Teste di calcio

Edin non è cieco ma sordo. Il rosicamento acuto del Sergente Fonseca e il piedino fatato di Bruno

condividi su facebook condividi su twitter 15-03-2018

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Edin non è cieco ma sordo. Il rosicamento acuto del Sergente Fonseca e il piedino fatato di Bruno

TESTE DI CALCIO – Avviso ai naviganti: tutto quello che è scritto qui è frutto dell'incoscienza di una rubrica priva di freni inibitori. Non prendere il tutto troppo seriamente (e, perchè no, distendi la bocca in un sorriso).

“notte di nonne alla finestra,

ma questa notte è ancora nostra,

notte di giovani attori di pizze fredde e di calzoni,

notte di sogni di coppe e di campioni,

notte di lacrime e preghiere”

Così cantava Antonello Venditti qualche anno fa. Un notte di sogni di coppe e di campioni, o per meglio dire di Coppe dei Campioni, come quella vissuta dalla Roma questa settimana. Una notte speciale, quella all’Olimpico martedì scorso, in controtendenza con la nomea della Roma, che raramente nella nuova Champions League si è spinta oltre le colonne d’Ercole degli ottavi di Champions.

Lo Shakhtar Donetsk è stato fregato dal doppio confronto. Tra Ucraina e Italia gli arancioneri escono sconfitti. Il gol decisivo del ritorno è stato siglato da Edin Dzeko. Il bosniaco, dopo la doppietta di Londra al Chelsea di parruccone Conte, torna alla ribalta in una notte europea. A gennaio, Monchi e Pallotta sembravano avergli preparato già le valigie con biglietto aereo di sola andata come gentile omaggio. Eppure l’ostinato Edin, cuore di lupo e cuore di leone entrambi battenti bandiera giallorossa, più che cieco, come dicono alcune malelingue, è sordo e non c’ha voluto sentire.

Dzeko è stato decisivo, ma forse ancora di più lo è stato Bruno Peres. Il suo piedino fatato ha evitato la disfatta a Kharkhiv e rianimato gli animi giallorossi, glaciati dal freddo stepposo dell’Ucraina. Il botto in Lamborghini tornando sbronzo da una festa qualche mese fa l’avevo iscritto nel libro nero dei tifosi giallorossi e spostato sul bilico della cessione nel mercato di gennaio. Ora non si può dire che sia rifiorito, visto che continua a rimanere panchinaro destro con scatto alla doccia per mister Di Francesco, ma la sua reputazione, all’interno dello spogliatoio e fuori, è sicuramente migliorata.

Episodio curioso è quello occorso ad un povero raccattapalle durante il match all’Olimpico. Lo Shakhtar stava perdendo e l’arancionero Facundo Ferreyra, innervosito dalla presunta perdita di tempo nel recupero del pallone, ha placcato un ragazzo delle giovanili giallorosse che, sbalzato oltre il cartellone, è caduto a terra rovinosamente, venendo soccorso dai medici in barella dello stadio. Per fortuna nulla di grave, ma gli animi bollenti degli avversari, affetti in quel momento da una patologia acuta, anche detta “rosicamento”, hanno aggravato la tensione in campo.

Non era sereno nemmeno l’allenatore della squadra ucraina, Fonseca, anche detto Zorro. Il tecnico avversario ha commentato la partita con particolare umiltà. “Abbiamo dominato il match” ha detto pacatamente Zorro: “avendo il 62% di possesso e per parte del match in dieci uomini”. Peccato che il “dominio” del mago Fonseca non si è concretizzato con dei tiri in porta. Non a caso Alisson è rimasto sulla sdraio e con la caipirinha in mano senza parata ferire. Un dominio abbastanza sterile quello dello Shakhtar, che si è nei fatti dimostrato meno efficace delle verticalizzazioni pedissequamente organizzate da Di Francesco. Caro Fonseca, più che Zorro assomigli al Sergente Garcia (non Rudi). Un consiglio: a ‘sto giro, per una volta almeno, stacce.

Fonte: Eduardo Barone per Insideroma

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