In punta di penna

Un buon punto per una Roma bella a metà

condividi su facebook condividi su twitter 13-09-2017

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Un buon punto per una Roma bella a metà

La Roma esordisce in questa stagione di Champions League con un buon pareggio casalingo contro l’Atletico Madrid del Cholo Simone. Il match termina col punteggio di 0-0 ma non è una gara priva di emozioni, anzi. Le 2 squadre giocano un calcio molto diverso tra loro: i colchoneros sono più pragmatici e fanno delle ripartenze e degli scatti in profondità delle punte l’arma spesso più letale; mentre i giallorossi cercano attraverso il gioco in verticale il modo per abbattere pressing a tutto campo e muro difensivo dei madrileni. Diego Pablo Simeone siede da diversi anni sulla panchina dell’”Atleti” e ha una squadra molto più rodata di quella del suo dirimpettaio, al terzo incontro da trainer romanista. La prima frazione di gioco vede la Roma comandare la partita e si rende pericolosa con Defrel in un paio di circostanze ma anche con Dzeko ed un bel tiro da fuori di Nainggolan, bloccato a terra dall’ottimo Oblak ma anche gli ospiti si rendono pericolosi con il palo di Saul ed il salvataggio sulla linea di Manolas. La difesa degli ospiti è un orologio svizzero, comandata da Godin e che vede protagonisti a destra, Filipe Luis a sinistra ed accanto al forte centrale uruguaiano, gioca l’ex viola Savic, preferito a Gimenez. A centrocampo, sono anni che Gabi e Koke fanno parte della zona nevralgica dei “rojoblancos”, a cui si sono aggiunti il bravissimo Saul e Thomas con davanti Vietto a fare da spalla al pericolo pubblico numero 1 delle difese avversarie, Griezmann. Manca il centravanti classico (che arriverà a gennaio, quando riaprirà il mercato dopo il blocco estivo e sarà Diego Costa, non uno qualunque) ma le punte sono molto mobili e portano costante pressione sui portatori di palla giallorossi, impedendo che la manovra sia fluida. Gli uomini di Simeone marcano a uomo a tutto campo, in stile Gasperini nell’Atalanta ma con una qualità molto superiore e per le avversarie, in primis la Roma priva di un regista puro sia in difesa che a centrocampo, è molto complesso far partire le azioni in maniera veloce e precisa. Come sottolineato dal tecnico Di Francesco, però, nella prima parte di gara i suoi uomini avevano espresso un buon calcio ed erano partiti alla grande anche se alla lunga hanno pagato sia la sosta di 20 giorni dovuta alla Nazionale prima ed alla sospensione del match con la Samp poi, che un’amalgama difficile da trovare in poco tempo se si è cambiato molto e con un allenatore che ha un visione del calcio molto diversa dal suo predecessore. Lo stesso ex mister del Sassuolo ha rimarcato anche che nella seconda parte dell’incontro la sua squadra è calata anche fisicamente e per non subire le imbucate centrali degli avversari ha deciso di inserire Fazio come terzo centrale difensivo al posto di uno stanchissimo Defrel, passando così a giocare a 3 dietro. Spesso, si è parlato di un Di Francesco troppo ortodosso e rigido nel suo 4-3-3 ed invece contro l’Atletico ha capito quali erano i pericoli e ha rimediato cambiando modulo. Magari, l’errore commesso (sinceramente, uno dei pochi) contro l’Inter gli è servito per variare qualcosa nella sofferenza o nelle difficoltà e chissà che non possa esser una risorsa in più nel corso della stagione sia dall’inizio che durante la partita. Il valore degli spagnoli arrivati dalla Capitale iberica non era in discussione, mentre quello della Roma lo è continuamente e poco considerate sono le parole di elogio che, da quando sono usciti i sorteggi dei gironi, il Cholo elargisce sia nei confronti dell’attuale tecnico romanista sia verso la sua squadra. A fine match, gli è stato chiesto se pensava che, viste le tante occasioni avute dai suoi, sentisse che il risultato gli stesse stretto. Ebbene, il tecnico dell’Atletico Madrid ha risposto con un secco