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Leicester, le sorprese non finiscono mai

condividi su facebook condividi su twitter 07-05-2016

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Leicester, le sorprese non finiscono mai

PAOLO VALENTI - “The child is gone, the dream is gone” è la considerazione finale di Comfortably Numb, pezzo psichedelico, visionario dei Pink Floyd. Un’analisi vera per la vita di molti, non per quella di Claudio Ranieri, che a Leicester è arrivato ormai cresciuto  ma di certo non ha perso il suo sogno. Anzi, dopo anni di panchine consumate a preparare il terreno ad allenatori considerati più vincenti, ha realizzato nella cittadina inglese quel sogno che ormai non sperava più di poter nemmeno inseguire. Di lui, dei suoi legionari e della loro fantastica, meravigliosa impresa in questi giorni si è detto tutto. Proviamo a ripercorrere l’albo d’oro del campionato italiano per vedere, in passato, quali sono state le squadre che hanno sorpreso il pubblico degli stadi e fatto innamorare non solo i loro tifosi per le gesta inaspettate di cui sono state capaci.
Partendo dal Cagliari di Gigi Riva, campione d’Italia nella stagione 1969-70. Un mix di buoni giocatori e qualche campione, come Albertosi, Cera, Domenghini e lo stesso Riva: nell’anno prima del mondiale messicano seppero regalare orgoglio e dignità ad un’isola che ancora oggi li ricorda con passione.

Il campionato 1977-78 fu quello che vide esplodere la stella di Paolo Rossi e del suo Lanerossi Vicenza, guidato da Giovan Battista Fabbri, che mostrò bel gioco e continuità di rendimento in tutti i campi d’Italia finendo secondo alle spalle della solita Juventus anni 70. L’anno successivo la sorpresa del campionato italiano fu il Perugia di Ilario Castagner, vice campione d’Italia alle spalle del Milan della stella e prima squadra in assoluto a non perdere nemmeno una partita nell’arco di tutto il campionato. Un “miracolo” di lavoro, sacrificio, applicazione, senso di squadra. Se togliamo Salvatore Bagni e, in piccola parte, Michele Nappi e Walter Speggiorin, tutti gli altri componenti della rosa non sono rimasti nella memoria collettiva degli appassionati di calcio. Da Ceccarini a della Martira, passando per Dal Fiume, Butti e Redeghieri, chi ricorda gli elementi che contribuirono a rendere quella squadra così speciale? Eppure lo fu.
Qualche anno dopo, stesso percorso toccò al Verona di Osvaldo Bagnoli: anni di oculata gestione portarono alla costruzione di una compagine umile nel gestirsi ma forte nel carattere e nella tecnica nei suoi migliori esponenti: da Briegel a Elkjaer, da Fanna a Galderisi passando per la sapiente regia di Antonio Di Gennaro, il Verona divenne per la prima volta campione d’Italia grazie alle virtù di un antipersonaggio come il suo allenatore e di un ambiente capace di esaltarsi senza perdere la misura.
Infine, la Sampdoria dei vari Mancini, Vialli, Boskov: un gioiello di estetica che balenava dei riflessi del mar Ligure, blu come la divisa sociale. Arrivò a sfiorare anche la vittoria della coppa dei Campioni, affondata solo da un siluro di Ronald Koeman arrivato quando Pagliuca, Vialli e gli altri si stavano mentalmente preparando ad affrontare l’enigma dei calci di rigore.
Claudio Ranieri e la sua banda di ragazzi, ognuno con una storia da farci, se non un film, almeno un romanzo, ha riproposto all’attenzione dei calciofili di tutto il mondo il gusto della sorpresa, della possibilità di una rivincita, dell’amore per la bellezza. Probabilmente non del gioco ma di altri elementi che nello sport danno la possibilità di vincere anche quando non si è i migliori: la bellezza del sacrificio che porta risultati, quella del collettivo che sa unirsi per raggiungere un obiettivo comune. La bellezza di inseguire un sogno accettando la paura della delusione per il fallimento. La bellezza di raccontare al mondo che le soprese, nel calcio come nella vita, arrivano senza essere aspettate.      

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