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Falcao, la luce di una nuova Roma (Parte III)

condividi su facebook condividi su twitter 21-01-2016

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Falcao, la luce di una nuova Roma (Parte III)

PAOLO VALENTI - All’inizio della stagione 1983-84, Falcao è ancora il fulcro del centrocampo di una Roma che dichiara apertamente l’obiettivo di vincere la finale della Coppa dei Campioni che si giocherà all’Olimpico il 30 maggio. La partenza è subito col botto: con una partita spettacolare i giallorossi abbattono il Goteborg all’Olimpico, dando una prova di forza e di maturità maiuscola. Falcao, affiancato dal compagno di nazionale Cerezo, tesse un calcio d’eleganza sobria, raffinata, travolgente nella sua ineluttabilità. Gli ostacoli vengono superati uno ad uno e la Roma si presenta all’appuntamento del 30 maggio 1984 che ha da poco perso il campionato ma non la confidenza di raggiungere un traguardo più elevato. La partita è difficile, nervosa e anche Paulo Roberto, arrivato all’appuntamento con qualche problema al ginocchio, rimane invischiato nel clima stregato della serata, che deve ricorrere all’estrazione dei calci di rigore per trovare un vincitore. Nella lista di chi deve recarsi sul dischetto il nome di Falcao è stranamente assente: alla croce del tiro vengono inchiodati i piedi ruvidi di Graziani e il cuore in subbuglio di Bruno Conti. Con due tiri diretti ad una luna indifferente, i sogni di gloria della Roma si schiantano su un muro di pianto. E’ un Maracanazo in versione capitolina: i giocatori, ammutoliti e increduli, tornano a testa china verso gli spogliatoi, dove qualcuno esprime rabbia verso l’asso brasiliano, reo di aver ceduto alla paura proprio nel momento più decisivo della storia della Roma. Da questa sera, da quel “no” davanti a un rigore da calciare, i destini di Falcao e della società saranno sempre più lontani. Non basta la vittoria di consolazione della Coppa Italia per sanare una frattura che diventa ineluttabile anche per ragioni tecniche: il nuovo allenatore scelto da Viola per il dopo Liedholm è un giovane svedese, Sven Goran Eriksson, che pratica un calcio fatto di verticalizzazioni e tanta corsa. Falcao, sempre più a disagio con i problemi che gli dà il ginocchio, gioca la sua ultima partita con la squadra il 16 dicembre del 1984 a Napoli, segnando anche un gol. Da quel momento in poi, con Dino Viola solo contrasti, visite fiscali e una battaglia di carte bollate che sancisce in modo traumatico un divorzio inimmaginabile pochi mesi prima.
La carriera di Paulo Roberto è agli sgoccioli. Giusto il tempo di fare la comparsa al suo secondo mondiale in Messico nell’86 prima di chiudere e dedicarsi ad altre attività, tra cui quelle di commentatore televisivo e di allenatore.
Un grande del calcio, un grandissimo della Roma: Falcao ha significato uno spartiacque definitivo nella storia della società capitolina, traghettandola stabilmente nelle grandi del campionato italiano dopo che, per anni, della squadra giallorossa si era parlato quasi esclusivamente nei termini denigratori di Rometta. La storia gli ha tributato ciò che il tempo presente gli aveva già ampiamente riconosciuto: una grandezza sontuosa, riflessa nelle trame del suo calcio, la cui bellezza articolata, quasi divina, conduce per similitudine agli affreschi della Cappella Sistina.       

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