L'ONA racconta la storia di un'altra vittima dell'uranio impoverito

condividi su facebook condividi su twitter 27-06-2018

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L'ONA racconta la storia di un'altra vittima dell'uranio impoverito

ONA sugli scudi: le vittime dell’uranio impoverito debbono essere risarcite. Appello al Ministro del Lavoro e al Ministro della Difesa

Roma, 27.06.2018 – L’Osservatorio Nazionale Amianto - ONA onlus, ricorda al nuovo governo la strage dell’uranio impoverito tra i soldati italiani che corrisponde ad un numero di circa 340 morti e circa 4.000 malati. Dinnanzi a numeri così preoccupanti occorre l'intervento della nuova classe politica.

Accorato e forte l’appello dell'ONA e dell’Avv. Ezio Bonanni al nuovo governo nazionale, ancora ignaro che l’uranio impoverito ha provocato tra i militari italiani, soldati, marinai e avieri, 340 morti e 4.000 malati (stima per difetto).

«Confidiamo nell’On.le Di Maio affinché mantenga le promesse di umanizzazione del lavoro esteso alle Forze Armate, come prima misura del nuovo corso del governo nazionale»

dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, presidente ONA, udito dalla Commissione Uranio Impoverito della Camera dei Deputati della precedente legislatura lo scorso 06.12.2017.

1° Maresciallo Alberto Sanna: la storia di un eroe di altri tempi raccontata da figlio rimasto orfano a causa dell’uranio impoverito

Il Sig. Sanna Alberto ha prestato servizio per l’Esercito Italiano in qualità di I 1° maresciallo dopo essersi arruolato volontariamente nel 1961, svolgendo la propria attività fino al 2006.

Il 1° Maresciallo Sanna ha lavorato in esposizione a polveri e fibre di amianto, cancerogeni e altri agenti mutageni, senza l’ausilio di sistemi di prevenzione tecnica e in totale assenza di strumenti di protezione individuale.

L’assenza di strumenti di sicurezza ha fatto sì che l’uomo inalasse polveri di asbesto e altri cancerogeni che nel corso del tempo hanno favorito l’insorgenza della patologia professionale che ne ha poi tristemente determinato il decesso.

Il 1°maresciallo Alberto Sanna ha lasciato questo mondo l’11.09.2009 a causa di una Leucemia Mieloide Cronica, una forma aggressiva di leucemia riconducibile all’avvenuta esposizione di origine professionale ad agenti cancerogeni.

Abbiamo avuto modo di rivolgere qualche domanda a Daniele Sanna, uno dei tre figli che descrive il padre come un uomo tutto d’un pezzo, di poche parole e innamorato del suo paese al punto da desiderare che fosse posto con sé nella bara il basco della sua divisa.

Daniele cosa ha portato via tuo padre e quando è venuto a mancare?

Sono trascorsi otto anni dalla perdita di mio padre, lo ricordo ancora forte, vigoroso, sostenitore dei valori e dei sani principi.

Nonostante siano passati alcuni anni, la mancanza di una figura importante come quella di mio padre continua a farsi sentire incessantemente al punto da determinare una vera e propria incrinatura della nostra famiglia in quanto lui era il nostro principale punto di riferimento.

Ci hai insegnato i valori e soprattutto il rispetto per il prossimo e per la vita che a quanto pare però non ha riservato lo stesso trattamento per lui stesso.

Mio padre infatti è stato ucciso da una forma particolarmente aggressiva di leucemia che lo ha distrutto in soli cinque mesi trasformando completamente la persona che era.

Ricordo papà come una persona forte che metteva sempre al primo posto la divisa e il proprio lavoro, lasciando poco tempo a quelli che erano gli aspetti più umani della sua persona, ma negli ultimi periodi in cui era ancora in vita cercava continuamente il contatto con i suoi affetti, mia madre, me e i miei fratelli.

Questa forse è una delle cose che ci ha maggiormente scosso, vedere un uomo così coraggioso spogliarsi di sé stesso per fare spazio alle debolezze, alle paure e alla consapevolezza di avere poco tempo per godersi i propri cari.

Cosa ti ha portato a rivolgerti all’avvocato Ezio Bonanni e all’Osservatorio Nazionale Amianto, per rendere giustizia a tuo padre?

Dopo aver scoperto il nesso tra la malattia che ha portato alla morte di nostro padre e la sua attività professionale, ho iniziato a documentarmi sull’argomento amianto e sulle possibilità di riuscire ad ottenere il rispetto e la dignità meritate da mio padre.

Nel corso della mia ricerca mi sono imbattuto nel nome dell’avvocato Ezio Bonanni e nell’operato dell’Osservatorio Nazionale Amianto, associazione di cui egli stesso è presidente.

Il lavoro svolto dall’avvocato e i suoi collaboratori è così meritevole al punto da avermi fatto capire da subito che era la persona giusta per aiutare me, la mia famiglia e la buona anima di mio padre.

Io, i miei fratelli e mia madre abbiamo fiducia nel suo impegno e siamo più che sicuri di riuscire ad ottenere grazie a lui il rispetto di mio padre guadagnato dopo una vita di duro lavoro, sacrifici e pericolose missioni estere, in cui papà si cimentava senza alcun problema.

Sono bastati soli 5 mesi per distruggere tutto questo e il fatto che nessuno sembra avere colpe, moralmente ci distrugge forse più della sua perdita.

Daniele come purtroppo sai non sei la prima persona e nemmeno l’ultima ad affrontare una situazione così spiacevole, cosa vorresti dire a chi affronta come te una vicenda così triste e disarmante?

È proprio la consapevolezza di non essere gli unici ad aver perso una persona così importante a causa di una situazione così paradossalmente ingiusta, che ci dà la forza per continuare a lottare in nome di mio padre e di tutte le vittime che come lui meritano giustizia.

Ancor più grave sono le situazioni analoghe a quella di papà, situazioni di eroi dei nostri giorni che hanno rischiato e rischiano la vita per difendere un Paese che ripaga i loro sacrifici continuando a finanziare guerre e che fa sembrare marginale una problematica grave come quella dell’amianto e altri cancerogeni ancora presenti in moltissimi siti italiani.

Ma io spero che tutte le altre vittime e i loro cari non si arrendano e che come noi cerchino il modo di ottenere giustizia.

Fonte: Ufficio stampa ONA

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