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Zavaglia: "Totti ha guadagnato meno di quanto meritasse, l'hanno cercato tanti grandi club come il Milan la Juventus ed il Real Madrid"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 30-03-2015 - Ore 11:24

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Zavaglia:

Franco Zavaglia ha rilasciato un intervista al portale di calciomercato, Tuttomercatoweb, dove racconta anche del suo rapporto con Francesco Totti, suo assistito e cliente all’inizio della carriera di quello che sarà il più grande campione della storia della Roma. Ecco uno stralcio dei suoi racconti:

"Un nuovo Totti? Difficile, vista la scarsa cura per i settori giovanili italiani". Inizia così, con un po' di rammarico e del sano realismo, il lungo viaggio di Francesco Zavaglia, agente di calciatori, Dottore in Economia e Commercio per lo stato, nonché per molti scopritore del Capitano della Roma. E non poteva che iniziare da qui, dalla brillante intuizione calcistica legata a quello che gli almanacchi avrebbero fatto poi diventare il più grande giocatore della storia giallorossa, questa traversata nel mezzo al mare del calciomercato.

"Era una domenica mattina, le 10:30 circa. Ai tempi ero allenatore al Tor Sapienza, in Promozione. Prima di un incontro vidi un biondino piuttosto secco, magrolino".
Si può parlare di colpo di fulmine?
"Aveva dei colpi straordinari, e allora come oggi poteva risolvere le partite da solo, fa e faceva la differenza in tutto. Chiesi al presidente come si chiamava, lui mi rispose: 'Francesco Totti'. Grazie al suo aiuto e ad alcune conoscenze mi misi in contatto con la famiglia e da li nacque il tutto, il nostro rapporto professionale". (….)

Torniamo a Totti. Ci racconta il suo rapporto col giocatore?
"Una delle mie priorità, da sempre, è quella che il giocatore faccia il giocatore, chi cura gli interessi penserà a tutto il resto. Anche oggi lavoriamo a 360°, dobbiamo raccogliere tutte le esigenze, dalle assicurazioni ai trasporti, dai traslochi alle questioni fiscali".

Ad un certo punto, però, le vostre strade si sono separate…
"Si sono messe di mezzo persone esterne. Totti aveva rinnovato da poco il contratto, era il primo di un certo spessore, avrebbe guadagnato 500 milioni di lire al mese. Lo facemmo con Lucchesi, dg della Roma all'epoca. Erano i tempi della Gea, ed io lavoravo con Alessandro Moggi. Il nome del padre del mio partner purtroppo non era ben visto a Roma, così la famiglia di Totti decise di interrompere il nostro rapporto. Qualcuno forse li aveva convinti a rinunciare al nostro lavoro, il tutto perché il mio nome, a quel punto, poteva diventare scomodo".

E oggi, com'è il rapporto fra di voi?

"Vi cito un esempio: ero a Trigoria per Aquilani, il padre di Totti mi avvicinò e mi confidò che ero stato l'unico che avesse realmente fatto gli interessi di Francesco. Questo per dire che ho un rapporto di stima sia con lui che con la famiglia".

Ci racconta qualche retroscena riguardante la bandiera della Roma?
"Inizio col dire che credo abbia guadagnato meno di quanto meritasse. Ad inizio carriera sulla panchina della Roma c'era Bianchi, che proprio non lo vedeva. Pensate che mi fermò a Trigoria per dirmi che secondo lui il ragazzo era gestito male e che in Argentina ne avrebbe trovati a centinaia, di Totti. Gli risposi che allora l'Argentina avrebbe vinto tutto a livello Mondiale per i successivi 20 anni. Così decidemmo di andare alla Sampdoria di Eriksson e Spinosi".

Cosa bloccò lo sbarco a Genova?
"Sensi era incuriosito dalla mia testardaggine nei confronti del ragazzo. I primi di gennaio il presidente organizzò una partita contro l'Ajax di Litmanen, il grande sogno di Bianchi. Sensi pretese che Totti partisse titolare, e alla fine del match oscurò letteralmente Litmanen. Da quel momento Totti divenne Totti ed iniziarono i problemi fra tecnico e società".

Dica la verità, solo la Samp lo ha cercato negli anni?
"Macché… Milan, Juventus e Real Madrid su tutte. Ma Francesco ha sempre avuto l'ostinazione di rimanere a Roma e nella Roma, lui era un tifoso e mi sembra che negli anni l'abbia abbondantemente dimostrato". (….)

Fra gli affari che ha curato c'è quello che ha portato Felipe Anderson alla Lazio.
"Fui il primo a fargli il nome, alla Lazio. Mi dettero il mandato per trattarlo, ma c'era il problema del cartellino, che apparteneva in parte ad una società inglese. A gennaio non fu possibile chiudere per pochi minuti: Lotito dette l'ok a mezz'ora dalla chiusura delle trattative, non c'erano i tempi tecnici per fare l'operazione. Tare però con tenacia, volò in Brasile per 20 giorni, parlò col ragazzo e a giugno chiuse il colpo". (….)

Ci dica la verità… In Italia non ha ancora scovato un nuovo Totti?
"È difficile, al giorno d'oggi, soprattutto in Italia. I settori giovanili non vengono curati, ma in Italia ci sarebbero tanti ragazzi che potrebbero giocare ad alti livelli, ma che purtroppo sono chiusi da tanti, troppi stranieri non all'altezza del campionato italiano". (….)

Da romano adottivo, cosa pensa della Capitale?
"Vivo a Marino, vicino Roma. Mi sento un romano adottivo. Mi sono integrato con i romani, sono un intruso qua, ma mi trovo davvero bene. Roma è una città splendida ed io vivo ai Castelli, vedo paesi e posti inimmaginabili". (….)

Chiudiamo il nostro viaggio con un gioco: ci indichi un undici ideale dei suoi assistiti.
"Scelgo il 4-3-3 con De Sanctis, Ferronetti, Bovo, Iuliano, Molinaro, Conte, Giannichedda, Tacchinardi, Giannini, Ravanelli, Totti. Ah l'allenatore… ovviamente Max Allegri".

QUI PUOI LEGGERE L'INTERVISTA INTEGRALE

Fonte: Tuttomercatoweb

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