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INSIDE #Russia2018 – Girone F, Germania padrona poi una poltrona per tre

condividi su facebook condividi su twitter 04-06-2018

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INSIDE #Russia2018 – Girone F, Germania padrona poi una poltrona per tre

INSIDEROMA.COM - LUCIANI – Il gruppo F vede, a parte la Germania di Joachim Loew Campione del Mondo in carica, un sostanziale equilibrio che può rendere davvero interessante fino all’ultimo turno in programma la lotta per la conquista del secondo posto a disposizione verso gli Ottavi di Finale. Oltre ai tedeschi, infatti, troviamo tre compagini che sostanzialmente si equivalgono come: Messico, Svezia e Corea del Sud.

I teutonici, come detto, sono i favoriti assoluti per la conquista del primo posto nel raggruppamento, dal momento che puntano dritti al bis Mondiale, dopo la vittoria di quattro anni fa in Brasile ai danni dell’Argentina di Messi. Confermatissimo e fresco di rinnovo fino al 2020, nonostante alcune sirene provenienti da Madrid (sponda Real), Loew si appresta a guidare la selezione del proprio paese per la terza volta di fila in un Mondiale. Nel girone di qualificazione verso la Russia, obiettivamente non di una difficoltà immane, l’ex assistente di Klinsmann non ha mai conosciuto né la parola sconfitta né quella pareggio, visto che la Germania ha vinto tutte le partite giocate: un buon punto di partenza per mettere le cose in chiaro su come i campioni in carica si presentino all’appuntamento nell’est dell’Europa. Riguardo alle convocazioni, molto scalpore ha destato l’esclusione di Mario Goetze, colui che di fatto portò la Coppa del Mondo in Germania grazie al gol nei supplementari della finale del 2014. Fuori anche Emre Can e Lars Stindl (entrambi per infortunio), è stato invece inserito in extremis il fenomeno della porta Neuer, lontano ormai da mesi dal terreno di gioco ma desideroso di provare fino all’ultimo a recuperare. La difesa, oltre a Neuer, parla bavarese, visto che sono stati convocati ben quattro elementi (su nove) del Bayern Monaco. Boateng, Hummels, Rudiger, Sule e Tah garantiscono fin troppa qualità riguardo alla zona centrale della retroguardia mentre sulla destra il poliedrico Kimmich può rappresentare un jolly importante (insieme all’ex giallorosso Rudiger); sulla sinistra, invece, il capitano del Colonia Hector non pare essere esattamente il massimo per una selezione fenomenale come quella teutonica. A centrocampo, poi, c’è solo l’imbarazzo della scelta per Loew, che può contare su eccezionali talenti in erba come: Brandt (Bayer Leverkusen), Draxler (PSG), Goretzka (Schalke 04, ma futuro al Bayern), Gündogan (Manchester City) e L. Sané (Manchester City) oltre agli esperti Khedira (Juventus), Kroos (Real Madrid), Özil (Arsenal) e al rincalzo di sostanza Rudy (Bayern Monaco). Infine, l’attacco: l’eterno Mario Gomez, ritrovatosi in quel di Stoccarda dopo i fallimenti di Firenze e Wolfsburg, guida la truppa costituita anche da Müller (Bayern Munich), Petersen (protagonista di un’ottima stagione a Friburgo), Reus (Borussia Dortmund) e il giovane bomber Timo Werner (RB Lispia). Anche in questo caso, un reparto mica da ridere.

