo ha sempre fatto e non lo ha quasi mai sbagliato. Quando un giocatore sta bene riesce a mettere a segno una rete come quella contro il Barcellona allo stadio Olimpico, mentre nei momenti di difficoltà i maestri di calcio chiedono di giocare in maniera semplice. Il nervosismo è palese ed anche Spalletti lo ha richiamato ad un maggiore autocontrollo già al momento della sostituzione, poiché ha pensato più a parlare ed urlare contro arbitro ed avversari che a rimediare all’errore commesso. Un altro giocatore che sente molto questo tipo di partite è Daniele De Rossi. Il centrocampista di Ostia, che ha giocato da “libero” modello Bonucci dall’altra parte, ha disputato una gara più che sufficiente ma è caduto nelle provocazioni di Mandzukic e lo ha apostrofato in malo modo dopo averlo sgambettato nei primi minuti, rimediando il giallo. L’attaccante croato della Juventus avrebbe dovuto finire il match una decina di minuti prima degli altri per una gomitata volontaria a Rudiger, punita solo col giallo da Banti. Luciano Spalletti è tornato a Roma con tanta voglia di dare un grande contributo alla causa giallorossa ma la strada è certamente in salita e prima di pensare ad un qualunque obiettivo di classifica ha come primo compito quello di far tornare ad essere una squadra gli 11 giocatori che scendono in campo ed un gruppo tutta la rosa. Contro i bianconeri, chi si aspettava una Roma garibaldina è rimasto deluso ma sarebbe stato sbagliato presentarsi con quell’atteggiamento contro una corazzata come la Juventus attuale. L’ex allenatore dello Zenit San Pietroburgo deve prima riportare fiducia nei calciatori che hanno il morale ai minimi storici, poi insegnar loro i rudimenti calcistici in ogni zona del campo ed infine provare a far capire i suoi dettami tattici. Pensare che tutto questo si potesse fare in 10 giorni era eccessivo, soprattutto ricordando la prima Roma spallettiana, che ci mise 3-4 mesi ed un po’ di fortuna per trovare la quadratura del cerchio. Di tempo se n’è perso troppo e la scelta di cambiare mister è stata tardiva e ha precluso ogni chance scudetto ma il treno per l’Europa non si è ancora allontanato così tanto. Servono rinforzi in difesa provenienti dal calciomercato invernale ed un po’ di pazienza dall’ambiente che gravita intorno al mondo Roma.

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