no, spiegando che il portiere della Roma fa parte della formazione giallorossa e che per vincere bisogna segnare ed inoltre ha anche fatto i complimenti al suo portiere, anche lui autore di alcuni buoni interventi. Simeone si è così dimostrato forse diplomatico ma sicuramente meno fazioso di chi gli ha posto la domanda, fatta per sminuire palesemente i giallorossi. Nel post-match, Nainggolan e Dzeko hanno parlato di pazienza sia nel giudicare la prestazione della prima in Champions League sia per ciò che concerne il proseguo della stagione, poiché i giallorossi hanno bisogno di oliare i meccanismi nelle varie fasi di gioco. Il bosniaco ha poi sottolineato come ora sia un po’ troppo solo là davanti, considerazione giusta ma che probabilmente avrebbe fatto meglio ad esprimere nel secrete mura di Trigoria al suo allenatore. De Rossi, invece, ha spiegato come anche contro l’Atletico Madrid manchi un rigore per la sua squadra e che soprattutto quello contro i nerazzurri andava assegnato, poiché “oggi in serie A ci sono mezzi per valutare gli episodi arbitrali. In Roma-Inter, si poteva e doveva fare meglio e non si è voluto fare meglio". Chiaro riferimento al Var, tecnologia che sarebbe il caso di esportare anche nella più importante competizione europea. C’è tanto da fare ma i margini di miglioramento sono evidenti, così come i progressi e ricordiamo che all’appello mancano 3 calciatori fondamentali come i neoacquisti Karsdorp e Schick ma anche il jolly Florenzi, che potrebbe svolgere i compiti che attualmente sono stati richiesti a Defrel ma con una qualità superiore in entrambe le fasi gioco. A Roma si vuole tutto e subito, come ha ricordato in più occasioni lo stesso trainer romanista e la fretta non è mai una grande alleata, soprattutto verso chi vuole portare la Roma ad alti livelli attraverso gioco e calciatori. Negli ultimi 3 anni, il tecnico maggiormente elogiato è Maurizio Sarri, criticatissimo nei primi 3 match del primo anno coi partenopei, dove raccolse solo 2 punti, poiché voleva riproporre il suo 4-3-1-2 anche a Napoli ma poi si è reso conto che Insigne non era adatto a fare il trequartista, così come Callejon rende molto di più da esterno destro che da seconda punta ed è passato al 4-3-3 e da lì in poi è stato un continuo migliorarsi sino ad avere un meccanismo di squadra preciso e ben collaudato. Ah, piccola parentesi: Di Francesco ha portato con sé 2 giocatori 2 del Sassuolo e si parla di “sassuolizzazione” della Roma, favoletta mai sentita in Campania dove Sarri ha voluto Sepe, Hysaj, Tonelli, Mario Rui e Zielinski, tutti giocatori da lui allenati negli anni di Empoli. Qualcuno ha mai sentito parlare di “empolizzazione” del Napoli? Quanto aiutano le vittorie a far dimenticare tutto… Speriamo che Di Francesco riesca a far tacere scettici, malelingue e malpensanti e trovi al più presto la chiave giusta per tutti i 90’, perché in quel caso la Roma potrebbe proporsi per un ruolo da protagonista sia in Italia che in campo internazionale (più in Europa League che in Champions ma non si sa mai). Chiusura dedicata ad Alisson Becker: il portiere titolare della Nazionale brasiliana 5 volte campione del mondo e prima per distacco nel girone sudamericano è stato bollato da molti come, al massimo, un normale estremo difensore. L’ex Szczesny è considerato da tanti come eccezionale ma è la riserva di Fabianski (non di Buffon come nella Juve) nella Nazionale polacca. La gara straordinaria contro l’Atletico Madrid ci si augura che possa aver convinto qualcuno, almeno chi non è prevenuto, del valore assoluto di questo ragazzo, che sotto la cura-Savorani (bravo lo scorso anno a far progredire in maniera esponenziale lo stesso Szczesny) potrà diventare uno dei migliori estremi difensori non solo del nostro campionato ma del mondo. I mezzi ci sono tutti e le sfide contro squadre del livello di Atletico Madrid e Chelsea non possono che fargli bene.

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