Le lacrime allegre di Federico Balzaretti nel derby
E quando, dopo il primo tentativo schiantato sulla traversa, Federico raccoglie al volo l’invito del suo compagno immortale, il pallone prende uno schiaffo così forte da catapultarsi in rete.
E così il mio autocontrollo esplode come una polveriera: comincio a saltare, come una molla impazzita: su e giù, su è giù, su e giù. Non vorrei finire mai. Intorno a me il boato di migliaia di persone mi spinge a continuare, sempre più forte, sempre più in alto, più veloce, col braccio alzato e abbassato, alzato e abbassato, la voce tenuta dentro esplosa tutta ora, anche lei ad alimentare il rumore assordante che per qualche secondo ovatta il mio udito. Lo sguardo felice e l’energia smorzata dal tempo di un anziano signore cercano uno sguardo d’intesa col mio volto stravolto di gioia. E mentre laggiù, in fondo alla curva, dopo tante scorribande a vuoto, interventi fuori tempo e cross sbagliati, Federico raccoglie finalmente il frutto di tante giornate passate a correre e a fare esercizi, io ringrazio mio padre per avermi lasciato questa cosa ineguagliabile che è l’amore per il calcio.
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