Rassegna stampa

La lettera. Berdini: “Ho lasciato a causa dello stadio”. Peccato non sia vero

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 19-06-2018 - Ore 10:32

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La lettera. Berdini: “Ho lasciato a causa dello stadio”. Peccato non sia vero

IL FATTO QUOTIDIANO - Gentile direttore, nell’editoria - le di sabato intitolato “Tor di Balle”, vengono elencate una serie di falsità sul mio conto che devono essere prontamente rettificate. Afferma Travaglio che vado raccontando in giro “e perfino a verbale davanti ai pm, di essere stato cacciato perché contrario allo stadio”. Il direttore afferma dunque che ho addirittura mentito ai pm, assumendosi una responsabilità gravissima di cui verificheremo eventuali risvolti. Purtroppo per lui, costruisce la mia posizione attraverso una serie di falsi. Non è infatti assolutamente vero che smentii l’intervista La Stampa. Affermai al contrario immediatamente che rappresentava il mio pensiero. Non ho smentito dunque nulla e, sottolineo, non esisteva nessun video.

LA CHIACCHIERATA mi è stata estorta fraudolentemente nascondendo il registratore. Altro che video. Ho chiesto scusa pubblicamente per un’unica frase offensiva verso Virginia Raggi, inessenziale però rispetto ai giudizi di opacità e incapacità che davo sui 5Stelle. Giudizio oggi condiviso dalla città intera e tragicamente svelato dall’inchiesta in corso. Il motivo delle dimissioni sta soltanto nella vicenda stadio. Il 13.2.2017 in conclusione di un mio articolo ospitato proprio dalFatto Quotidiano(prima e seconda pagina), definivo il progetto di Parnasi e soci “la più grande speculazione immobiliare del momento in Europa” e che avevo lavorato per riportare il progetto nelle regole del piano. Se avesse letto il suo giornale, Travaglio avrebbe evitato di riportare una citazione altrui in cui ribadivo la stessa posizione, l’unica che mi imponeva il mio ruolo di pubblico ufficiale. Travaglio omette infatti di dire che l’area di Tor di Valle è edificabile per circa 100 metri quadrati e che un assessore deve rispettare la legge. Assicurai più volte alla Roma che ero disposto ad approvare il progetto dello stadio nel più rigoroso rispetto del piano regolatore. Senza il minimo aumento di volumetria. La risposta era sempre la stessa, e cioè che “non ci sarebbero stati gli equilibri economici ”. Non sono a favore dell’urbanistica “contrattata” che cambia i valori economici dei terreni attraverso trattative opache. È infatti in quello stagno maleodorante che si possono annidare mediatori e corruttori della pubblica moralità. Insieme al compianto Ferdinando Imposimato avevamo insistito per la revoca dell’interesse pubblico a realizzare lo stadio a Tor di Valle e l’avvocato Lanzalone arrivò proprio per smontare quella limpida proposta. Così, quando il sindaco Raggi mi scavalcò affidandosi a Lanzalone per cercare quell'equilibrio economico tanto voluto da Parnasi e che io non condividevo, ho preferito lasciare la poco commendevole compagnia dei mediatori. Questa è la verità. Affermare dunque – come fa Travaglio in conclusione – che la mia posizione è “esattamente ciò che fecero la Raggi e Lanzalone” è un falso vergognoso. Io non avrei mutato di un euro il valore dei terreni di Parnasi e soci. Raggi e Lanzalone ne hanno raddoppiato il valore, e stiamo parlando di decine e decine di milioni. Non possiamo poi meravigliarci che una parte di quelle plusvalenze potessero servire, come si dedurrebbe dall'inchiesta in corso, per alimentare la giostra delle mazzette. La pubblica morale si difende rispettando le regole, non ingaggiando mediatori.
Ps. In altri articoli il direttore Travaglio afferma –vedo che lo fa in questi giorni anche il sindaco Raggi – che non avrei preso alcun atto contrario allo stadio. Falso anche questo. Agli inizi di dicembre 2016 il mio assessorato consegnò in Conferenza dei servizi un parere urbanistico negativo. Non so come lo abbiano superato nelle successive sedute e sono anzi curioso di scoprirne i motivi.

Fonte: IL FATTO QUOTIDIANO

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