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Lettera al mainagioista: meno lacrime, più sorrisi

condividi su facebook condividi su twitter 22-03-2017

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Lettera al mainagioista: meno lacrime, più sorrisi

Questa lettera è rivolta a te. Sì proprio a te, malinconico tifoso promotore del “Mai ‘na gioia”, distruttore di dialoghi costruttivi con un serafico “Sì, ma tanto non vinceremo mai”. Puoi essere capito, ma non puoi essere compatito.

Sì, è vero. Non sappiamo cosa vuol dire voler vincere. Avere una continuità di successi, perdendo il conto di quante coppe si sono vinte. Forse un giorno lo sapremo, forse non lo sapremo mai.

No, non siamo sostenitori del decoubertiniano “L’importante è partecipare”. Niente affatto. Vincere è essenziale e farlo ti consacra per l’eternità. Ci si può ricordare di una ottima squadra che arrivò seconda e sfiorò lo scudetto. C’è chi lo farà e chi no, ma di certo nessuno si potrà mai scordare di un gruppo che ha alzato un trofeo davanti alla folla in visibilio. Perché questo è anche un profilo empirico della nostra soggettività. Chi non ha misurato o scandito la propria vita con i Mondiali del 2006 o lo scudetto del 2001? Certo, per chi è abituato a vincere ogni anno questo problema non se lo porrà.

Tanto non vinceremo mai. Sì, è verissimo. Se avremo questa mentalità non vinceremo mai. Se applicherai questo assioma anche alla tua vita non vincerai mai neanche lì. E quel “mai” lo puoi sottolineare marcatamente.

Tifare per questa squadra è la rappresentazione della vita. Gioia, esaltazione, attesa, speranza, illusione, tristezza, fallimento. Tutti momenti che ciascuno ha passato, passa o passerà. Ed è proprio questo, che tu mainagioista detesti, ad essere l’aspetto più importante, grazie al quale dovresti dire con fierezza “Io tifo Roma”. Perché sai cosa vuol dire il patimento, hai vissuto le sofferenze sportive. Anche troppe forse. Hai provato quella sensazione di vuoto dopo una sconfitta decisiva.

E’ dalle sconfitte che si costruiscono le vittorie. Sì, hai perso. Sei fuori. La sconfitta brucia, tanto. Piangi, ti disperi, ti strappi i capelli, non dormi. Poi il giorno dopo ti alzi dal letto e volti pagina. Non hai dimenticato. Tutto rimane nella mente. Deve rimanere. Ti devi ricordare della sconfitta se vuoi ripartire. Perché quando arriverà la gioia, quella vera, essa varrà doppio, triplo, quadruplo addirittura.

Quanto è bello, dici tu, sarebbe essere un tifoso della Juventus e provare la sensazione di vincere ogni anno il campionato. Una grande emozione, una grande gioia. Chissà può essere. Una sensazione che non abbiamo mai provato. Ma quel tifoso non ha mai provato un’altra sensazione, una molto più sincera. Quella gioia che tu dici che non arriverà mai e invece arriva.

Quella gioia arriva. Solo che per noi non arriva quando te lo aspetti. Quando arriva, ti prende e ti stravolge il cuore. I tuoi occhi si gonfiano come palloni, il tuo urlo finalmente esce fuori dalla gola più alto di quello di un cantante d’opera. Incominci a ballare dalla felicità. Balli come un pazzo. Il cuore non ti sta più in petto, vuoi strappartelo e sventolarlo come un vessillo. Sentite, sentite come mi batte!” gridi, agitandolo davanti a tutti. Questa è una gioia. E’ quella di quel tifoso, che tu sogni di voler essere, che non lo è.

Tu dici che non la proverai mai. E invece lo farai. Devi crederci però. Devi vivere ogni momento, fantastico o terribile che sia, fino ad arrivare a quella gioia. Solo così te la godrai veramente

Quindi non essere infelice caro mainagioista. Sorridi invece. Sorridi perché sei romanista.

Ps. Viva la pazza gioia di essere romanisti 

Fonte: Eduardo Barone per Insideroma

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