Dietro alla nazionale di Loew, come anticipato, molto equilibrio. Il Messico di Osorio si presenta all’appuntamento in Russia al termine di un percorso di qualificazione sostanzialmente perfetto. Tuttavia, a parte qualche eccezione, la rosa della selezione centroamericana non spicca per eccellenza. In porta, dopo l’exploit del 2014 in Brasile, confermatissimo Guillermo Ochoa, che tutti quattro anni fa volevano ma che poi è finito nel dimenticatoio tra Ligue 1 (Ajaccio) e campionato belga (oggi è allo Standard Liegi). La difesa poggia sul carisma dell’ex meteora romanista Hector Moreno, che con il centrale del Porto Reyes compone una linea centrale lenta ma molto rocciosa. Sulle linee laterali, da segnalare l’esterno del Siviglia Layùn, che, pur non garantendo molta copertura, fornisce un’ottima spinta offensiva. In mezzo al campo, il capitano Guardado (un tempo rapido esterno di centrocampo, oggi spostato al centro come regista) dirige l’orchestra affiancato dall’ottimo Herrera del Porto (vecchia ossessione del Napoli di De Laurentiis) e dall’ex Barcellona Jonathan Dos Santos (LA Galaxy). Da segnalare la presenza dell’eterno Rafa Marquez pure in questa edizione del Mondiale. Davanti, infine, senza dubbio i calciatori con più qualità in rosa: il ‘Chicharito’ Hernandez, dopo una stagione incolore al West Ham, punta a riscattarsi sulla vetrina migliore; accanto a lui troviamo gli esperti Carlos Vela e Giovani Dos Santos, pronti a fare da ‘chiocce’ ai giovani e molto interessanti Hirving Lozano (PSV) e Jesùs Corona (Porto).

Arriviamo, dunque, ai nostri ‘carnefici’: la Svezia di Andersson. In molti esultammo quando l’urna ci propose gli scandinavi e sappiamo tutti come è andata a finire. Tuttavia, bisogna dire che probabilmente qualunque altra squadra del livello dell’Italia sarebbe stata in grado di sbattere fuori gli svedesi dalla competizione in Russia. La compagine gialloblu, infatti, è ben lontana dai fasti del ’94 con gente del calibro di Brolin, Dahlin e Kennet Andersson e non si avvicina neppure a quella dei primi anni 2000, con un giovane Ibrahimovic a esaltare l’intero collettivo. La Svezia di oggi è una squadra molto ‘italiana’: catenaccio e ripartenze veloci, soprattutto grazie al calciatore del Lipsia Forsberg. Nulla di più. In difesa, quello che pareva poter essere il centrale su cui poggiare la retroguardia per molti anni a venire, Lindelof, si è perso dopo essere arrivato a Manchester (sponda United) a suon di milioni. Tutto, dunque, poggia ancora sull’eterno ex Genoa Granqvist, capitano della selezione. A centrocampo, detto di Forsberg (indubbiamente il calciatore più talentuoso della rosa di Andersson), poco o nulla: troviamo la vecchia conoscenza della Serie A Ekdal, gli ‘italiani’ Rohden (Crotone) e Hiljemark (Genoa), poi Claesson (Krasnodar), Larsson (Hull City), Durmaz (Tolosa) e G.Svensson (Seattle Sounders). Davanti, nonostante il tentativo in extremis di rientrare dalla finestra dopo essere uscito dalla porta da parte di ‘Ibracadabra’, tutto o quasi si basa sulla vena realizzativa di Toivonen del Tolosa e dell’eterna promessa Guidetti. Completano il reparto lo stagionato Marcus Berg e Thelin.

Infine, la Corea del Sud. Si tratta di una nazionale da tenere in considerazione, soprattutto perché Messico e Svezia, come detto, non godono esattamente di rose tali da poter pensare ad un’agevole conquista del secondo posto nel girone. Giunti al Mondiale al termine di un percorso di qualificazione assai tortuoso, con l’esonero del tedesco Stielike e l’avvento dell’attuale ct Tae-yong, i sudcoreani punteranno decisi sulla solidità del proprio gruppo e sulla voglia di non arrendersi mai: non molto, certo, ma elementi che all’interno di un gruppo equilibrato possono fare la differenza. A livello individuale, la stella è senza dubbio Son Heung-Min, esterno d’attacco del Tottenham: da lui e dai suoi piedi passerà tutto o quasi in merito alle chance di qualificazione agli Ottavi. Altro elemento di spicco è Ki Sung-yueng, centrocampista centrale dello Swansea. Desta, infine, particolare curiosità Lee Seung-woo, che quest’anno a Verona (sponda Hellas) abbiamo visto pochissimo ma che nella cantera del Barcellona veniva definito il ‘Messi coreano’.

Fonte: INSIDEROMA.COM - LUCIANI

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