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Curva Sud, un vuoto colmo di ricordi

condividi su facebook condividi su twitter 29-09-2015

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Curva Sud, un vuoto colmo di ricordi

PAOLO VALENTI - Alla fine degli anni ’70, la Curva Sud aveva posto le basi per diventare la più bella curva del mondo. All’epoca, tra fumogeni, bandiere e striscioni, il coro più vigoroso che si alzava al cielo era il classico “Oh oh oh, forza magica Roma” ripetuto a più riprese, capace di trascinare il resto dello stadio. Con quel coro la Roma vinse la prima Coppa Italia dell’era Viola.

Già, Dino Viola. Nel suo disegno di sviluppo della squadra coinvolse anche le frange estreme del tifo giallorosso, riuscendo ad unire i vari gruppi che popolavano la Sud e a fonderli sotto la direzione del Commando Ultrà che, dalle prime file, dirigeva i cori di tutta la curva. Quando la Roma diventò competitiva per le primissime posizioni della classifica, tutto lo stadio si univa ai ragazzi della Sud per cantare “Vinceremo, vinceremo, vinceremo il tricolor”. Un coro che esplodeva nel settore più caldo per espandersi velocemente alle tribune, fino all’estremità opposta dello stadio. Un coro che era insieme un’affermazione, una speranza, una preghiera.

Nel 1986, anno della rimonta sulla Juventus bruciata nelle ultime due partite, il clima di euforia che aveva contagiato l’ambiente aveva trovato la sua migliore espressione sul ritornello dell’armata Brancaleone:”Forza grande Roma, alè alè alè. Siamo tifosi della Roma, siamo del Commando Ultrà: forza Roma alè alè, alè alè, forza Roma alè alè!”. Coro che anche Giannini, Boniek, Gerolin e compagni cantavano sul pullman che da Trigoria li portava la domenica all’Olimpico.
Nei primi anni ‘90 la Roma va in flessione e la Sud non manca di esprimere il suo disappunto quando la squadra perde senza combattere. Nelle partite più amare l’amore diventa rabbia, una rabbia che miscela il risultato del campo e la vita personale. E’ così che, dopo le sconfitte più irritanti, le occasioni perse in malo modo, i tifosi, con la stessa veemenza con cui sanno incitare, vomitano sui giocatori il più sincero degli sfoghi:”Andate a lavorare!”.

Alla fine degli anni ‘90 arriva Zeman, con le promesse di bel gioco e di competitività ai vertici da ritrovare. L’ambiente torna fiducioso: Totti sta definitivamente affermandosi, altri giocatori di alto livello approdano a Trigoria per porre le basi di una nuova stagione vincente. Dal repertorio musicale degli anni ‘60 viene incredibilmente ripescato un classico di Rita Pavone. Bastano pochi ritocchi per farlo diventare il cavallo di battaglia delle partite di fine secolo:”Perché perché, la domenica mi lasci sempre sola, per andare a vedere la partita della Roma? Perché, perché, tifo Roma, tifo Roma alè alè”.

Il 2001, l’anno dello scudetto, la Sud è un joke box. Va di tutto: gli incitamenti alla squadra (“Maciniamo chilometri, superiamo gli ostacoli, con la Roma in fondo al cuor”), ai giocatori (“Tutti sanno che giallorossa è la sua nuova maglia; quando segnerà, sotto la curva ce fa la mitraglia; tutti sanno che si chiama Gabriel Omar Batistuta ma noi sappiamo che è un grande campione e lo chiamiamo il Re Leone!”), l’esaltazione della città (“Battiamo le mani ai veri romani, per questa città che è magica”). Con Spalletti e Ranieri la Maledetta Primavera di Loretta Goggi riprende vita sugli spalti dell’Olimpico:”Lo sai perché la mia vita è tutta giallorossa: c’è una ragione, ho la Roma in fondo al cuore: AS Roma, io non vivo senza te”.

Tanti altri ce ne sono stati, ugualmente belli, ugualmente trascinanti, tanto da essere canticchiati dai tifosi anche durante la settimana, semplicemente per esprimere un attimo di buonumore e di ottimismo. Da qualche anno, però, la curva Sud non è più la stessa: varie vicissitudini l’hanno divisa, infine separata anche fisicamente, come se i nuovi corridoi installati nelle scorse settimane volessero metaforicamente suggellare una sorta di de profundis. Quella che, per i tifosi romanisti, era la curva più bella del mondo, nelle ultime domeniche è solo un vuoto colmo di ricordi.

 

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