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RicorGol: Come un pugno, parte I - 1976

condividi su facebook condividi su twitter 02-11-2022

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RicorGol: Come un pugno, parte I - 1976

Il vento smuove leggermente le chiome dei pochi alberi sopravvissuti alla cementificazione compulsiva della periferia romana di Torre Angela. Asfalto e palazzi sono bagnati da un tiepido sole di settembre. Qualche passante cammina placidamente percorrendo le strade dissestate e lasciate all’incuria, facendo lo slalom tra una vegetazione spontanea che, con forza, cerca di riappropriarsi di quello che un tempo era un suo spazio e che ora per via della sporcizia non è più suo. Una ragazza corre in tuta con i capelli legati a coda di cavallo che le sbattono sulle spalle. Qualche bandiera sbiadita superstite dei vecchi trofei della Roma sventola logora.

C’è un’insolita calma in quel mite pomeriggio che viene interrotta da un clamore ovattato proveniente dalla palestra del quartiere.

Marco oggi in quella palestra sta combattendo.

Suona il gong, finisce la quinta ripresa, Marco e il suo avversario si fermano, ognuno deve tornare al suo angolo. Marco lo fa a testa bassa: da un occhio quasi non ci vede più in quanto gonfio per via dei colpi subiti. Le gocce di sudore si mescolano a quelle del sangue e in bocca quel sapore ferroso dopo tanti anni inizia ad essere uguale al sapore dell’acqua, vitale. Ogni passo viene anticipato dal suo sudore che puntina il tappeto del ring. Alza quel che gli rimane dal campo visivo verso il suo angolo. Il suo staff e il suo allenatore già sbraitano. Lo sa, non sta combattendo come sa fare, anzi, non sta combattendo affatto.

Alla memoria visiva di quello sguardo rivolto a quell’angolo manca qualcuno. Le urla dei presenti e il clamore piano piano abbassano di volume fino a scomparire, persino il suo allenatore che gli sta urlando di tutto, man a mano diventa più sfocato, etereo, e le parolacce diventano rumori ovattati, lontani.

I suoi occhi color celeste ghiaccio trapassano tutto. Si siede sullo sgabello sgangherato con un asciugamano in testa, il respiro affannato. Il vapore che gli trasuda dalle possenti spalle sono l’unica cosa che sente in quel momento. Chiude gli occhi e va in cerca dei ricordi.

- Marco che vuoi fare da grande a papà? -
- Papà! Papà! Voglio tirà i cazzotti forti come fai te -
- Ahahaha – ride di gusto Filippo - E va bene, va bene, dai, mo’ papà te insegna qualche cosa. Dai, mettete lì-

La madre Rossana, in cucina, li sente, e con un sorriso compiaciuto e serenamente rassegnato risponde ai suoi uomini:

- E me pare giusto, un altro pugile dentro casa era quello che ce voleva –

Sta finendo di preparare la cena, mentre padre e figlio scimmiottano un incontro di box in soggiorno. Filippo ridendo a ogni colpo del bimbo si getta a terra e urla con un matto, mentre in televisione, su Rete 1, viene trasmesso un altro episodio del programma Due ragazzi incorreggibili Con Franco Franchi e Ciocci Ingrassia.

- Papà combatti serio però, non guarda’ la televisione - lamenta Marco mentre si impegna a mimare le mosse che il papà gli ha appena insegnato e che gli ha visto fare sul ring.
- Va bene, va bene campione. Senti un po’ tra qualche giorno è Natale, l’hai scritta con la mamma la lettera per Babbo Natale?
- Si si si, papà! Ho chiesto i guantoni come i tuoi, quelli neri! –
- Eh sì caro papà – Interviene Rossana mentre porta in tavola un vassoio di porcellana ricolmo di pasta al sugo fumante – certo che l’abbiamo scritta. Anzi se lo vedi Babbo Natale digli di darsi da fare con questo regalo – conclude guardando il marito in modo benevolmente provocatorio.
- Ma sì sì domattina quando lo incontro prima di andare a cantiere glielo ricordo subito! Ora forza, però, che papà c’ha ‘na fame –

I tre si mettono a tavola e appassionatamente consumano la cena gustandosi il clima di preparazione alle festività natalizie che di lì a poco si sarebbero celebrate.

Marco riapre gli occhi e sente di nuovo il sapore del sangue in bocca, la testa se la sente in una bolla, i colpi subiti sono stati tanti, il match sta andando uno schifo. Inizia a pensare che forse non è stata una buona idea alla sua età affrontare una promessa della boxe italiana nel pieno della condizione atletica. Sono da poco passate le 15:00, in quella tiepida domenica, e qualcuno sui seggiolini attorno il ring inizia a chiedersi come stia andando il derby.

 – Già, il derby – pensa Marco.

Mentre la testa scava nei ricordi, le orecchie hanno ascoltato una voce, lì fra le tante presenti, domandarsi come stia andando la partita tra Roma e Lazio. Ora non ha tempo di stare a preoccuparsi della partita, a breve sarebbe iniziata la sesta ripresa, nonostante le gambe, le braccia e tutto il corpo sembrano già non averne più, ogni secondo seduto sullo sgabello del suo angolino non fa che accentuare ogni più minimo fastidio che man a mano si tramuta in dolore.  Con gli occhi sempre bassi e la testa nascosta sotto l’asciugamano appesantito dal sudore volgono lo sguardo alle mani.

Sono avvolte nei guantoni neri. Proprio come il regalo che il papà anni prima gli aveva regalato per Natale.

Un bel paio di guantoni neri.

di Vasco Maria Ciocci

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