Rassegna stampa

Ancora cori razzisti e stadio d'inciviltà: il calcio ricomincia da dove ci eravamo lasciati

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 13-01-2019 - Ore 12:11

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Ancora cori razzisti e stadio d'inciviltà: il calcio ricomincia da dove ci eravamo lasciati

LA REPUBBLICA.IT - BOCCA - Un misto di calcio e inciviltà, di gol ma anche di violenza e razzismo. E' ormai il cocktail dei nostri appuntamenti avvelenati dagli show barbari delle curve. Il mix è  sempre quello. Gli ultras della Lazio già nei giorni scorsi avevano addirittura provocato incidenti durante la festa di compleanno della Lazio. Nella stessa occasione erano stati rinvenuti anche manifesti e adesivi, probabilmente prodotti da ultras della Roma, sempre con deliri razzisti. La partita col Novara, un match facile per la Lazio (4-1), è stato caratterizzato da questa nuova esibizione di potere e soprattutto di sfida sfacciata al resto del mondo. Di buu razzisti è stato oggetto Kean protagonista di Bologna-Juve, insomma il fenomeno è diffuso, senza barriere ed investe tante squadre.

Mentre tutti si indignano e tutti condannano, mentre il governo, fa più o meno finta di fare la lotta alla violenza e al razzismo negli stadi, ma in realtà facendo grossi passi indietro, gli ultras ribadiscono che nel calcio e negli stadi sono loro a dettare legge, che dove sono loro non hanno vigore le normali leggi di convivenza. E' una sfida appunto, che va combattuta a tutti i livelli: dai calciatori e dagli spettatori negli stadi (emarginando e a loro volta contestando certe esibizioni di inciviltà) per finire ovviamente all'autorità giudiziaria che deve reprimere con forza e con tutti i mezzi tecnologici possibile. Se in Inghilterra telecamere e steward riescono ad emarginare ed espellere certi figuri dagli stadi, non si vede perché non lo si possa fare anche in Italia.. Pare del tutto evidente che il vertice di Salvini non abbia avuto alcun risultato e siamo sempre allo stesso punto. O il calcio decide di curare ed estirpare questa malattia, oppure morirà.

Fonte: La Repubblica

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